Questo contributo verte sulle funzioni di ci e ne come elementi della deissi per evitare la ripetizione di un elemento del discorso già citato precedentemente. La particolarità di queste particelle è la loro polifunzionalità, poiché possono sostituire un avverbio, un complemento o sintagmi preposizionali con valori diversi. Senza avere l’ambizione di dipanare la matassa assai ingarbugliata delle molteplici funzioni di queste particelle, cercheremo di schematizzare in modo semplice il loro ruolo come elementi deittici, seguendo un criterio di frequenza d’uso. Prescinderemo, pertanto, dal loro impiego con valore pleonastico, in verbi pronominali, in locuzioni idiomatiche, in frasi ellittiche e, nel caso di ci, come pronome della prima persona plurale (noi) con funzione riflessiva, di complemento oggetto e di termine. L’italiano presenta una deissi testuale a maglia più fitta rispetto allo spagnolo e tra le modalità che utilizza per tessere la rete di rimandi interni che garantiscono la continuità di senso vi è l’uso dei clitici. Il castigliano, invece, è caratterizzato da un intreccio a maglia più larga, i cui rimandi al referente vengono omessi quando il contesto è evidente oppure vengono espressi in modo esplicito ricorrendo a pronomi possessivi, dimostrativi o di complemento oggetto diretto per evitare ambiguità, come se fossero punti esterni di cucitura, che devono essere ben visibili per mantenere la continuità di senso. Questi procedimenti sono indicativi di una concezione diversa della deissi testuale, da cui deriva, come conseguenza, un modo diverso di usare gli elementi che permettono di mantenere la coesione del discorso.
Bailini, S. L., I clitici ci e ne e le loro corrispondenze in spagnolo come riflesso di due diverse concezioni della deissi testuale, in Giorgia Marangon, L. G. (ed.), Aspetti teorici e proposte didattiche per l’insegnamento dell’italiano a ispanofoni in contesto universitario (livelli B1-B2), Editorial Aula Magna, NON RIPORTATA 2024: 23- 37 [https://hdl.handle.net/10807/296972]
I clitici ci e ne e le loro corrispondenze in spagnolo come riflesso di due diverse concezioni della deissi testuale
Bailini, Sonia Lucia
2024
Abstract
Questo contributo verte sulle funzioni di ci e ne come elementi della deissi per evitare la ripetizione di un elemento del discorso già citato precedentemente. La particolarità di queste particelle è la loro polifunzionalità, poiché possono sostituire un avverbio, un complemento o sintagmi preposizionali con valori diversi. Senza avere l’ambizione di dipanare la matassa assai ingarbugliata delle molteplici funzioni di queste particelle, cercheremo di schematizzare in modo semplice il loro ruolo come elementi deittici, seguendo un criterio di frequenza d’uso. Prescinderemo, pertanto, dal loro impiego con valore pleonastico, in verbi pronominali, in locuzioni idiomatiche, in frasi ellittiche e, nel caso di ci, come pronome della prima persona plurale (noi) con funzione riflessiva, di complemento oggetto e di termine. L’italiano presenta una deissi testuale a maglia più fitta rispetto allo spagnolo e tra le modalità che utilizza per tessere la rete di rimandi interni che garantiscono la continuità di senso vi è l’uso dei clitici. Il castigliano, invece, è caratterizzato da un intreccio a maglia più larga, i cui rimandi al referente vengono omessi quando il contesto è evidente oppure vengono espressi in modo esplicito ricorrendo a pronomi possessivi, dimostrativi o di complemento oggetto diretto per evitare ambiguità, come se fossero punti esterni di cucitura, che devono essere ben visibili per mantenere la continuità di senso. Questi procedimenti sono indicativi di una concezione diversa della deissi testuale, da cui deriva, come conseguenza, un modo diverso di usare gli elementi che permettono di mantenere la coesione del discorso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.