Quale è il punto di arrivo del divenire anziani e di iniziare a sperimentare una condizione di dipendenza, esclusione dalla vita sociale attiva, fragilizzazione a livello psichico, fisico, sociale? La risposta più immediata a questa domanda non può che condurre a quella fase dell’esistenza rappresentata dall’ultima transizione. Oggi, tuttavia, sappiamo che l’aumentata speranza di vita consente alle persone di trascorrere alcuni anni, a volte decenni, non del tutto condizionati dai processi più impegnativi legati all’invecchiamento. Cosa può fare la differenza nella vita quotidiana di coloro che sono interessati direttamente dal processo di invecchiamento e di coloro (familiari, care-giver formali e informali) che ad essa partecipano? Un cambiamento di prospettiva: l’idea che si tratti di una nuova e diversa età della vita. In tale prospettiva, la retrotopia nostalgica di ciò che l’anziano è stato, non è sufficiente per risignificare il presente: occorre piuttosto che la persona che invecchia possa potere attribuire senso per sé e senso per gli altri sia nei legami informali sia in quelli formali e sociali. In questa riflessione, la propensione all’activity e le esperienze sul campo condotte dalle associazioni di anziani attivi, documentano una morfogenesi culturale e strutturale relativa alla specifica fase del ciclo di vita delle persone qui considerata.
Boccacin, L., Per una concezione multimensionale dell’Activity degli anziani. Tra partecipazione associativa e caregiving,, in Donatella Bramanti E Silvia Donat, D. B. E. S. D. (ed.), La famiglia che invecchia. Vivere e accompagnare la transizione alla fragilità, Vita e Pensiero, Milano, Milano -- ITA 2024: 34 57- 75 [https://hdl.handle.net/10807/281356]
Per una concezione multimensionale dell’Activity degli anziani. Tra partecipazione associativa e caregiving,
Boccacin, Lucia
2024
Abstract
Quale è il punto di arrivo del divenire anziani e di iniziare a sperimentare una condizione di dipendenza, esclusione dalla vita sociale attiva, fragilizzazione a livello psichico, fisico, sociale? La risposta più immediata a questa domanda non può che condurre a quella fase dell’esistenza rappresentata dall’ultima transizione. Oggi, tuttavia, sappiamo che l’aumentata speranza di vita consente alle persone di trascorrere alcuni anni, a volte decenni, non del tutto condizionati dai processi più impegnativi legati all’invecchiamento. Cosa può fare la differenza nella vita quotidiana di coloro che sono interessati direttamente dal processo di invecchiamento e di coloro (familiari, care-giver formali e informali) che ad essa partecipano? Un cambiamento di prospettiva: l’idea che si tratti di una nuova e diversa età della vita. In tale prospettiva, la retrotopia nostalgica di ciò che l’anziano è stato, non è sufficiente per risignificare il presente: occorre piuttosto che la persona che invecchia possa potere attribuire senso per sé e senso per gli altri sia nei legami informali sia in quelli formali e sociali. In questa riflessione, la propensione all’activity e le esperienze sul campo condotte dalle associazioni di anziani attivi, documentano una morfogenesi culturale e strutturale relativa alla specifica fase del ciclo di vita delle persone qui considerata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.