Nelle opere di Dante Alighieri, e soprattutto nella Divina Commedia, tra i molti animali citati non mancano insetti e altri artropodi. Oltre che come presenze concrete, ricorrono in similitudini o per il loro valore di simboli caro, anche in campo morale, all’autore e allo spirito dell’epoca. Una panoramica su questi animali inferiori negli scritti danteschi include api e loro prodotti, vespe e formiche, mosche e mosconi, tafani e zanzare, bruchi e farfalle, ecc. Per le differenze quanto ad abitudini di vita, comportamenti, utilità o molestia, e quindi per il diverso significato simbolico, certe specie assumono evidenti connotazioni positive o invece negative secondo un’ideale scala di valori: così ad esempio le api, degne di menzione nel paradiso, sono paragonabili agli angeli che volano tra Dio e i beati, l’’angelica farfalla’ rappresenta il traguardo della metamorfosi che compete all’uomo per elevarsi alla virtù, mentre mosche e mosconi, tafani e vespe affliggono certe categorie di dannati e sono adatti all’inferno. Ricorrenti nelle opere del Sommo Poeta sono il miele, simbolo di dolcezza, ma soprattutto la cera che per le sue caratteristiche si presta a numerose citazioni. La ragnatela simboleggia trama e insidia, quasi il contrario della seta del filugello nel bozzolo, ricordata nel paradiso. Sia il letterato sia il naturalista e l’entomologo possono guardare con interesse, secondo le differenti visuali loro proprie, a questo insieme di citazioni che riflettono il sapere enciclopedico del poeta nel quadro della cultura due-trecentesca: un mosaico composito e ricco di valenze anche per l’entomologia culturale.
Nicoli Aldini, R., Entomata: insetti e altri artropodi nelle opere di Dante, in Bombara, D., Patat, E. (ed.), Epifanie entomologiche. Gli insetti nella cultura italiana, Troubador Publishing, Leichester 2023: 45- 59 [https://hdl.handle.net/10807/259541]
Entomata: insetti e altri artropodi nelle opere di Dante
Nicoli Aldini, Rinaldo
Primo
2023
Abstract
Nelle opere di Dante Alighieri, e soprattutto nella Divina Commedia, tra i molti animali citati non mancano insetti e altri artropodi. Oltre che come presenze concrete, ricorrono in similitudini o per il loro valore di simboli caro, anche in campo morale, all’autore e allo spirito dell’epoca. Una panoramica su questi animali inferiori negli scritti danteschi include api e loro prodotti, vespe e formiche, mosche e mosconi, tafani e zanzare, bruchi e farfalle, ecc. Per le differenze quanto ad abitudini di vita, comportamenti, utilità o molestia, e quindi per il diverso significato simbolico, certe specie assumono evidenti connotazioni positive o invece negative secondo un’ideale scala di valori: così ad esempio le api, degne di menzione nel paradiso, sono paragonabili agli angeli che volano tra Dio e i beati, l’’angelica farfalla’ rappresenta il traguardo della metamorfosi che compete all’uomo per elevarsi alla virtù, mentre mosche e mosconi, tafani e vespe affliggono certe categorie di dannati e sono adatti all’inferno. Ricorrenti nelle opere del Sommo Poeta sono il miele, simbolo di dolcezza, ma soprattutto la cera che per le sue caratteristiche si presta a numerose citazioni. La ragnatela simboleggia trama e insidia, quasi il contrario della seta del filugello nel bozzolo, ricordata nel paradiso. Sia il letterato sia il naturalista e l’entomologo possono guardare con interesse, secondo le differenti visuali loro proprie, a questo insieme di citazioni che riflettono il sapere enciclopedico del poeta nel quadro della cultura due-trecentesca: un mosaico composito e ricco di valenze anche per l’entomologia culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.