L’elaborato tocca il tema della rappresentazione visuale nell’approccio gnoseologico humboldtiano. La ricca e complessa scrittura dello scienziato tedesco palesa elementi di rivoluzionaria novità anche, e soprattutto, per l’apparato geo-cartografico che accompagna tutte sue le opere e che si rivela non solo funzionale ma anche necessario alla completezza e alla compattezza del discorso scientifico. L’importanza delle immagini come restituzione della realtà osservata in prima persona accompagna Humboldt persino in età avanzata, quando ormai conduce una vita sedentaria e si dedica alla stesura del Kosmos (1845-1859). All’epoca, avvalendosi dell’aiuto del cartografo Heinrich Berghaus, Humboldt si premura di corredare il suo discorso di un atlante e di un apparato iconografico. Il prepotente fine comunicativo che muove la sua penna porta così lo scienziato prussiano a esplorare soluzioni grafiche che possano essere comprese da un vasto pubblico e, prefigurando la missione educativa e divulgativa dello scienziato moderno, elabora un nuovo metodo chiamato «pasigrafia», ossia una rappresentazione tridimensionale, un linguaggio formale fortemente visuale, che combina una molteplicità di dati relativi a vasti spazi geografici e alla condensazione grafica dall’intelligibilità immediata. In questo modo, l’opera di Humboldt fonde un concetto di geografia localizzativa, descrittiva e topografica a quello di una più ampia geografia umana, riflessiva e critica, anche e soprattutto attraverso la pittura di paesaggio, anticipando una geografia di reti, di combinazioni di elementi materiali.
Gavinelli, D., De Lucia, R., Gilardi, T., La geografia di Alexander von Humboldt tra narrazioni, immagini e restituzioni, 2023 [Altro]. https://doi.org/10.13125/unicapress.978-88-3312-087-4 [https://hdl.handle.net/10807/276363]
La geografia di Alexander von Humboldt tra narrazioni, immagini e restituzioni
De Lucia, RossellaSecondo
;Gilardi, ThomasUltimo
2023
Abstract
L’elaborato tocca il tema della rappresentazione visuale nell’approccio gnoseologico humboldtiano. La ricca e complessa scrittura dello scienziato tedesco palesa elementi di rivoluzionaria novità anche, e soprattutto, per l’apparato geo-cartografico che accompagna tutte sue le opere e che si rivela non solo funzionale ma anche necessario alla completezza e alla compattezza del discorso scientifico. L’importanza delle immagini come restituzione della realtà osservata in prima persona accompagna Humboldt persino in età avanzata, quando ormai conduce una vita sedentaria e si dedica alla stesura del Kosmos (1845-1859). All’epoca, avvalendosi dell’aiuto del cartografo Heinrich Berghaus, Humboldt si premura di corredare il suo discorso di un atlante e di un apparato iconografico. Il prepotente fine comunicativo che muove la sua penna porta così lo scienziato prussiano a esplorare soluzioni grafiche che possano essere comprese da un vasto pubblico e, prefigurando la missione educativa e divulgativa dello scienziato moderno, elabora un nuovo metodo chiamato «pasigrafia», ossia una rappresentazione tridimensionale, un linguaggio formale fortemente visuale, che combina una molteplicità di dati relativi a vasti spazi geografici e alla condensazione grafica dall’intelligibilità immediata. In questo modo, l’opera di Humboldt fonde un concetto di geografia localizzativa, descrittiva e topografica a quello di una più ampia geografia umana, riflessiva e critica, anche e soprattutto attraverso la pittura di paesaggio, anticipando una geografia di reti, di combinazioni di elementi materiali.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
03. Gavinelli_De_Lucia_Girardi.pdf
accesso aperto
Licenza:
Creative commons
Dimensione
739.3 kB
Formato
Adobe PDF
|
739.3 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.