Agostino [amore e storia]

The present article exposes the relationship between love, society and history in Augustine of Hippo. Initially, it reports some biographical background on Augustine and the co-presence in his writings of theology and philosophy. Then it mentions creation as the beginning of the world and of the time. Then it moves on to the possibility, for Augustine, of the progress of individuals and societies and to his rectilinear conception of the history. After that, it briefly summarizes Augustine’s relational anthropology and then extensively treats, in his social philosophy, love as the principle of sociality, peace and social harmony. At that point, it moves on to libido dominandi and translatio imperii in history and reports Augustine’s treatment of the two loves that forever generated two peculiar societies. Then it exposes a part of Augustine’s reply to the pagans, who accused Christianity of being guilty of the devastation of Rome done by the Visigoths in 410, dealing with the augustinian justification of the right of populations to self-defense fighting. Finally, it concludes on the end of history as eternity and the triumph of love.

Il presente contributo espone il rapporto tra amore, società e storia in Agostino d’Ippona. Inizialmente riporta alcuni cenni biografici su Agostino e sulla compresenza nei suoi scritti di teologia e filosofia. Poi accenna alla creazione come inizio del mondo e del tempo. In seguito passa alla possibilità, per Agostino, del progresso dei singoli e delle società e alla sua concezione rettilinea della storia. Dopodiché sintetizza in breve la sua antropologia relazionale, per poi estesamente trattare, nella sua filosofia sociale, l’amore come principio di socialità, la pace e la concordia sociale. A quel punto, passa alla libido dominandi e alla translatio imperii nella storia e riporta la trattazione di Agostino sui due amori che hanno generato per sempre due peculiari società. Poi espone una parte della replica di Agostino ai pagani, che accusavano il cristianesimo di essere colpevole della devastazione di Roma nel 410 fatta dai Visigoti, trattando l’agostiniana giustificazione del diritto dei popoli all’autodifesa combattendo. Infine si conclude sulla fine della storia come eternità e trionfo dell’amore.