Il presente lavoro di ricerca si è proposto di studiare l’Outreach Social Work attraverso l’esperienza di un servizio di educativa di strada rivolto a persone senza sul territorio di Milano. Considerando la specificità dell’Outreach Social Work, ossia l’intento di rivolgersi a persone che vivono in una situazione di rischio, ma che difficilmente si presentano ad un servizio per chiedere aiuto, la ricerca ha voluto studiare le caratteristiche di queste particolari relazioni di aiuto che nascono non per iniziativa dei soggetti in stato di bisogno, ma per iniziativa degli operatori che si recano nei luoghi di vita e negli spazi frequentati dalle persone senza dimora allo scopo di conoscerli, anzitutto, e tentare di costruire un percorso di consapevolezza della propria situazione di marginalità per poi stimolare un cambiamento. Alla luce della domanda di ricerca, la metodologia utilizzata nella raccolta dei dati è stata di tipo qualitativo, orientandosi fin da subito verso l’etnografia che è si è rivelata la forma più adeguata per indagare un contesto particolare come quello del lavoro di educativa di strada che si svolge in movimento e a contatto con soggetti profondamente vulnerabili. La tecnica principalmente utilizzata, infatti, è stata quella dell’osservazione partecipante durante le uscite che gli operatori organizzavano in strada, ma anche durante le riunioni di equipe settimanali degli operatori per un periodo di cinque mesi. Tale metodologia ha consentito di entrare nel vivo della realtà indagata e di cogliere le dinamiche e alcuni degli elementi che contraddistinguono le relazioni di aiuto che si sviluppano in questo contesto di lavoro. In particolare, la ricerca ha messo in evidenza come l’Outreach Social Work sia un lavoro profondo di ascolto e prossimità che pone al centro le persone nella condizione di fragilità che vivono, caratterizzata spesso da isolamento, immobilismo e rifiuto. Si assiste, quindi, ad un progressivo allontanamento tra la dimensione individuale e soggettiva del singolo e quella sociale, della comunità, della città. Ed è all’interno di questo vuoto tra le due dimensioni che cercano di inserirsi gli operatori sociali che praticano l’Outreach Social Work con l’obiettivo di provare a riconnettere il tessuto individuale a quello sociale, allo scopo di contrastare la condizione di grave emarginazione in cui verte la persona. Per fare questo si nota che l’unico strumento che gli operatori hanno a disposizione è proprio la relazione stessa, è la vicinanza che possono garantire recandosi laddove la persona sta, non solo in senso fisico, ma provando anche ad accostarsi al tempo psicologico che la persona vive. Un altro elemento che la presente ricerca ha evidenziato è che l’immersione nella quotidianità delle vite delle persone senza dimora porta alla luce questioni che altrimenti rimarrebbero sommerse: da un lato, il tema dell’irregolarità delle persone straniere senza dimora che impedisce loro di aver accesso a qualsiasi altro servizio con soglie minime di accesso, gravando sempre di più sulla condizione di emarginazione; dall’altro la stretta connessione tra esclusione sociale e questioni sanitarie, intese sia in termine di problematiche di natura fisica che di salute mentale. Si tratta di elementi che confermano la multidimensionalità del fenomeno dell’homelessness e che portano all’attenzioni tematiche da affrontare ad un livello più ampio di riflessione che coinvolga anche le istituzioni. Infine, la presente ricerca ha notato connessioni tra l’Outreach Social Work e il Relational Social Work. In particolare, l’atteggiamento degli operatori che affiancano e ascoltano, senza porsi come solutori ma privilegiando l’azione di accompagnamento delle situazioni, richiama alcuni concetti del Relational Social Work che guarda alle relazioni di aiuto non come una relazione tra il professionista, inteso come esperto che trova soluzioni, e utente, ma come un processo dentro al quale si muovono due o più soggetti che insieme possono contribuire, ognuno con le proprie esperienze, di vita e professionali, a trovare soluzioni ad un problema, condividendo ragionamenti, risorse e azioni.

The aim of this reasearch is to explore Outreach Social Work through the experience of a street education service targeted at homeless people in the city of Milan. Considering the specificity of Outreach Social Work, which seeks to engage individuals living in situations of risk who are unlikely to approach services to ask for help, the research aimed to investigate the characteristics of these particular helping relationships. These relationships are initiated not by the people in need, but by professionals who visit the living spaces and frequented areas of homeless people. The goal is, first and foremost, to get to know them and to attempt to build awareness of their marginalized condition, eventually encouraging change. In light of the research question, a qualitative methodology was used for data collection, focusing from the outset on ethnography, which proved to be the most suitable approach for investigating a unique context such as street education work. This work takes place on the move and involves contact with deeply vulnerable individuals. The primary technique employed was participant observation during the outreach activities organized by the professionals on the streets, as well as during their weekly team meetings over a period of five months. This methodology made it possible to delve into the reality under investigation, capturing the dynamics and some of the elements that characterize the helping relationships that develop in this work context. In particular, the research highlighted how Outreach Social Work is a profound process of listening and proximity that places the individuals in fragile conditions at the center. These conditions are often characterized by isolation, immobility, and rejection. A progressive disconnection is observed between the individual and subjective dimension of the person and the social dimension of the community and the city. It is within this gap between the two dimensions that social workers practicing Outreach Social Work seek to intervene, aiming to reconnect the individual fabric to the social fabric to counteract the severe marginalization experienced by the person. To achieve this, it becomes clear that the only tool available to social workers is the relationship itself—the closeness they can provide by going to where the person is, not only in a physical sense but also by attempting to align with the psychological time the person is experiencing. Another element highlighted by this research is that immersion in the daily lives of homeless individuals brings to light issues that would otherwise remain hidden. On one hand, there is the issue of irregular status among homeless migrants, which prevents them from accessing any services with minimum access thresholds, further exacerbating their marginalization. On the other hand, there is the close connection between social exclusion and health issues, encompassing both physical health problems and mental health challenges. These elements confirm the multidimensionality of the phenomenon of homelessness and call attention to themes that need to be addressed at a broader level of reflection involving institutions. Finally, this research observed connections between Outreach Social Work and Relational Social Work. Specifically, the attitude of professionals who accompany and listen without positioning themselves as problem-solvers, instead prioritizing the action of supporting individuals, recalls certain concepts of Relational Social Work. This approach views helping relationships not as a dynamic between a professional (seen as an expert providing solutions) and a client but as a process in which two or more individuals collaborate. Each contributes, with their life and professional experiences, to finding solutions to a problem, sharing reasoning, resources, and actions.

Locatelli, Martina, LE RELAZIONI DI AIUTO NELL'OUTREACH SOCIAL WORK CON PERSONE SENZA DIMORA. UNA RICERCA ETNOGRAFICA PER STUDIARE L'ESPERIENZA DI CARITAS AMBROSIANA, Cabiati, Elena, Gui, Luigi, Università Cattolica del Sacro Cuore MILANO:Ciclo XXXV [https://hdl.handle.net/10807/304998]

LE RELAZIONI DI AIUTO NELL'OUTREACH SOCIAL WORK CON PERSONE SENZA DIMORA. UNA RICERCA ETNOGRAFICA PER STUDIARE L'ESPERIENZA DI CARITAS AMBROSIANA

Locatelli, Martina
2025

Abstract

Il presente lavoro di ricerca si è proposto di studiare l’Outreach Social Work attraverso l’esperienza di un servizio di educativa di strada rivolto a persone senza sul territorio di Milano. Considerando la specificità dell’Outreach Social Work, ossia l’intento di rivolgersi a persone che vivono in una situazione di rischio, ma che difficilmente si presentano ad un servizio per chiedere aiuto, la ricerca ha voluto studiare le caratteristiche di queste particolari relazioni di aiuto che nascono non per iniziativa dei soggetti in stato di bisogno, ma per iniziativa degli operatori che si recano nei luoghi di vita e negli spazi frequentati dalle persone senza dimora allo scopo di conoscerli, anzitutto, e tentare di costruire un percorso di consapevolezza della propria situazione di marginalità per poi stimolare un cambiamento. Alla luce della domanda di ricerca, la metodologia utilizzata nella raccolta dei dati è stata di tipo qualitativo, orientandosi fin da subito verso l’etnografia che è si è rivelata la forma più adeguata per indagare un contesto particolare come quello del lavoro di educativa di strada che si svolge in movimento e a contatto con soggetti profondamente vulnerabili. La tecnica principalmente utilizzata, infatti, è stata quella dell’osservazione partecipante durante le uscite che gli operatori organizzavano in strada, ma anche durante le riunioni di equipe settimanali degli operatori per un periodo di cinque mesi. Tale metodologia ha consentito di entrare nel vivo della realtà indagata e di cogliere le dinamiche e alcuni degli elementi che contraddistinguono le relazioni di aiuto che si sviluppano in questo contesto di lavoro. In particolare, la ricerca ha messo in evidenza come l’Outreach Social Work sia un lavoro profondo di ascolto e prossimità che pone al centro le persone nella condizione di fragilità che vivono, caratterizzata spesso da isolamento, immobilismo e rifiuto. Si assiste, quindi, ad un progressivo allontanamento tra la dimensione individuale e soggettiva del singolo e quella sociale, della comunità, della città. Ed è all’interno di questo vuoto tra le due dimensioni che cercano di inserirsi gli operatori sociali che praticano l’Outreach Social Work con l’obiettivo di provare a riconnettere il tessuto individuale a quello sociale, allo scopo di contrastare la condizione di grave emarginazione in cui verte la persona. Per fare questo si nota che l’unico strumento che gli operatori hanno a disposizione è proprio la relazione stessa, è la vicinanza che possono garantire recandosi laddove la persona sta, non solo in senso fisico, ma provando anche ad accostarsi al tempo psicologico che la persona vive. Un altro elemento che la presente ricerca ha evidenziato è che l’immersione nella quotidianità delle vite delle persone senza dimora porta alla luce questioni che altrimenti rimarrebbero sommerse: da un lato, il tema dell’irregolarità delle persone straniere senza dimora che impedisce loro di aver accesso a qualsiasi altro servizio con soglie minime di accesso, gravando sempre di più sulla condizione di emarginazione; dall’altro la stretta connessione tra esclusione sociale e questioni sanitarie, intese sia in termine di problematiche di natura fisica che di salute mentale. Si tratta di elementi che confermano la multidimensionalità del fenomeno dell’homelessness e che portano all’attenzioni tematiche da affrontare ad un livello più ampio di riflessione che coinvolga anche le istituzioni. Infine, la presente ricerca ha notato connessioni tra l’Outreach Social Work e il Relational Social Work. In particolare, l’atteggiamento degli operatori che affiancano e ascoltano, senza porsi come solutori ma privilegiando l’azione di accompagnamento delle situazioni, richiama alcuni concetti del Relational Social Work che guarda alle relazioni di aiuto non come una relazione tra il professionista, inteso come esperto che trova soluzioni, e utente, ma come un processo dentro al quale si muovono due o più soggetti che insieme possono contribuire, ognuno con le proprie esperienze, di vita e professionali, a trovare soluzioni ad un problema, condividendo ragionamenti, risorse e azioni.
7-feb-2025
XXXV
CORSO DI DOTTORATO IN SOCIAL WORK AND PERSONAL SOCIAL SERVICES
The aim of this reasearch is to explore Outreach Social Work through the experience of a street education service targeted at homeless people in the city of Milan. Considering the specificity of Outreach Social Work, which seeks to engage individuals living in situations of risk who are unlikely to approach services to ask for help, the research aimed to investigate the characteristics of these particular helping relationships. These relationships are initiated not by the people in need, but by professionals who visit the living spaces and frequented areas of homeless people. The goal is, first and foremost, to get to know them and to attempt to build awareness of their marginalized condition, eventually encouraging change. In light of the research question, a qualitative methodology was used for data collection, focusing from the outset on ethnography, which proved to be the most suitable approach for investigating a unique context such as street education work. This work takes place on the move and involves contact with deeply vulnerable individuals. The primary technique employed was participant observation during the outreach activities organized by the professionals on the streets, as well as during their weekly team meetings over a period of five months. This methodology made it possible to delve into the reality under investigation, capturing the dynamics and some of the elements that characterize the helping relationships that develop in this work context. In particular, the research highlighted how Outreach Social Work is a profound process of listening and proximity that places the individuals in fragile conditions at the center. These conditions are often characterized by isolation, immobility, and rejection. A progressive disconnection is observed between the individual and subjective dimension of the person and the social dimension of the community and the city. It is within this gap between the two dimensions that social workers practicing Outreach Social Work seek to intervene, aiming to reconnect the individual fabric to the social fabric to counteract the severe marginalization experienced by the person. To achieve this, it becomes clear that the only tool available to social workers is the relationship itself—the closeness they can provide by going to where the person is, not only in a physical sense but also by attempting to align with the psychological time the person is experiencing. Another element highlighted by this research is that immersion in the daily lives of homeless individuals brings to light issues that would otherwise remain hidden. On one hand, there is the issue of irregular status among homeless migrants, which prevents them from accessing any services with minimum access thresholds, further exacerbating their marginalization. On the other hand, there is the close connection between social exclusion and health issues, encompassing both physical health problems and mental health challenges. These elements confirm the multidimensionality of the phenomenon of homelessness and call attention to themes that need to be addressed at a broader level of reflection involving institutions. Finally, this research observed connections between Outreach Social Work and Relational Social Work. Specifically, the attitude of professionals who accompany and listen without positioning themselves as problem-solvers, instead prioritizing the action of supporting individuals, recalls certain concepts of Relational Social Work. This approach views helping relationships not as a dynamic between a professional (seen as an expert providing solutions) and a client but as a process in which two or more individuals collaborate. Each contributes, with their life and professional experiences, to finding solutions to a problem, sharing reasoning, resources, and actions.
Cabiati, Elena
Gui, Luigi
Folgheraiter, Fabio
Locatelli, Martina, LE RELAZIONI DI AIUTO NELL'OUTREACH SOCIAL WORK CON PERSONE SENZA DIMORA. UNA RICERCA ETNOGRAFICA PER STUDIARE L'ESPERIENZA DI CARITAS AMBROSIANA, Cabiati, Elena, Gui, Luigi, Università Cattolica del Sacro Cuore MILANO:Ciclo XXXV [https://hdl.handle.net/10807/304998]
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
tesiphd_completa_Locatelli.pdf.pdf

Open Access dal 08/02/2025

Descrizione: Tesi di dottorato in Social Work e Personal Social Services
Tipologia file ?: Tesi di dottorato
Note: Tesi di dottorato
Licenza: Creative commons
Dimensione 1.38 MB
Formato Adobe PDF
1.38 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10807/304998
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact