Il contributo propone una riflessione sulla disparità di potere come dimensione intrinseca alla relazione di aiuto tra professionisti e persone con disabilità. Le persone con disabilità, in particolare se intellettiva, sono soggette ad un processo sociale di marginalizzazione che le pone in una condizione di disparità di relazione che spesso tocca anche gli altri ambiti della loro esistenza, non solo la relazione con gli operatori. La dinamica oppressiva cui sono sottoposte su più livelli impedisce loro di accedere ai contenuti del ruolo adulto così come è pensato nelle nostre rappresentazioni e nel nostro immaginario, collocandole quindi in schemi relazionali che non appartengono all’adultità. Questo può dar luogo ad espressioni di potere negative, che non intenzionalmente gli operatori possono agire e non riconoscere, ma che condizionano la relazione di aiuto e caricano di vissuti negativi le persone con disabilità. La logica dell’empowerment in chiave relazionale richiede agli operatori non tanto di abdicare al proprio potere, quanto di saperlo finalizzare per poterlo, da un lato, cedere, lasciando margine alle persone per esprimere la propria capacità di azione e, dall’altro, usare a loro favore, a sostegno della loro intenzionalità, senza cadere nella propria deresponsabilizzazione.
Turati, M., Potere professionale e processi di autodeterminazione, adultità, espressione di sé, in Schianchi, M. (ed.), Le contraddizioni dell'inclusione. Il lavoro socio-educativo nei servizi per la disabilità tra criticità e prospettive., Mim Edizioni srl, Sesto San Giovanni (MI) 2024: 103- 123 [https://hdl.handle.net/10807/288423]
Potere professionale e processi di autodeterminazione, adultità, espressione di sé
Turati, Maria
2024
Abstract
Il contributo propone una riflessione sulla disparità di potere come dimensione intrinseca alla relazione di aiuto tra professionisti e persone con disabilità. Le persone con disabilità, in particolare se intellettiva, sono soggette ad un processo sociale di marginalizzazione che le pone in una condizione di disparità di relazione che spesso tocca anche gli altri ambiti della loro esistenza, non solo la relazione con gli operatori. La dinamica oppressiva cui sono sottoposte su più livelli impedisce loro di accedere ai contenuti del ruolo adulto così come è pensato nelle nostre rappresentazioni e nel nostro immaginario, collocandole quindi in schemi relazionali che non appartengono all’adultità. Questo può dar luogo ad espressioni di potere negative, che non intenzionalmente gli operatori possono agire e non riconoscere, ma che condizionano la relazione di aiuto e caricano di vissuti negativi le persone con disabilità. La logica dell’empowerment in chiave relazionale richiede agli operatori non tanto di abdicare al proprio potere, quanto di saperlo finalizzare per poterlo, da un lato, cedere, lasciando margine alle persone per esprimere la propria capacità di azione e, dall’altro, usare a loro favore, a sostegno della loro intenzionalità, senza cadere nella propria deresponsabilizzazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.