Addomesticare gli schermi. Il digitale a misura dell'infanzia 0-6

In a world where the digital is no longer just a tool, but a real connective tissue that increasingly characterizes all dimensions, spaces and times of everyday life, it no longer makes sense to pretend that early childhood between 0 and 6 years can remain in an isolated bubble or protected from what happens around. The goal of the book is contained in its title: taming screens means facing fearlessly, but consciously and strategically, the presence of digital technology in homes, child care services and in all places where children and little girls grow up and learn. But it also means not being passive or naive in the face of economic logic and the social and cultural power of the digital, activating creative skills and articulated and aware opportunities for resistance, which allow us to consider the physical needs of the little ones and guarantee their rights. The screen thus becomes a metaphor for carrying out five movements: we start from the centrality of children and their needs; then we reflect on the contents proposed by the screens, including videos, apps and games; then you discover what is behind the screens, or who programs and designs the use of digital; then the gaze widens to those who are new to screens, i.e. adults who live or work with children; finally, screens are abandoned to try to activate new ideas and transform those labels that risk no longer serving to address the relationship between early childhood and digital, especially after the impact of the COVID-19 pandemic. Rich in data, concrete case studies, interdisciplinary analyzes and operational proposals, the book is designed for parents, educators, teachers, students, social workers, professionals and figures with public roles and responsibilities and for all people who believe that attention pedagogy always comes before technological competence.

In un mondo in cui il digitale ormai non è solo più uno strumento, ma un vero e proprio tessuto connettivo che caratterizza sempre più tutte le dimensioni, gli spazi e i tempi del quotidiano, non ha più senso fare finta che la prima infanzia tra 0 e 6 anni possa rimanere in una bolla isolata o protetta da quello che capita intorno. L’obiettivo del libro è contenuto nel suo titolo: addomesticare gli schermi significa affrontare senza paura, ma in modo consapevole e strategico, la presenza del digitale nelle case, nei servizi per l’infanzia e in tutti i luoghi in cui i bambini e le bambine crescono e imparano. Ma significa anche non essere passivi o ingenui di fronte alle logiche economiche e al potere sociale e culturale del digitale, attivando capacità creative e opportunità di resistenza articolate e consapevoli, che permettano di considerare le necessità fisiche dei più piccoli e di garantire i loro diritti. Lo schermo diventa così una metafora per effettuare cinque movimenti: si parte dalla centralità dei bambini e dei loro bisogni; poi si riflette sui contenuti proposti dagli schermi, tra video, app e giochi; quindi si scopre cosa c’è dietro gli schermi, ovvero chi programma e progetta l’uso del digitale; poi si allarga lo sguardo a chi si nuove intorno agli schermi, ovvero gli adulti che vivono o lavorano con i bambini; infine si abbandonano gli schermi per provare ad attivare nuove idee e trasformare quelle etichette che rischiano di non servire più per affrontare il rapporto tra prima infanzia e digitale, soprattutto dopo l’impatto della pandemia da COVID-19. Ricco di dati, casi di studio concreti, analisi interdisciplinari e proposte operative, il libro è pensato per genitori, educatori, insegnanti, studenti, operatori sociali, professionisti e figure con ruoli e responsabilità pubbliche e per tutte le persone che credono che l’attenzione pedagogica venga sempre prima della competenza tecnologica.