Un laterizio rinvenuto nell’ambito della chiesa battesimale paleocristiana di Pontenove di Bedizzole e alcuni provenienti dalla cattedrale di Brescia (oggi perduti) recano uno stesso bollo che segnala il nome della fornace, l’anno di produzione (mediante l’indizione) e il nome di un individuo che si qualifica lector e che può essere ritenuto il responsabile dell’officina. L’aver riscontrato gli stessi bolli, databili tra V e VI secolo, nelle due località apre inediti scenari sulla gestione del patrimonio edilizio e delle risorse destinate al suo mantenimento da parte della chiesa bresciana. Accanto all’evergetismo privato, di cui danno testimonianza le iscrizioni di donatori attestate nei pavimenti musivi delle due basiliche cattedrali urbane e in quello della chiesa rurale di Inzino, possiamo postulare che figlinae di proprietà vescovile rispondessero a specifiche necessità di costruzione e manutenzione delle diverse fabbriche e che esistessero ecclesiastici preposti a queste attività, con un’organizzazione centralizzata delle attività produttive.
Sannazaro, M., Un laterizio bollato e la gestione delle figlinae della chiesa bresciana tra tardoantico e altomedioevo, Metodologia, insediamenti urbani e produzioni. Il contributo di Gabriella Maetzke e le attuali prospettive delle ricerche (Atti del Convegno internazionale, Viterbo, 25-27 novembre 2004 (Daidalos, 9), Università degli studi della Tuscia, Viterbo 2008 <<DAIDALOS>>,: 271-288 [http://hdl.handle.net/10807/23877]
Un laterizio bollato e la gestione delle figlinae della chiesa bresciana tra tardoantico e altomedioevo
Sannazaro, Marco
2008
Abstract
Un laterizio rinvenuto nell’ambito della chiesa battesimale paleocristiana di Pontenove di Bedizzole e alcuni provenienti dalla cattedrale di Brescia (oggi perduti) recano uno stesso bollo che segnala il nome della fornace, l’anno di produzione (mediante l’indizione) e il nome di un individuo che si qualifica lector e che può essere ritenuto il responsabile dell’officina. L’aver riscontrato gli stessi bolli, databili tra V e VI secolo, nelle due località apre inediti scenari sulla gestione del patrimonio edilizio e delle risorse destinate al suo mantenimento da parte della chiesa bresciana. Accanto all’evergetismo privato, di cui danno testimonianza le iscrizioni di donatori attestate nei pavimenti musivi delle due basiliche cattedrali urbane e in quello della chiesa rurale di Inzino, possiamo postulare che figlinae di proprietà vescovile rispondessero a specifiche necessità di costruzione e manutenzione delle diverse fabbriche e che esistessero ecclesiastici preposti a queste attività, con un’organizzazione centralizzata delle attività produttive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.