Facendo ricorso a vari materiali cronachistici coevi, l’intervento si concentra sul portato simbolico della presenza di Margherita d’Austria a Piacenza e sulla percezione che di essa ebbero le élite locali. Stante anche il poco tempo che la duchessa trascorse in città, si trattò di una relazione di corta durata, eppure densa di significati, manifestatisi specialmente durante i secondi anni Cinquanta. La scena politica era dominata dalle ripercussioni di due avvenimenti: l’uccisione del primo duca Farnese (1547) e la restituzione del ducato alla sua discendenza a seguito del trattato di Gand (1556). Pertanto, mentre da un lato il passato coinvolgimento di certa parte dell’aristocrazia territoriale nell’attentato rendeva ora problematico un immediato ed esplicito riconoscimento di sudditanza direttamente nei confronti dell’erede dinastico, d’altro canto la permanenza nell’area di una guarnigione spagnola rendeva a tutti evidente la sua condizione effettiva di protettorato, ove l’idea del concreto esercizio del potere risultava essere più facilmente associabile a una esponente della casa d’Austria, invece che al formale titolare dello stesso. Per un breve periodo, dunque, quello dell’assestamento degli equilibri verso il ritorno alla pienezza della sovranità farnesiana, il ruolo di Margherita può essere interpretato come quello di una mediatrice simbolica dell’autorità e di interlocutrice privilegiata dei ceti alti piacentini, all’interno di un dialogo foriero di reciproca soddisfazione, della quale il rimanere anche in anni assai più tardi di molta piccola nobiltà locale presso la corte della duchessa può essere letto alla stregua di chiara e tangibile attestazione.
Ceriotti, L., Margherita e la nobiltà piacentina, in Bertini, G., Cecchinelli, C. (ed.), Margarita di Parma perla d’Europa, Grafiche Step, Parma 2024: 71- 84 [https://hdl.handle.net/10807/297311]
Margherita e la nobiltà piacentina
Ceriotti, Luca
2024
Abstract
Facendo ricorso a vari materiali cronachistici coevi, l’intervento si concentra sul portato simbolico della presenza di Margherita d’Austria a Piacenza e sulla percezione che di essa ebbero le élite locali. Stante anche il poco tempo che la duchessa trascorse in città, si trattò di una relazione di corta durata, eppure densa di significati, manifestatisi specialmente durante i secondi anni Cinquanta. La scena politica era dominata dalle ripercussioni di due avvenimenti: l’uccisione del primo duca Farnese (1547) e la restituzione del ducato alla sua discendenza a seguito del trattato di Gand (1556). Pertanto, mentre da un lato il passato coinvolgimento di certa parte dell’aristocrazia territoriale nell’attentato rendeva ora problematico un immediato ed esplicito riconoscimento di sudditanza direttamente nei confronti dell’erede dinastico, d’altro canto la permanenza nell’area di una guarnigione spagnola rendeva a tutti evidente la sua condizione effettiva di protettorato, ove l’idea del concreto esercizio del potere risultava essere più facilmente associabile a una esponente della casa d’Austria, invece che al formale titolare dello stesso. Per un breve periodo, dunque, quello dell’assestamento degli equilibri verso il ritorno alla pienezza della sovranità farnesiana, il ruolo di Margherita può essere interpretato come quello di una mediatrice simbolica dell’autorità e di interlocutrice privilegiata dei ceti alti piacentini, all’interno di un dialogo foriero di reciproca soddisfazione, della quale il rimanere anche in anni assai più tardi di molta piccola nobiltà locale presso la corte della duchessa può essere letto alla stregua di chiara e tangibile attestazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.