Oggetto e scopo della monografia è la ricostruzione sistematica della nozione di norma imperativa rilevante ai fini del giudizio di nullità ed illiceità del contratto. In assenza di una definizione legale, l’esame della disciplina applicabile in caso di violazione ha consentito di individuare gli elementi distintivi di tali disposizioni per un verso nell’indisponibilità dell’interesse tutelato (indipendentemente dalla sua appartenenza all’intera collettività o ad una determinata categoria di soggetti) per altro verso nel contenuto proibitivo del precetto violato, che esprime una disapprovazione dell’ordinamento rispetto ad effetti che altrimenti l’atto di autonomia sarebbe strutturalmente in grado di produrre. Da questa prospettiva l’imperatività della norma e la conseguente nullità trovano concreto riconoscimento all’esito di una indagine di stretto diritto positivo, che attiene esclusivamente alle scelte di tutela compiute dal legislatore e prescinde quindi da qualsiasi giudizio di congruità da parte dell’interprete. Si nega pertanto l’ammissibilità di quei procedimenti di eterointegrazione del diritto (cogente) sui quali invece parte della dottrina fonda la c.d. nullità virtuale o l’utilizzo della buona fede come regola di per sé idonea ad invalidare il contratto, mentre si ammette per converso l’estensione o la riduzione teleologica della norma imperativa sulla scorta delle valutazioni di opportunità già compiute dal legislatore. La soluzione proposta non si esaurisce tuttavia in un modello interpretativo meramente positivistico, ma esige che le scelte di politica legislativa siano conformi ai valori metapositivi riconosciuti dalla Costituzione. In quest’ottica l’art. 1418, co. 1, c.c. viene “riletto” come norma di chiusura posta a garanzia dell’autonomia contrattuale rispetto a soluzioni autoreferenziali dell'interprete che, non essendo universalizzabili in base a un criterio “sistematico”, finirebbero per concretizzare il rischio di un nuovo positivismo, quello delle valutazioni contingenti del quotidiano.

Albanese, A., Violazione di norme imperative e nullità del contratto, Jovene, Napoli 2003: 388 [http://hdl.handle.net/10807/28505]

Violazione di norme imperative e nullità del contratto

Albanese, Antonio
2003

Abstract

Oggetto e scopo della monografia è la ricostruzione sistematica della nozione di norma imperativa rilevante ai fini del giudizio di nullità ed illiceità del contratto. In assenza di una definizione legale, l’esame della disciplina applicabile in caso di violazione ha consentito di individuare gli elementi distintivi di tali disposizioni per un verso nell’indisponibilità dell’interesse tutelato (indipendentemente dalla sua appartenenza all’intera collettività o ad una determinata categoria di soggetti) per altro verso nel contenuto proibitivo del precetto violato, che esprime una disapprovazione dell’ordinamento rispetto ad effetti che altrimenti l’atto di autonomia sarebbe strutturalmente in grado di produrre. Da questa prospettiva l’imperatività della norma e la conseguente nullità trovano concreto riconoscimento all’esito di una indagine di stretto diritto positivo, che attiene esclusivamente alle scelte di tutela compiute dal legislatore e prescinde quindi da qualsiasi giudizio di congruità da parte dell’interprete. Si nega pertanto l’ammissibilità di quei procedimenti di eterointegrazione del diritto (cogente) sui quali invece parte della dottrina fonda la c.d. nullità virtuale o l’utilizzo della buona fede come regola di per sé idonea ad invalidare il contratto, mentre si ammette per converso l’estensione o la riduzione teleologica della norma imperativa sulla scorta delle valutazioni di opportunità già compiute dal legislatore. La soluzione proposta non si esaurisce tuttavia in un modello interpretativo meramente positivistico, ma esige che le scelte di politica legislativa siano conformi ai valori metapositivi riconosciuti dalla Costituzione. In quest’ottica l’art. 1418, co. 1, c.c. viene “riletto” come norma di chiusura posta a garanzia dell’autonomia contrattuale rispetto a soluzioni autoreferenziali dell'interprete che, non essendo universalizzabili in base a un criterio “sistematico”, finirebbero per concretizzare il rischio di un nuovo positivismo, quello delle valutazioni contingenti del quotidiano.
2003
Italiano
Monografia o trattato scientifico
Albanese, A., Violazione di norme imperative e nullità del contratto, Jovene, Napoli 2003: 388 [http://hdl.handle.net/10807/28505]
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