Il termine distanza può essere immediatamente colto nella sua accezione topografica, nel senso di un intervallo tra un oggetto e un altro; rinvia ed evoca qualcosa di lontano, una realtà o una meta verso la quale tendere; ancora, può essere assunto in modo negativo per sottolineare la volontà di mantenersi separati da una persona o un oggetto che percepiamo come pericoloso o anche semplicemente contrario al nostro bene. Grazie all’apertura e alla disponibilità che si rivelano per mezzo dell’approfondimento del significato della distanza, è possibile disegnare uno spazio di comprensione di sé nel quale l’io si interroga sulla propria origine e destinazione, ma anche sul proprio sentire interiore ove coesistono tensioni irriducibili.
Pagliacci, D., L'io nella distanza. L'essere in relazione, oltre la prossimità, Mimesis, MILANO 2019: 307 [https://hdl.handle.net/10807/305980]
L'io nella distanza. L'essere in relazione, oltre la prossimità
Pagliacci, Donatella
2019
Abstract
Il termine distanza può essere immediatamente colto nella sua accezione topografica, nel senso di un intervallo tra un oggetto e un altro; rinvia ed evoca qualcosa di lontano, una realtà o una meta verso la quale tendere; ancora, può essere assunto in modo negativo per sottolineare la volontà di mantenersi separati da una persona o un oggetto che percepiamo come pericoloso o anche semplicemente contrario al nostro bene. Grazie all’apertura e alla disponibilità che si rivelano per mezzo dell’approfondimento del significato della distanza, è possibile disegnare uno spazio di comprensione di sé nel quale l’io si interroga sulla propria origine e destinazione, ma anche sul proprio sentire interiore ove coesistono tensioni irriducibili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.