Nel contributo sono presentati i frammenti di una nuova camera picta pavese, che raffigurano Damigelle in un rigoglioso giardino. Le opere costituiscono un tassello importante e qualitativamente molto alto della pittura tardogotica pavese e più in generale lombarda. Il saggio indaga i modelli da cui dipendono i dipinti, da rintracciare nelle campagne decorative promosse da Gian Galeazzo Visconti nel castello di Pavia; in particolare, riprendono fedelmente le invenzioni approntate da Giovannino de' Grassi nel Taccuino di disegni di Bergamo. Deriva sempre dall'artista il pungente naturalismo che contraddistingue le specie arboree disposte sullo sfondo del frammentario ciclo, connotato da una grande modernità, che costituisce un diretto precedente della camera dei Putti a Palazzo Branda a Castiglione Olona (1423). Al contempo nel saggio è indagata la figura del possibile committente degli affreschi, Franceschino Surigari, nobile e dotto ghibellino della corte viscontea. L'identificazione, in aggiunta, permette di formulare una affascinante pista di ricerca per cercare di dare un nome all'anonimo maestro autore delle Damigelle, databili al 1405 circa
Cairati, C., Una nuova camera picta pavese tardogotica: le Damigelle d Lardirago, in Mulas, P. (ed.), Laboratoro. Nuove ricerche sulla storia dell'arte a Pavia e in Certosa, Scalpendi Editore, Milano 2024: 49- 61 [https://hdl.handle.net/10807/306539]
Una nuova camera picta pavese tardogotica: le Damigelle d Lardirago
Cairati, Carlo
2024
Abstract
Nel contributo sono presentati i frammenti di una nuova camera picta pavese, che raffigurano Damigelle in un rigoglioso giardino. Le opere costituiscono un tassello importante e qualitativamente molto alto della pittura tardogotica pavese e più in generale lombarda. Il saggio indaga i modelli da cui dipendono i dipinti, da rintracciare nelle campagne decorative promosse da Gian Galeazzo Visconti nel castello di Pavia; in particolare, riprendono fedelmente le invenzioni approntate da Giovannino de' Grassi nel Taccuino di disegni di Bergamo. Deriva sempre dall'artista il pungente naturalismo che contraddistingue le specie arboree disposte sullo sfondo del frammentario ciclo, connotato da una grande modernità, che costituisce un diretto precedente della camera dei Putti a Palazzo Branda a Castiglione Olona (1423). Al contempo nel saggio è indagata la figura del possibile committente degli affreschi, Franceschino Surigari, nobile e dotto ghibellino della corte viscontea. L'identificazione, in aggiunta, permette di formulare una affascinante pista di ricerca per cercare di dare un nome all'anonimo maestro autore delle Damigelle, databili al 1405 circaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.