Lo scoppio della guerra in Ucraina ha (ri)acceso il dibattito sull’importanza di costruire una cultura di pace e del ruolo-chiave giocato dalla scuola per promuovere tale valore. Il conflitto, inteso come assenza di pace e come contrasto tra simili, presenta varie declinazioni già in ambito scolastico: la comunità pedagogica deve quindi riflettere sulle strategie utili affinché si riesca a formare una vera e duratura cultura della pace. Il contributo verte sull’efficacia delle attività partecipative e sull’apprendimento situato inerenti la gestione del conflitto e il valore della mediazione in ambito educativo. In particolare si analizza, attraverso la descrizione di uno studio di caso offerto da un gemellaggio tra una scuola primaria fiorentina ed una ucraina avvenuto nel maggio 2022, gli effetti che il lavoro sulla mediazione, declinato in gioco di ruolo, possono avere sugli studenti nella costruzione della consapevolezza che la pace sia l’unica strada possibile. Dal termine del secondo conflitto mondiale l’Europa, con la sola eccezione della guerra nella ex Iugoslavia, ha vissuto più di settant’anni di pace. Contestualmente, la nascita delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea ha contribuito non solo a evitare altri conflitti su scala mondiale, ma a stimolare la cooperazione tra Stati. Se la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, così come la Carta di Nizza del 2000, danno un preciso quadro di riferimento valoriale su tematiche quali i diritti, l’inclusione, la collaborazione tra stati e il mantenimento della pace, tradotti in linee guida educative che, in Italia, sono state tradotte nella Legge 20 agosto 209, n. 92 sull’educazione civica, dall’altra il contesto geopolitico internazionale, unitamente allo scenario sociale, economico ed emotivo scaturito dalla pandemia da Covid-19, rischiano di allontanare le nuove generazioni da un coinvolgimento diretto nella costruzione di comunità sostenibili, inclusive e pacifiche. Il Learning Framework 2030 “The future of education and skills” pone al centro della formazione scolastica il concetto di agency dei soggetti, ovvero la loro capacità di intervenire sia sul proprio contesto di riferimento, che sull’ambiente, trasformandoli in funzione delle proprie anticipazioni e previsioni rispetto ad eventi futuri. L’agency si sostanzia in una progettualità a lungo termine, che faccia leva sulle potenzialità dei singoli e sulla capacità decisionale per modificare le proprie condizioni di vita. Già J. Dewey aveva descritto le caratteristiche e le qualità che i percorsi esperienziali devono avere per co-costruire un apprendimento profondo e duraturo. Per J. Dewey il principale problema di un’educazione basata sull’esperienza è quello di selezionare il tipo di esperienze che avranno un peso a livello creativo e generativo su quelle che verranno successivamente, basandole sui principi di continuità, crescita e interazione. Nel pianificare le “situazioni” di apprendimento, l’educatore deve rispettare i principi di continuità e di sviluppo mettendo in connessione passato, presente e futuro, perché tutte le esperienze portano in sé qualcosa di quelle che le hanno precedute e gettano le basi di quelle che le seguiranno e deve connettere il soggetto col proprio contesto affinché l’esperienza formativa sia collettiva. Tali percorsi, connessi, duraturi, generativi, basati sull’interconnessione tra gli esseri umani, sono in grado di instillare nelle generazioni presenti e future la consapevolezza di vivere in un mondo globale in cui le azioni dell’uno ricadono sulla vita dell’altro. La paralisi dei rapporti sociali verificatasi con la pandemia, che ha sospeso sia il normale scambio tra coetanei, così esiziale durante il periodo di formazione dell’io, sia le normali attività scolastiche presenziali e ricreative, ha allontanato le nuove generazioni e non solo dalle urgenze del nostro tempo, relegandole a bisogni impellenti dell’era pre-pandemica. Nazioni Unite, Consiglio d’Europa e non ultimo il Ministero dell’Istruzione e del Merito esortano il mondo della scuola ad attingere dagli altri contesti educativi -non formali, informali- buone pratiche e collaborazioni per lavorare sia sulle tematiche sottese ai diritti, alla sostenibilità e all’inclusione, sia sulle competenze di base e trasversali. L’Associazione Robert F. Kennedy Foundation of Italy ONLUS (RFK Italia), ente formatore riconosciuto dal Ministero secondo la Dir. 170/2016 e attiva nel capo dell’educazione ai diritti umani dal 2007, ha sviluppato una piattaforma educativa dal titolo CivicAttiva rivolta ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado e, attraverso di loro, a gli studenti. La metodologia utilizzata è quella del gioco di ruolo e dell’apprendimento situato, al fine di stimolare negli studenti l’empatia verso l’altro da sé. In particolare con lo scoppio della guerra in Ucraina e il conseguente ingresso di bambine e bambini nelle scuole italiane, è stato riscontrato un crescente interesse da parte dei docenti bei confronti di attività sulla gestione del conflitto. RFK Italia, già all’indomani dell’invasione russa del febbraio 2022, si è attivata insieme all’organizzazione Colors for Peace per portare beni di prima necessità al popolo ucraino, coinvolgendo altre organizzazioni sul territorio toscano -dove entrambe le realtà hanno sede- alle cui attività hanno partecipato anche scuole nell’ambito dei PCTO. Una classe IV della scuola primaria “Compagni-Carducci” di Firenze ha chiesto invece la realizzazione di un laboratorio sulla gestione del conflitto che è stato realizzato sulla base di un’esercitazione utilizzata alle Nazioni Unite. Dopo un brainstorming sulle cause dei conflitti in ambito internazionale, legate per lo più alle risorse, la classe è stata divisa in due gruppi, delimitati da una linea che simboleggiava il confine territoriale, al centro della quale è stata posta una cesta con delle spille che rappresentavano le risorse. A ogni gruppo è stato chiesto di identificare un leader, dopo aver dibattuto sulle sue caratteristiche (empatico, disposto ad ascoltare le istanze dei singoli membri del gruppo, sicuro ma non arrogante): i leader sono stati scelti senza troppa esitazione e tra i dati significativi si rileva che entrambi i gruppi hanno scelto una bambina, riconoscendole quindi quelle dote che fanno del leader una persona credibile. È stato poi fatto un sorteggio per decidere quale delle due squadre dovesse detenere il controllo delle risorse: la squadra vincitrice si è riunita per formulare delle proposte di co-gestione delle risorse, tenendo presente che la proposta avrebbe dovuto soddisfare i propri bisogni garantendo anche la sopravvivenza dell’altra squadra

Pagliai, V., Seminare il dialogo, coltivare la pace, raccogliere umanità. Attività partecipative per l’educAzione alla cittadinanza globale, in Gramigna, G. A., Minello, M. R. (ed.), Le emergenze nella formazione. L'innovazione della ricerca educativa: i drammi del presente e le sue risorse, Pensa MultiMedia, Lecce 2024: 282- 288 [https://hdl.handle.net/10807/274979]

Seminare il dialogo, coltivare la pace, raccogliere umanità. Attività partecipative per l’educAzione alla cittadinanza globale

Pagliai, Valentina
2024

Abstract

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha (ri)acceso il dibattito sull’importanza di costruire una cultura di pace e del ruolo-chiave giocato dalla scuola per promuovere tale valore. Il conflitto, inteso come assenza di pace e come contrasto tra simili, presenta varie declinazioni già in ambito scolastico: la comunità pedagogica deve quindi riflettere sulle strategie utili affinché si riesca a formare una vera e duratura cultura della pace. Il contributo verte sull’efficacia delle attività partecipative e sull’apprendimento situato inerenti la gestione del conflitto e il valore della mediazione in ambito educativo. In particolare si analizza, attraverso la descrizione di uno studio di caso offerto da un gemellaggio tra una scuola primaria fiorentina ed una ucraina avvenuto nel maggio 2022, gli effetti che il lavoro sulla mediazione, declinato in gioco di ruolo, possono avere sugli studenti nella costruzione della consapevolezza che la pace sia l’unica strada possibile. Dal termine del secondo conflitto mondiale l’Europa, con la sola eccezione della guerra nella ex Iugoslavia, ha vissuto più di settant’anni di pace. Contestualmente, la nascita delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea ha contribuito non solo a evitare altri conflitti su scala mondiale, ma a stimolare la cooperazione tra Stati. Se la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, così come la Carta di Nizza del 2000, danno un preciso quadro di riferimento valoriale su tematiche quali i diritti, l’inclusione, la collaborazione tra stati e il mantenimento della pace, tradotti in linee guida educative che, in Italia, sono state tradotte nella Legge 20 agosto 209, n. 92 sull’educazione civica, dall’altra il contesto geopolitico internazionale, unitamente allo scenario sociale, economico ed emotivo scaturito dalla pandemia da Covid-19, rischiano di allontanare le nuove generazioni da un coinvolgimento diretto nella costruzione di comunità sostenibili, inclusive e pacifiche. Il Learning Framework 2030 “The future of education and skills” pone al centro della formazione scolastica il concetto di agency dei soggetti, ovvero la loro capacità di intervenire sia sul proprio contesto di riferimento, che sull’ambiente, trasformandoli in funzione delle proprie anticipazioni e previsioni rispetto ad eventi futuri. L’agency si sostanzia in una progettualità a lungo termine, che faccia leva sulle potenzialità dei singoli e sulla capacità decisionale per modificare le proprie condizioni di vita. Già J. Dewey aveva descritto le caratteristiche e le qualità che i percorsi esperienziali devono avere per co-costruire un apprendimento profondo e duraturo. Per J. Dewey il principale problema di un’educazione basata sull’esperienza è quello di selezionare il tipo di esperienze che avranno un peso a livello creativo e generativo su quelle che verranno successivamente, basandole sui principi di continuità, crescita e interazione. Nel pianificare le “situazioni” di apprendimento, l’educatore deve rispettare i principi di continuità e di sviluppo mettendo in connessione passato, presente e futuro, perché tutte le esperienze portano in sé qualcosa di quelle che le hanno precedute e gettano le basi di quelle che le seguiranno e deve connettere il soggetto col proprio contesto affinché l’esperienza formativa sia collettiva. Tali percorsi, connessi, duraturi, generativi, basati sull’interconnessione tra gli esseri umani, sono in grado di instillare nelle generazioni presenti e future la consapevolezza di vivere in un mondo globale in cui le azioni dell’uno ricadono sulla vita dell’altro. La paralisi dei rapporti sociali verificatasi con la pandemia, che ha sospeso sia il normale scambio tra coetanei, così esiziale durante il periodo di formazione dell’io, sia le normali attività scolastiche presenziali e ricreative, ha allontanato le nuove generazioni e non solo dalle urgenze del nostro tempo, relegandole a bisogni impellenti dell’era pre-pandemica. Nazioni Unite, Consiglio d’Europa e non ultimo il Ministero dell’Istruzione e del Merito esortano il mondo della scuola ad attingere dagli altri contesti educativi -non formali, informali- buone pratiche e collaborazioni per lavorare sia sulle tematiche sottese ai diritti, alla sostenibilità e all’inclusione, sia sulle competenze di base e trasversali. L’Associazione Robert F. Kennedy Foundation of Italy ONLUS (RFK Italia), ente formatore riconosciuto dal Ministero secondo la Dir. 170/2016 e attiva nel capo dell’educazione ai diritti umani dal 2007, ha sviluppato una piattaforma educativa dal titolo CivicAttiva rivolta ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado e, attraverso di loro, a gli studenti. La metodologia utilizzata è quella del gioco di ruolo e dell’apprendimento situato, al fine di stimolare negli studenti l’empatia verso l’altro da sé. In particolare con lo scoppio della guerra in Ucraina e il conseguente ingresso di bambine e bambini nelle scuole italiane, è stato riscontrato un crescente interesse da parte dei docenti bei confronti di attività sulla gestione del conflitto. RFK Italia, già all’indomani dell’invasione russa del febbraio 2022, si è attivata insieme all’organizzazione Colors for Peace per portare beni di prima necessità al popolo ucraino, coinvolgendo altre organizzazioni sul territorio toscano -dove entrambe le realtà hanno sede- alle cui attività hanno partecipato anche scuole nell’ambito dei PCTO. Una classe IV della scuola primaria “Compagni-Carducci” di Firenze ha chiesto invece la realizzazione di un laboratorio sulla gestione del conflitto che è stato realizzato sulla base di un’esercitazione utilizzata alle Nazioni Unite. Dopo un brainstorming sulle cause dei conflitti in ambito internazionale, legate per lo più alle risorse, la classe è stata divisa in due gruppi, delimitati da una linea che simboleggiava il confine territoriale, al centro della quale è stata posta una cesta con delle spille che rappresentavano le risorse. A ogni gruppo è stato chiesto di identificare un leader, dopo aver dibattuto sulle sue caratteristiche (empatico, disposto ad ascoltare le istanze dei singoli membri del gruppo, sicuro ma non arrogante): i leader sono stati scelti senza troppa esitazione e tra i dati significativi si rileva che entrambi i gruppi hanno scelto una bambina, riconoscendole quindi quelle dote che fanno del leader una persona credibile. È stato poi fatto un sorteggio per decidere quale delle due squadre dovesse detenere il controllo delle risorse: la squadra vincitrice si è riunita per formulare delle proposte di co-gestione delle risorse, tenendo presente che la proposta avrebbe dovuto soddisfare i propri bisogni garantendo anche la sopravvivenza dell’altra squadra
2024
Italiano
Le emergenze nella formazione. L'innovazione della ricerca educativa: i drammi del presente e le sue risorse
979-12-5568-107-6
Pensa MultiMedia
Pagliai, V., Seminare il dialogo, coltivare la pace, raccogliere umanità. Attività partecipative per l’educAzione alla cittadinanza globale, in Gramigna, G. A., Minello, M. R. (ed.), Le emergenze nella formazione. L'innovazione della ricerca educativa: i drammi del presente e le sue risorse, Pensa MultiMedia, Lecce 2024: 282- 288 [https://hdl.handle.net/10807/274979]
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