L’immigrazione è tra i fenomeni sociali che, negli ultimi decenni, ha maggiormente attratto l’attenzione dei ricercatori sociali, in particolare dei sociologi (e delle sociologhe!) dell’economia e del lavoro, tanto da portare alla nascita e al consolidamento di una specifica branca disci-plinare: la sociologia economica dell’immigrazione (Portes, 1995), nel cui contesto gli studi sul lavoro degli immigrati occupano un posto cen-trale. Gli sviluppi della sociologia economica e del lavoro hanno consen-tito una migliore conoscenza sociologica dell’immigrazione, arricchen-do enormemente il quadro interpretativo dei processi migratori e di in-tegrazione economica. Al tempo stesso, lo studio dei processi migrato-ri e di integrazione economica ha reso possibile alla sociologia eco-nomica e del lavoro di compiere interessanti progressi dal punto di vi-sta teorico: in termini mertoniani (Merton 1987), l’immigrazione rap-presenta uno strategic research site, un’area di ricerca strategica nella quale processi di rilevanza più generale si manifestano con inedita niti-dezza. Al di là del numero (peraltro cospicuo) di persone che ne sono di-rettamente coinvolte, l’interesse per le migrazioni deriva dal loro essere un’“azione collettiva” (Castles, Miller, 2012) strettamente intrecciata ai processi di trasformazione delle società d’origine e di destinazione: un fenomeno della vita sociale che sta in relazione con tutti gli altri, così da rendere possibile, attraverso la sua analisi, la lettura complessiva dell’intera società (e dell’intero mercato del lavoro radicato nelle dina-miche sociali). Una peculiarità che Sayad (1996) ha sintetizzato nell’efficacissima immagine dell’immigrazione come specchio della società. Non dovrà dunque sorprendere che lo studio del lavoro degli immigrati intercetti tutti i livelli di analisi indicati nell’introduzione di questo volume: - quello micro, che vede gli immigrati come attori economici chiamati a decidere se andare a investire altrove la propria capacità lavorativa e poi protagonisti di strategie di inserimento occupazionale e di mo-bilità professionale; - quello meso, che vede le imprese come microcosmi in cui gli immi-grati, in ragione della specificità del loro background etnico, cultura-le e religioso, mettono alla prova sia la capacità inclusiva delle or-ganizzazioni di lavoro, sia quella di gestire, anche nei suoi aspetti inevitabilmente conflittuali, la crescente eterogeneità del personale e di favorire lo sprigionarsi del suo potenziale performativo; - quello macro, che vede gli immigrati particolarmente coinvolti nelle dinamiche di trasformazione dei sistemi sociali e di produzione e nelle loro ricadute sui lavoratori e sulle lavoratrici, rendendoli dei soggetti paradigmatici di come le differenze e le diseguaglianze so-ciali impattano sul mondo del lavoro. Il lavoro degli immigrati si presenta dunque come un campo di studi immenso e in grado di suggerire molteplici interessanti chiavi di lettura di un mondo del lavoro “in movimento”. Ma, proprio per tale ragione, impossibile da sintetizzare nello spazio qui a disposizione. Seguendo le indicazioni dei curatori, questo capitolo si concentra sul caso italiano e sul lavoro dipendente, occupandosi delle caratteristiche della popola-zione con un background migratorio (§ 1), del processo di formazione dell’offerta e della domanda di lavoro immigrato (§ 2), dei caratteri principali della partecipazione degli immigrati al mercato del lavoro e delle loro criticità (§ 3), per poi concludere con alcune indicazioni per il futuro (§ 4).
Zanfrini, L., Gli immigrati: lavoratori mobili (e intrappolati) in un mondo del lavoro in movimento, in Carreri, A., Gosetti, G. (ed.), Interpretare il lavoro: chiavi e traiettorie, FrancoAngeli, Milano 2024: 228- 246 [https://hdl.handle.net/10807/304182]
Gli immigrati: lavoratori mobili (e intrappolati) in un mondo del lavoro in movimento
Zanfrini, Laura
2024
Abstract
L’immigrazione è tra i fenomeni sociali che, negli ultimi decenni, ha maggiormente attratto l’attenzione dei ricercatori sociali, in particolare dei sociologi (e delle sociologhe!) dell’economia e del lavoro, tanto da portare alla nascita e al consolidamento di una specifica branca disci-plinare: la sociologia economica dell’immigrazione (Portes, 1995), nel cui contesto gli studi sul lavoro degli immigrati occupano un posto cen-trale. Gli sviluppi della sociologia economica e del lavoro hanno consen-tito una migliore conoscenza sociologica dell’immigrazione, arricchen-do enormemente il quadro interpretativo dei processi migratori e di in-tegrazione economica. Al tempo stesso, lo studio dei processi migrato-ri e di integrazione economica ha reso possibile alla sociologia eco-nomica e del lavoro di compiere interessanti progressi dal punto di vi-sta teorico: in termini mertoniani (Merton 1987), l’immigrazione rap-presenta uno strategic research site, un’area di ricerca strategica nella quale processi di rilevanza più generale si manifestano con inedita niti-dezza. Al di là del numero (peraltro cospicuo) di persone che ne sono di-rettamente coinvolte, l’interesse per le migrazioni deriva dal loro essere un’“azione collettiva” (Castles, Miller, 2012) strettamente intrecciata ai processi di trasformazione delle società d’origine e di destinazione: un fenomeno della vita sociale che sta in relazione con tutti gli altri, così da rendere possibile, attraverso la sua analisi, la lettura complessiva dell’intera società (e dell’intero mercato del lavoro radicato nelle dina-miche sociali). Una peculiarità che Sayad (1996) ha sintetizzato nell’efficacissima immagine dell’immigrazione come specchio della società. Non dovrà dunque sorprendere che lo studio del lavoro degli immigrati intercetti tutti i livelli di analisi indicati nell’introduzione di questo volume: - quello micro, che vede gli immigrati come attori economici chiamati a decidere se andare a investire altrove la propria capacità lavorativa e poi protagonisti di strategie di inserimento occupazionale e di mo-bilità professionale; - quello meso, che vede le imprese come microcosmi in cui gli immi-grati, in ragione della specificità del loro background etnico, cultura-le e religioso, mettono alla prova sia la capacità inclusiva delle or-ganizzazioni di lavoro, sia quella di gestire, anche nei suoi aspetti inevitabilmente conflittuali, la crescente eterogeneità del personale e di favorire lo sprigionarsi del suo potenziale performativo; - quello macro, che vede gli immigrati particolarmente coinvolti nelle dinamiche di trasformazione dei sistemi sociali e di produzione e nelle loro ricadute sui lavoratori e sulle lavoratrici, rendendoli dei soggetti paradigmatici di come le differenze e le diseguaglianze so-ciali impattano sul mondo del lavoro. Il lavoro degli immigrati si presenta dunque come un campo di studi immenso e in grado di suggerire molteplici interessanti chiavi di lettura di un mondo del lavoro “in movimento”. Ma, proprio per tale ragione, impossibile da sintetizzare nello spazio qui a disposizione. Seguendo le indicazioni dei curatori, questo capitolo si concentra sul caso italiano e sul lavoro dipendente, occupandosi delle caratteristiche della popola-zione con un background migratorio (§ 1), del processo di formazione dell’offerta e della domanda di lavoro immigrato (§ 2), dei caratteri principali della partecipazione degli immigrati al mercato del lavoro e delle loro criticità (§ 3), per poi concludere con alcune indicazioni per il futuro (§ 4).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.