Attraverso l’analisi di scritti, interventi e appunti inediti, conservati nell’Archivio personale di Giuseppe Camadini, il saggio identifica la rilevanza – nella prospettiva del notaio bresciano – della preoccupazione di ripensare a una presenza efficace dei cattolici nella società italiana, in una temperie storica che ha messo fuori gioco vecchi strumenti di intervento. A partire da tale preoccupazione, Camadini ripensa alla storia del cattolicesimo bresciano fra Otto e Novecento – un «patrimonio» da cui ripartire con «impegno creativo» –, prendendo le distanze da chi si è servito del passato per alimentare dialettiche interne al mondo cattolico del secondo Novecento, quando si sono contrapposte identità di parte alternative, per Camadini connotate da integrismo sia a destra sia a sinistra. Le dinamiche reali della storia di Brescia cattolica, dai tempi di Giuseppe Tovini sino alla metà del Novecento, gli sembrano distanti dalla lettura di chi – in ambienti democristiani bresciani e nella stessa storiografia – ha sottolineato una divaricazione, per Camadini infondata, fra la linea di Tovini e l’eredità montiniana. Al notaio bresciano sembra invece utile evidenziare gli elementi che caratterizzano il modello bresciano, segnato da una fede incarnata nella quotidianità e aliena da intimismi e ideologismi, che ha proposto alternative reali al livello delle relazioni socio-economiche e della promozione sociale e culturale della popolazione.
Bocci, M., Tovini e Montini, modelli di sviluppo per il cattolicesimo bresciano e lombardo. La lezione di Giuseppe Camadini, in Scanzi, G. (ed.), Giuseppe Camadini (1931-2012), Studium, Roma 2023: 43- 65 [https://hdl.handle.net/10807/234570]
Tovini e Montini, modelli di sviluppo per il cattolicesimo bresciano e lombardo. La lezione di Giuseppe Camadini
Bocci, Maria
2023
Abstract
Attraverso l’analisi di scritti, interventi e appunti inediti, conservati nell’Archivio personale di Giuseppe Camadini, il saggio identifica la rilevanza – nella prospettiva del notaio bresciano – della preoccupazione di ripensare a una presenza efficace dei cattolici nella società italiana, in una temperie storica che ha messo fuori gioco vecchi strumenti di intervento. A partire da tale preoccupazione, Camadini ripensa alla storia del cattolicesimo bresciano fra Otto e Novecento – un «patrimonio» da cui ripartire con «impegno creativo» –, prendendo le distanze da chi si è servito del passato per alimentare dialettiche interne al mondo cattolico del secondo Novecento, quando si sono contrapposte identità di parte alternative, per Camadini connotate da integrismo sia a destra sia a sinistra. Le dinamiche reali della storia di Brescia cattolica, dai tempi di Giuseppe Tovini sino alla metà del Novecento, gli sembrano distanti dalla lettura di chi – in ambienti democristiani bresciani e nella stessa storiografia – ha sottolineato una divaricazione, per Camadini infondata, fra la linea di Tovini e l’eredità montiniana. Al notaio bresciano sembra invece utile evidenziare gli elementi che caratterizzano il modello bresciano, segnato da una fede incarnata nella quotidianità e aliena da intimismi e ideologismi, che ha proposto alternative reali al livello delle relazioni socio-economiche e della promozione sociale e culturale della popolazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.