L’evento del nostro nascere ci colloca in un orizzonte di sguardi, fin dal primo passaggio dallo spazio ospitale del grembo a quello articolato e com- plesso del mondo ci troviamo immersi e circondati dagli sguardi altrui. Nel guardare e nel lasciarci guardare dagli altri impariamo a leggere tra le pieghe dei volti e, cercando di andare al di là delle smorfie delle espressioni tristi o di quelle liete, proviamo a trovare un nostro angolo visuale a partire dal quale vedere le cose e noi stessi.Come è stato osservato, noi umani siamo tra gli esseri viventi i più imitativi, perché sappiamo sintonizzarci e riprodurre le modalità espressive di chi abbiamo di fronte, replicando sorrisi o smorfie di tristezza, in modo quasi automatico. Del resto non possiamo non renderci conto di come, sottese all’esperienza dello sguardo, possono essere individuate due diverse modalità, due modi di valorizzarne l’esperienza: una attiva, che definisce la nostra capacità di guardare e intenzionare il mondo circostante; l’altra passiva, con la quale viene espressa l’esperienza del divenire oggetti dello sguardo di altri.
Pagliacci, D., Tra sguardi. Oltre la nudità del volto dell'altro, in L. Ghisleri, I. P. (ed.), Le sfide dell’ospitalità. Identità, alterità e pluralismo culturale, Aracne, ROMA 2020: 113- 125 [https://hdl.handle.net/10807/309710]
Tra sguardi. Oltre la nudità del volto dell'altro
Pagliacci, Donatella
2020
Abstract
L’evento del nostro nascere ci colloca in un orizzonte di sguardi, fin dal primo passaggio dallo spazio ospitale del grembo a quello articolato e com- plesso del mondo ci troviamo immersi e circondati dagli sguardi altrui. Nel guardare e nel lasciarci guardare dagli altri impariamo a leggere tra le pieghe dei volti e, cercando di andare al di là delle smorfie delle espressioni tristi o di quelle liete, proviamo a trovare un nostro angolo visuale a partire dal quale vedere le cose e noi stessi.Come è stato osservato, noi umani siamo tra gli esseri viventi i più imitativi, perché sappiamo sintonizzarci e riprodurre le modalità espressive di chi abbiamo di fronte, replicando sorrisi o smorfie di tristezza, in modo quasi automatico. Del resto non possiamo non renderci conto di come, sottese all’esperienza dello sguardo, possono essere individuate due diverse modalità, due modi di valorizzarne l’esperienza: una attiva, che definisce la nostra capacità di guardare e intenzionare il mondo circostante; l’altra passiva, con la quale viene espressa l’esperienza del divenire oggetti dello sguardo di altri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.