Lo spirito del Novecento, con la sua messa in discussione dei valori costituiti della tradizione metafisica e religiosa occidentale, si manifesta anche nell’ambito della cosiddetta “settima arte” – (dopo musica, poesia, pittura, scultura, architettura, danza), secondo la definizione del 1923 dello scrittore e critico italiano Ricciotto Canudo, primo a rivendicare anche per la cinematografia lo statuto di arte e non soltanto quello di mero strumento di intrattenimento. In particolare in alcuni registi questo spirito riesce a incarnarsi in opere nelle quali la macchina da presa diventa mezzo di esplorazione interiore, capace di tradurre in forma visiva, in immagini, qualcosa di irriducibile alla comprensione razionale. In questa direzione, un emblematico e pregnante filone dell’arte cinematografica sembra rispondere a quell’urgenza tematica che in filosofia si caratterizza come “assenza del fondamento”, che si traduce in ambito esistenziale nella domanda sul senso della vita.
Basso, I. M., Cinema e riflessione filosofica sull’esistere, in M. Marianelli, L. M. M. M. G. D. (ed.), Anima, corpo, relazioni. Storia della filosofia da una prospettiva, Città Nuova, Roma 2022: 951- 957 [https://hdl.handle.net/10807/235011]
Cinema e riflessione filosofica sull’esistere
Basso, Ingrid Marina
2022
Abstract
Lo spirito del Novecento, con la sua messa in discussione dei valori costituiti della tradizione metafisica e religiosa occidentale, si manifesta anche nell’ambito della cosiddetta “settima arte” – (dopo musica, poesia, pittura, scultura, architettura, danza), secondo la definizione del 1923 dello scrittore e critico italiano Ricciotto Canudo, primo a rivendicare anche per la cinematografia lo statuto di arte e non soltanto quello di mero strumento di intrattenimento. In particolare in alcuni registi questo spirito riesce a incarnarsi in opere nelle quali la macchina da presa diventa mezzo di esplorazione interiore, capace di tradurre in forma visiva, in immagini, qualcosa di irriducibile alla comprensione razionale. In questa direzione, un emblematico e pregnante filone dell’arte cinematografica sembra rispondere a quell’urgenza tematica che in filosofia si caratterizza come “assenza del fondamento”, che si traduce in ambito esistenziale nella domanda sul senso della vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.