Il lavoro di ricerca ha inteso analizzare l’ipotizzata riconducibilità delle forme ‘collettive’, ‘organizzate’ e ‘professionali’ delle condotte illecite legate al commercio di opere d’arte e di antichità alle categorie del ‘crimine economico’ e del ‘corporate crime’, in particolare indagando il potenziale ruolo dei protagonisti economici del mercato dell’arte e le possibilità preventive legate allo sviluppo di pratiche e modelli di provenance research e, più ampiamente, due diligence (nelle diverse declinazione di object due diligence, client due diligence e transaction due diligence) nel settore in esame. Il lavoro ha preso le mosse dall’analisi del contesto empirico-criminologico (in particolare organizzativo e inter-organizzativo) che contraddistingue gli illeciti penali legati all’attività degli operatori del mercato dell’arte, soffermandosi – anche attraverso la rilevazione dell’apporto delle corti nazionali, pur tenendo in conto il problema della cifra oscura che scontano le analisi di carattere giurisprudenziale – sull’individuazione dei soggetti a vario titolo coinvolti nella filiera del mercato dell’arte italiano, lecito e clandestino, sulle caratteristiche e gli assetti organizzativi degli stessi, sulle pratiche e le modalità operative seguite, sulle dinamiche e motivazioni delle condotte criminose poste in essere, sulle modalità di ricostruzione della colpevolezza, sul ruolo riconosciuto alle ricerche sulla provenienza in fase di accertamento della responsabilità e sulle difficoltà di persecuzione e punibilità “for criminal corporate liability”. Sono state poi analizzate le peculiarità della disciplina di cui al D.Lgs. n. 231/2001 e le novità introdotte nel sistema penale italiano dalla riforma del 2022. Proprio con riguardo alla ‘normativa 231’, la riforma dei delitti contro il patrimonio culturale ha segnato un momento epocale nel modo di intendere l’operatività degli attori del settore dell’arte, essendo stata prevista, per la prima volta, l’applicazione della responsabilità amministrativa degli enti derivante da reato ai crimini d’arte. Da questo angolo visuale, nell’ultima parte del lavoro, è stato approfondito il sistema di ‘compliance 231’ implementato da alcuni attori del settore dell’arte italiano a vario titolo esposti al rischio di commissione dei reati contro il patrimonio culturale, nell’ottica di individuare e osservare le ragioni sottese alla definizione di un tale sistema di gestione e controllo dei rischi, i driver degli interventi di regolamentazione interna, le caratteristiche dei modelli organizzativi, i profili di operatività e le prassi seguite dagli enti. All’esito di tale analisi è stato possibile evidenziare alcuni limiti applicativi della disciplina della responsabilità amministrativa degli enti al settore dell’arte in Italia e, conseguentemente, di rimeditare, in senso più generale, i profili strutturali più ‘critici’ di questo impianto normativo. Il lavoro si conclude, in prospettiva de iure condendo, con alcune considerazioni di politica-criminale, suggerendo più efficaci e mirate strategie di intervento che possano consentire di superare i gap rilevati con riguardo all’applicabilità della ‘disciplina 231’ al settore dell’arte e di rafforzare il piano preventivo, in ottica di delegittimare e invertire la diffusa tendenza panpenalistica che pare serpeggiare nell’intero sistema vigente.
The international trade in artworks and antiquities with illicit provenance continues to cause damage to cultural heritage worldwide. The illicit trafficking in the art market – criminal phenomenon which includes several illegal conducts such as theft of works of art, looting of archaeological finds, stealing goods from clandestine excavations, misappropriation, illegal export and import, counterfeiting of works of art and circulating of these items – has a transnational dimension and a great economic value. Criminological studies have underlined that in the global chain of supply of cultural objects not only private subjects, but also organized criminal groups and legal entities (such as auction houses, galleries, museums and free ports) are involved. The project aims to approach the phenomenon within a corporate criminological framework, investigating the structure and the dynamics of artworks and antiquities illicit trafficking and the role played by the high-level entities, in particular examining their due diligence practices and malpractices. Through empirical and criminological studies and theoretical regulatory considerations, the work engages with the proposition to understand the strengths and weaknesses of the extension of the Legislative Decree 231/2001’s system to the crimes against cultural properties and to reflect on the opportunity to consider the problem of the criminal responsibility of the legal persons operating in the art market as a question of regulation and corporate governance, also suggesting new criminal justice approaches and drawing targeted and more effective criminal actions.
Romanelli, Eliana, LA DIMENSIONE ECONOMICA E 'DI IMPRESA' DEI CRIMINI CONTRO ILPATRIMONIO CULTURALE. IL RUOLO DEGLI OEPRATORI DEL MERCATO DELL'ARTE E DELLE MISURE DI 'ETHICAL COMPLIANCE': NUOVE PROSPETTIVE POLITICO-CRIMINALI, PREVENTIVE E PRE-PENALI, Visconti, Arianna, Università Cattolica del Sacro Cuore MILANO:Ciclo XXXVI [https://hdl.handle.net/10807/295836]
LA DIMENSIONE ECONOMICA E 'DI IMPRESA' DEI CRIMINI CONTRO ILPATRIMONIO CULTURALE. IL RUOLO DEGLI OEPRATORI DEL MERCATO DELL'ARTE E DELLE MISURE DI 'ETHICAL COMPLIANCE': NUOVE PROSPETTIVE POLITICO-CRIMINALI, PREVENTIVE E PRE-PENALI
Romanelli, Eliana
2024
Abstract
Il lavoro di ricerca ha inteso analizzare l’ipotizzata riconducibilità delle forme ‘collettive’, ‘organizzate’ e ‘professionali’ delle condotte illecite legate al commercio di opere d’arte e di antichità alle categorie del ‘crimine economico’ e del ‘corporate crime’, in particolare indagando il potenziale ruolo dei protagonisti economici del mercato dell’arte e le possibilità preventive legate allo sviluppo di pratiche e modelli di provenance research e, più ampiamente, due diligence (nelle diverse declinazione di object due diligence, client due diligence e transaction due diligence) nel settore in esame. Il lavoro ha preso le mosse dall’analisi del contesto empirico-criminologico (in particolare organizzativo e inter-organizzativo) che contraddistingue gli illeciti penali legati all’attività degli operatori del mercato dell’arte, soffermandosi – anche attraverso la rilevazione dell’apporto delle corti nazionali, pur tenendo in conto il problema della cifra oscura che scontano le analisi di carattere giurisprudenziale – sull’individuazione dei soggetti a vario titolo coinvolti nella filiera del mercato dell’arte italiano, lecito e clandestino, sulle caratteristiche e gli assetti organizzativi degli stessi, sulle pratiche e le modalità operative seguite, sulle dinamiche e motivazioni delle condotte criminose poste in essere, sulle modalità di ricostruzione della colpevolezza, sul ruolo riconosciuto alle ricerche sulla provenienza in fase di accertamento della responsabilità e sulle difficoltà di persecuzione e punibilità “for criminal corporate liability”. Sono state poi analizzate le peculiarità della disciplina di cui al D.Lgs. n. 231/2001 e le novità introdotte nel sistema penale italiano dalla riforma del 2022. Proprio con riguardo alla ‘normativa 231’, la riforma dei delitti contro il patrimonio culturale ha segnato un momento epocale nel modo di intendere l’operatività degli attori del settore dell’arte, essendo stata prevista, per la prima volta, l’applicazione della responsabilità amministrativa degli enti derivante da reato ai crimini d’arte. Da questo angolo visuale, nell’ultima parte del lavoro, è stato approfondito il sistema di ‘compliance 231’ implementato da alcuni attori del settore dell’arte italiano a vario titolo esposti al rischio di commissione dei reati contro il patrimonio culturale, nell’ottica di individuare e osservare le ragioni sottese alla definizione di un tale sistema di gestione e controllo dei rischi, i driver degli interventi di regolamentazione interna, le caratteristiche dei modelli organizzativi, i profili di operatività e le prassi seguite dagli enti. All’esito di tale analisi è stato possibile evidenziare alcuni limiti applicativi della disciplina della responsabilità amministrativa degli enti al settore dell’arte in Italia e, conseguentemente, di rimeditare, in senso più generale, i profili strutturali più ‘critici’ di questo impianto normativo. Il lavoro si conclude, in prospettiva de iure condendo, con alcune considerazioni di politica-criminale, suggerendo più efficaci e mirate strategie di intervento che possano consentire di superare i gap rilevati con riguardo all’applicabilità della ‘disciplina 231’ al settore dell’arte e di rafforzare il piano preventivo, in ottica di delegittimare e invertire la diffusa tendenza panpenalistica che pare serpeggiare nell’intero sistema vigente.File | Dimensione | Formato | |
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