Nell’ambito degli approcci ai sistemi di welfare e ai servizi alla persona, accanto alla più nota contrapposizione tra modelli assistenzialistici e modelli che prefigurano l’empowerment, la sussidiarietà e la co-produzione (Donati e Colozzi, 2005; Lodigiani e Pesenti, 2014), possiamo ritrovare una significativa contrapposizione tra modelli centrati sull’individuo (caratteristici del welfare state) e modelli centrati sulle relazioni costitutive della persona (Think family model). Questi ultimi faticano tuttavia ad affermarsi, in quanto la diffusione dei modelli universalistici di welfare si è generalmente accompagnata con un orientamento alla defamilization , ovvero a considerare gli individui indipendenti dalle relazioni familiari, vedendo nella solidarietà familiare e intergenerazionale più un vincolo all’autorealizzazione individuale (e in particolare alla parità di genere) che una possibile risorsa per il benessere personale e relazionale. Adottare lo sguardo Think family, al contrario, significa comprendere la stretta interconnessione esistente tra bisogni e risorse dei diversi individui entro le relazioni familiari; da ciò deriva che qualsiasi intervento/politica deve superare una visione focalizzata sui diritti/opportunità dell’individuo, considerandolo invece in relazione con la complessità del contesto familiare e valorizzando la capacità della famiglia di mediare tra le esigenze dei suoi componenti e di mettere a sistema le risorse di cui dispone, capitalizzandole. Perché questo pensiero prenda piede, tuttavia, si rende necessario un cambiamento culturale (think family), unitamente al superamento di ostacoli strutturali, giuridici, organizzativi, economici, fiscali che rallentano o impediscono il passaggio da Think family ad Act Family. Nell’approccio Think family, Act Family la famiglia si presenta come cornerstone nella pianificazione, attuazione e valutazione di interventi/politiche, e ciò ha un duplice significato: da una parte, promuovere interventi family-based, dove la famiglia venga valorizzata come “strumento” indispensabile alla risoluzione dei problemi dei singoli, e, dall’altra, considerare, fin dalla progettazione iniziale, l’impatto delle azioni e decisioni (pubbliche e organizzative) sulla famiglia nel suo complesso, così da facilitare le relazioni familiari nello svolgimento delle loro funzioni. A partire da tale framework, la riflessione qui presentata si articola di due parti: verrà innanzitutto preso in considerazione il concetto “benessere”, al fine di verificare la modalità di trattazione dello stesso nella letteratura – ovvero secondo una concettualizzazione individuale o relazionale (§ 2); successivamente si analizzerà la normativa italiana in riferimento al welfare aziendale e ai congedi (§ 4), utilizzando come modello analitico il Family Impact Lens (FIL) (§ 3).
Mazzucchelli, S., Pesenti, L., Benessere famigliare e strumenti di conciliazione vita-lavoro: la prospettiva del Family Impact Lens, in Boccacin, B. L., Carrà, C. E. (ed.), Think Family, Act Family, Vita e Pensiero Pubblic University:Largo Gemelli 1, I 20123 Milan Italy:011 39 02 72342310, 011 39 2 72342370, EMAIL: redazione.vp@unicatt.it, Fax: 011 39 02 72342974, Milano 2024: 2024 105- 131 [https://hdl.handle.net/10807/286492]
Benessere famigliare e strumenti di conciliazione vita-lavoro: la prospettiva del Family Impact Lens
Mazzucchelli, SaraPrimo
;Pesenti, LucaSecondo
2024
Abstract
Nell’ambito degli approcci ai sistemi di welfare e ai servizi alla persona, accanto alla più nota contrapposizione tra modelli assistenzialistici e modelli che prefigurano l’empowerment, la sussidiarietà e la co-produzione (Donati e Colozzi, 2005; Lodigiani e Pesenti, 2014), possiamo ritrovare una significativa contrapposizione tra modelli centrati sull’individuo (caratteristici del welfare state) e modelli centrati sulle relazioni costitutive della persona (Think family model). Questi ultimi faticano tuttavia ad affermarsi, in quanto la diffusione dei modelli universalistici di welfare si è generalmente accompagnata con un orientamento alla defamilization , ovvero a considerare gli individui indipendenti dalle relazioni familiari, vedendo nella solidarietà familiare e intergenerazionale più un vincolo all’autorealizzazione individuale (e in particolare alla parità di genere) che una possibile risorsa per il benessere personale e relazionale. Adottare lo sguardo Think family, al contrario, significa comprendere la stretta interconnessione esistente tra bisogni e risorse dei diversi individui entro le relazioni familiari; da ciò deriva che qualsiasi intervento/politica deve superare una visione focalizzata sui diritti/opportunità dell’individuo, considerandolo invece in relazione con la complessità del contesto familiare e valorizzando la capacità della famiglia di mediare tra le esigenze dei suoi componenti e di mettere a sistema le risorse di cui dispone, capitalizzandole. Perché questo pensiero prenda piede, tuttavia, si rende necessario un cambiamento culturale (think family), unitamente al superamento di ostacoli strutturali, giuridici, organizzativi, economici, fiscali che rallentano o impediscono il passaggio da Think family ad Act Family. Nell’approccio Think family, Act Family la famiglia si presenta come cornerstone nella pianificazione, attuazione e valutazione di interventi/politiche, e ciò ha un duplice significato: da una parte, promuovere interventi family-based, dove la famiglia venga valorizzata come “strumento” indispensabile alla risoluzione dei problemi dei singoli, e, dall’altra, considerare, fin dalla progettazione iniziale, l’impatto delle azioni e decisioni (pubbliche e organizzative) sulla famiglia nel suo complesso, così da facilitare le relazioni familiari nello svolgimento delle loro funzioni. A partire da tale framework, la riflessione qui presentata si articola di due parti: verrà innanzitutto preso in considerazione il concetto “benessere”, al fine di verificare la modalità di trattazione dello stesso nella letteratura – ovvero secondo una concettualizzazione individuale o relazionale (§ 2); successivamente si analizzerà la normativa italiana in riferimento al welfare aziendale e ai congedi (§ 4), utilizzando come modello analitico il Family Impact Lens (FIL) (§ 3).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.