La monografia affronta il tema della causalità nel campo delle interazioni psichiche penalmente rilevanti. Fra i molti interrogativi che l’argomento solleva, preminente rilievo assumono quelli connessi alla natura e alla verificabilità empirica del legame che intercorre fra condotte lato sensu comunicative e l’effetto che le stesse producono nella sfera interiore del destinatario, spesso condizionandone i comportamenti. Per questo motivo, la ricerca si dispiega attraverso il prisma del principio di determinatezza, approfondito nella sua duplice dimensione, sostanziale e processuale, proprio in una pronuncia che aveva per oggetto una dinamica di influenza psichica, vale a dire la storica sentenza dalla Corte costituzionale sul delitto di plagio. Al fine di contribuire al dibattito scientifico e alla risoluzione delle questioni pratiche in subiecta materia, alla disamina delle principali posizioni maturate in seno alla dottrina italiana, corredata da cenni all’elaborazione dogmatica tedesca e anglosassone, segue una rilettura del modello di accertamento causale delineato dalle Sezioni Unite Franzese volta a dimostrarne, mutatis mutandis, la fruibilità nel settore in analisi. È in questa prospettiva che ci si sofferma tanto sul ruolo dei principi di autoresponsabilità e autotutela quanto sullo statuto epistemologico di scienze sociali, massime d’esperienza e indicatori, arrivando a formulare una serie di raccomandazioni per un impiego giudiziale proficuo ed equilibrato di tali parametri. Gli approdi raggiunti diventano infine le ‘lenti’ per mettere a fuoco alcune ipotesi criminose con evento psichico finale o intermedio, fra cui le c.d. manipolazioni mentali, gli atti persecutori, la tortura, il concorso morale nel reato, le fattispecie corruttive, la truffa e l’istigazione al suicidio, tenendo conto dell’evoluzione digitale delle relative modalità di condotta. Il risultato dell'indagine, arricchita da spunti comparatistici, è l’individuazione di alcune ‘variabili usurpatrici’ a cui il legislatore e il giudice devono prestare attenzione quando si tratta, rispettivamente, di tipizzare e interpretare le varie forme di condizionamento psichico che possono offendere beni giuridici meritevoli di tutela.
Lamanuzzi, M., Causalità e determinatezza nelle interazioni psichiche penalmente rilevanti. Una rilettura del 'modello Franzese', Giappichelli Editore, Torino 2024: 743 [https://hdl.handle.net/10807/297433]
Causalità e determinatezza nelle interazioni psichiche penalmente rilevanti. Una rilettura del 'modello Franzese'
Lamanuzzi, Marta
2024
Abstract
La monografia affronta il tema della causalità nel campo delle interazioni psichiche penalmente rilevanti. Fra i molti interrogativi che l’argomento solleva, preminente rilievo assumono quelli connessi alla natura e alla verificabilità empirica del legame che intercorre fra condotte lato sensu comunicative e l’effetto che le stesse producono nella sfera interiore del destinatario, spesso condizionandone i comportamenti. Per questo motivo, la ricerca si dispiega attraverso il prisma del principio di determinatezza, approfondito nella sua duplice dimensione, sostanziale e processuale, proprio in una pronuncia che aveva per oggetto una dinamica di influenza psichica, vale a dire la storica sentenza dalla Corte costituzionale sul delitto di plagio. Al fine di contribuire al dibattito scientifico e alla risoluzione delle questioni pratiche in subiecta materia, alla disamina delle principali posizioni maturate in seno alla dottrina italiana, corredata da cenni all’elaborazione dogmatica tedesca e anglosassone, segue una rilettura del modello di accertamento causale delineato dalle Sezioni Unite Franzese volta a dimostrarne, mutatis mutandis, la fruibilità nel settore in analisi. È in questa prospettiva che ci si sofferma tanto sul ruolo dei principi di autoresponsabilità e autotutela quanto sullo statuto epistemologico di scienze sociali, massime d’esperienza e indicatori, arrivando a formulare una serie di raccomandazioni per un impiego giudiziale proficuo ed equilibrato di tali parametri. Gli approdi raggiunti diventano infine le ‘lenti’ per mettere a fuoco alcune ipotesi criminose con evento psichico finale o intermedio, fra cui le c.d. manipolazioni mentali, gli atti persecutori, la tortura, il concorso morale nel reato, le fattispecie corruttive, la truffa e l’istigazione al suicidio, tenendo conto dell’evoluzione digitale delle relative modalità di condotta. Il risultato dell'indagine, arricchita da spunti comparatistici, è l’individuazione di alcune ‘variabili usurpatrici’ a cui il legislatore e il giudice devono prestare attenzione quando si tratta, rispettivamente, di tipizzare e interpretare le varie forme di condizionamento psichico che possono offendere beni giuridici meritevoli di tutela.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.