Le donne Chitrakar del West Bengal, India, ci ricordano che l’identità e il lavoro cooperativo sono fondamentali. Attraverso la loro arte, infatti, le Citrakar (artiste, pittrici e cantastorie) rafforzano la loro identità innanzitutto come donne. Le tematiche illustrate nei patachitra ribadiscono quanto detto sopra e segnano una sorta di linea del tempo, dagli scroll degli antichi temi mitologici all’ apertura verso le vicende attuali. Questo aiuterebbe anche a creare interesse nelle giovani artiste affinché possano riprendere la tradizione dei loro padri e farne un mestiere che si aggiorna di volta in volta facendosi portavoce del mondo femminile di stampo sociale. Ho avuto modo di poter vedere confermate le mie opinioni in merito entrando in contatto personalmente con le artiste Swarna e Mamoni Citrakar in occasione della mostra Dipinti Cantati, le Singing Women della tradizone indiana (a cura di Laura Todeschini, coordinamento scientifico di Urmila Chakraborty e Giulia Ceschel) tenutasi nel 2012 a Milano presso WOW Spazio Fumetto. Ho posto loro diverse domande in particolare riguardanti il rapporto tra i viaggi e la loro professione. La risposta è stata positiva e ha sottolineato come aver portato questo mestiere anche fuori dal proprio luogo natale si è rivelato sempre molto importante. L’ Italia e Milano, infatti, sono state una sorpresa non tanto per la città e le sue bellezze, quanto per la cultura e la società che le due artiste hanno avuto modo di incontrare e il calore che da loro hanno percepito; questo non solo contestualmente alla loro esibizione ma anche nella preparazione della mostra, nell’ ospitalità ricevuta e nell’ apertura culturale dimostrata in quell’ occasione. L’ identità di queste donne rimane dunque locale ma si apre al mondo intero attraverso l’ attività di cantastorie in diverse città nelle quali è stato chiesto loro di esibirsi. Swarna Citrakar ha viaggiato molto in Europa. A questo proposito mi pare interessante richiamare l’attenzione su altre donne indiane eredi e testimoni della società hindu, ovvero le scrittrici dalit. A loro volta si battono per esprimere la propria identità ai margini della struttura sociale indiana attraverso un’ altra forma d’ arte, la letteratura. Nel contributo è riportata una traduzione a cura dell'autrice da hindi in italiano della poesia "Stri," "Donna", tratta dalla raccolta di poesie Hamare hisse ka suraj (in italiano, La nostra parte di sole). Sushila Takbhaure si sofferma particolarmente sulle donne dalit, la loro identità e la denuncia della loro condizione sociale.

Pintus, C., Le Singing Women del West Bengal e le donne dalit scrittrici: elementi comuni di affermazione identitaria e di denuncia sociale, in Giusti, M., Chakraborty, U. (ed.), Immagini storie parole. Dialoghi di formazione coi dipinti cantati delle donne Chitrakar del West Bengal, universitas studiorum, MANTOVA -- ITA 2014: 15- 20 [https://hdl.handle.net/10807/232512]

Le Singing Women del West Bengal e le donne dalit scrittrici: elementi comuni di affermazione identitaria e di denuncia sociale

Pintus, Consuelo
Primo
2014

Abstract

Le donne Chitrakar del West Bengal, India, ci ricordano che l’identità e il lavoro cooperativo sono fondamentali. Attraverso la loro arte, infatti, le Citrakar (artiste, pittrici e cantastorie) rafforzano la loro identità innanzitutto come donne. Le tematiche illustrate nei patachitra ribadiscono quanto detto sopra e segnano una sorta di linea del tempo, dagli scroll degli antichi temi mitologici all’ apertura verso le vicende attuali. Questo aiuterebbe anche a creare interesse nelle giovani artiste affinché possano riprendere la tradizione dei loro padri e farne un mestiere che si aggiorna di volta in volta facendosi portavoce del mondo femminile di stampo sociale. Ho avuto modo di poter vedere confermate le mie opinioni in merito entrando in contatto personalmente con le artiste Swarna e Mamoni Citrakar in occasione della mostra Dipinti Cantati, le Singing Women della tradizone indiana (a cura di Laura Todeschini, coordinamento scientifico di Urmila Chakraborty e Giulia Ceschel) tenutasi nel 2012 a Milano presso WOW Spazio Fumetto. Ho posto loro diverse domande in particolare riguardanti il rapporto tra i viaggi e la loro professione. La risposta è stata positiva e ha sottolineato come aver portato questo mestiere anche fuori dal proprio luogo natale si è rivelato sempre molto importante. L’ Italia e Milano, infatti, sono state una sorpresa non tanto per la città e le sue bellezze, quanto per la cultura e la società che le due artiste hanno avuto modo di incontrare e il calore che da loro hanno percepito; questo non solo contestualmente alla loro esibizione ma anche nella preparazione della mostra, nell’ ospitalità ricevuta e nell’ apertura culturale dimostrata in quell’ occasione. L’ identità di queste donne rimane dunque locale ma si apre al mondo intero attraverso l’ attività di cantastorie in diverse città nelle quali è stato chiesto loro di esibirsi. Swarna Citrakar ha viaggiato molto in Europa. A questo proposito mi pare interessante richiamare l’attenzione su altre donne indiane eredi e testimoni della società hindu, ovvero le scrittrici dalit. A loro volta si battono per esprimere la propria identità ai margini della struttura sociale indiana attraverso un’ altra forma d’ arte, la letteratura. Nel contributo è riportata una traduzione a cura dell'autrice da hindi in italiano della poesia "Stri," "Donna", tratta dalla raccolta di poesie Hamare hisse ka suraj (in italiano, La nostra parte di sole). Sushila Takbhaure si sofferma particolarmente sulle donne dalit, la loro identità e la denuncia della loro condizione sociale.
2014
Italiano
Immagini storie parole. Dialoghi di formazione coi dipinti cantati delle donne Chitrakar del West Bengal
9788897683391
universitas studiorum
Pintus, C., Le Singing Women del West Bengal e le donne dalit scrittrici: elementi comuni di affermazione identitaria e di denuncia sociale, in Giusti, M., Chakraborty, U. (ed.), Immagini storie parole. Dialoghi di formazione coi dipinti cantati delle donne Chitrakar del West Bengal, universitas studiorum, MANTOVA -- ITA 2014: 15- 20 [https://hdl.handle.net/10807/232512]
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