L’infanzia “come mondo separato e come categoria concettuale” è un’invenzione storicamente databile, riconducibile, secondo un’opinione ormai prevalente presso gli studiosi di storia della famiglia e dell’educazione, all’Umanesimo, al Rinascimento e infine al Romanticismo, assunto come momento storico i cui culminò l’idealizzazione dell’età infantile. Il bambino, ricorda M.T. Maiocchi: “stava prima piuttosto nella domesticità calda delle cucine, iniziato ai misteri della vita anche quotidiana, dal precettore-domestico, ma in fondo ben separato dal suo Altro familiare in termini simbolici. E’ solo ad un certo momento che dovrà dire addio alle cucine. Dalla sfrontatezza gaudente del domestico, che inscrive il bambino nel costume sociale a titolo già adulto, poiché implica la soggettività del suo godimento, passerà all’innocenza peculiare del bambino ottocentesco, ormai psicologico e rousseauiano, ignaro del male e determinato alla e dalla psicopedagogia del bene, e pronto così per la rottura epistemologica che vi opererà la psicoanalisi.”
Maiocchi, M. T., Edipo in società, in Apostolidès, J., Maiocchi, M. T., Bardet, J. (ed.), Edipo in società. Nascita del sentimento familiare e produzione dell’infanzia, Feltrinelli, Milano 1983: 17- 56 [http://hdl.handle.net/10807/25162]
Edipo in società
Maiocchi, Maria Teresa
1983
Abstract
L’infanzia “come mondo separato e come categoria concettuale” è un’invenzione storicamente databile, riconducibile, secondo un’opinione ormai prevalente presso gli studiosi di storia della famiglia e dell’educazione, all’Umanesimo, al Rinascimento e infine al Romanticismo, assunto come momento storico i cui culminò l’idealizzazione dell’età infantile. Il bambino, ricorda M.T. Maiocchi: “stava prima piuttosto nella domesticità calda delle cucine, iniziato ai misteri della vita anche quotidiana, dal precettore-domestico, ma in fondo ben separato dal suo Altro familiare in termini simbolici. E’ solo ad un certo momento che dovrà dire addio alle cucine. Dalla sfrontatezza gaudente del domestico, che inscrive il bambino nel costume sociale a titolo già adulto, poiché implica la soggettività del suo godimento, passerà all’innocenza peculiare del bambino ottocentesco, ormai psicologico e rousseauiano, ignaro del male e determinato alla e dalla psicopedagogia del bene, e pronto così per la rottura epistemologica che vi opererà la psicoanalisi.”I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.