Prossimità e distanza tra percezione ed elaborazione ideologica eurafricanista: il caso italiano

The contribution aims to analyze the concepts of proximity and distance in the measures in which they constituted two of the founding dimensions of Italian Eurfricanism of the 1950s. To do this, the “proximity”-“distance” binomial will be investigated in the light of the theoretical device “perception of the present”-“elaboration of the future”. A historically determined dynamic connection by the progression of events, typical of mythological-political elaboration, which in the case of Eurafricanist theorization has given rise to a whole series of declinations of the relationship between proximity and distance. In other words, to perspectives that on the one hand were conceived as parts of a single ideological substratum of reference, that of complementarity transcontinental, while on the other, they opened debates relating to heterogeneous quantum interconnected fields of religion, geopolitics, economics, culture and story itself. In order to identify and study these dynamics, the intervention will analyze sources, terminologies and exemplary cases. Specifically, after an initial definition of Eurafricanism according to the specificities it took on depending on the political cultures that influenced it, the proximity-distance binomial will be studied with reference to theorization produced by refugees returning from Africa (1947-1949). Following, focusing on the conclusions of the debate that occurred in the Christian Democratic monthly Civitas (1951-52), Eurafrica will be discussed as an idea that was able to put proximity and distance at the basis of an elaboration capable of reforming the principle of colonial complementarity in an anti-colonial perspective of geographical interdependence, religious, human and economic, capable of interfacing with the centrifugal processes of decolonization. These considerations, which will finally be compared with the so-called Strasbourg’s Plan, drawn up in 1952 by the Council of Europe, as well as with the purification processes terminology that occurred in the period between the Treaties of Rome and the Year of Africa (1957-1960), when the escalation of the Algerian conflict forced a redefinition of the ideal. To conclude, are discussed the effects that these developments had over the following decades.

Il contributo vuole analizzare i concetti di prossimità e distanza nelle misure in cui essi costituirono due delle dimensioni fondanti dell’eurafricanismo italiano degli anni Cinquanta. Per far ciò, s’indagherà il binomio vicinanza-lontananza alla luce del dispositivo teoretico percezione del presente-elaborazione del futuro. Un nesso dinamico storicamente determinato dall’incedere degli eventi, tipico dell’elaborazione mitologico-politica, che nel caso della teorizzazione eurafricanista ha dato luogo a tutta una serie di declinazioni del rapporto tra prossimità e distanza. In altre parole, a prospettive che da un lato vennero concepite come parti di un’unico sostrato ideologico di riferimento, quello della complementarietà transcontinentale, mentre dall’altro, aprirono dibattiti afferenti agli eterogenei quanto interconnessi campi della religione, della geopolitica, dell’economia, della cultura e della storia stessa. Allo scopo di individuare e studiare simili dinamiche, l’intervento analizzerà fonti, terminologie e casi esemplari. Nello specifico, dopo una prima definizione dell’eurafricanismo secondo le specificità che assunse a seconda delle culture politiche che lo ripresero, sarà studiato il binomio prossimità-distanza con riferimento alla teorizzazione prodotta dai profughi di ritorno dall’Africa (1947-1949). A seguire, focalizzandosi sulle conclusioni del dibattito occorso nel mensile democristiano Civitas (1951-52), si ragionerà di Eurafrica come di un’idea che fu in grado di porre vicinanza e lontananza alla base di un’elaborazione in grado di riformare il principio della complementarietà coloniale in una prospettiva anti-coloniale di interdipendenza geografica, religiosa, umana ed economica, capace d’interfacciarsi coi centrifughi processi di decolonizzazione. Considerazioni queste, che saranno infine confrontate con il cosiddetto Piano di Strasburgo, redatto nel 1952 dal Consiglio d’Europa, nonché con i processi di depurazione terminologica avvenuti nel periodo compreso tra i Trattati di Roma e l’Anno dell’Africa (1957-1960), quando con l’accendersi del conflitto algerino si rivelò necessaria una ridefinizione dell’ideale. Per concludere, si ragiona degli effetti che tali elaborazioni ebbero nei decenni successivi.