Dopo due anni di pandemia, l’Italia si ritrova con un debito pubblico di oltre 2.700 miliardi di euro, il 155% del PIL, il livello più alto in perio­do di pace mai accumulato dal Paese. Sono più di 45.000 euro a testa per italiano, infanti com­presi. Come ci siamo arrivati? Che conseguenze ha un debito così alto sul funzionamento dell’economia? Dobbiamo preoccuparcene? E soprattutto, come possiamo uscirne? Per rispondere bisogna anzitutto capire cos’è davvero il debito pubblico, a cosa serve, cosa ne garantisce la sostenibilità nel tempo. E per far­lo occorre anche chiarire come siamo arrivati a questo punto, tra la visione corta dei governan­ti e la furbizia sciocca dei governati, aggravate dalle inefficienti dinamiche politico-istituzionali. Dopo aver discusso criticamente le soluzioni fa­cili e apparentemente indolori al problema, così popolari sui social (a cominciare dal ripudio del debito, la sua ristrutturazione, l’uscita dall’euro e le possibili patrimoniali, per finire con il sogno della monetizzazione perpetua, l’equivalente moderno dalla manna biblica), nel saggio Debito pubblico Massimo Bordignon e Gilberto Turati suggeri­scono una via d’uscita per il futuro. Perché se è vero che il mostro è brutto, non è però imbatti­bile. Sempre che si voglia batterlo. Viviamo in un mondo strutturalmente diverso dal passato e i tassi di interesse resteranno bas­si per lungo tempo. Questo offre la possibilità di ridurre significativamente il peso del debito italiano a costi limitati. Ma va ritrovata la strada della crescita, sfruttando gli spazi offerti dalle nuove politiche europee e avviando la realizza­zione delle molte riforme di cui il Paese necessita da tempo. Un’opportunità unica che sarebbe im­perdonabile non cogliere.

Bordignon, M., Turati, G., Debito pubblico. Come ci siamo arrivati e come sopravvivergli, Vita e Pensiero, Milano 2022: 258 [https://hdl.handle.net/10807/232450]

Debito pubblico. Come ci siamo arrivati e come sopravvivergli

Bordignon, Massimo;Turati, Gilberto
2022

Abstract

Dopo due anni di pandemia, l’Italia si ritrova con un debito pubblico di oltre 2.700 miliardi di euro, il 155% del PIL, il livello più alto in perio­do di pace mai accumulato dal Paese. Sono più di 45.000 euro a testa per italiano, infanti com­presi. Come ci siamo arrivati? Che conseguenze ha un debito così alto sul funzionamento dell’economia? Dobbiamo preoccuparcene? E soprattutto, come possiamo uscirne? Per rispondere bisogna anzitutto capire cos’è davvero il debito pubblico, a cosa serve, cosa ne garantisce la sostenibilità nel tempo. E per far­lo occorre anche chiarire come siamo arrivati a questo punto, tra la visione corta dei governan­ti e la furbizia sciocca dei governati, aggravate dalle inefficienti dinamiche politico-istituzionali. Dopo aver discusso criticamente le soluzioni fa­cili e apparentemente indolori al problema, così popolari sui social (a cominciare dal ripudio del debito, la sua ristrutturazione, l’uscita dall’euro e le possibili patrimoniali, per finire con il sogno della monetizzazione perpetua, l’equivalente moderno dalla manna biblica), nel saggio Debito pubblico Massimo Bordignon e Gilberto Turati suggeri­scono una via d’uscita per il futuro. Perché se è vero che il mostro è brutto, non è però imbatti­bile. Sempre che si voglia batterlo. Viviamo in un mondo strutturalmente diverso dal passato e i tassi di interesse resteranno bas­si per lungo tempo. Questo offre la possibilità di ridurre significativamente il peso del debito italiano a costi limitati. Ma va ritrovata la strada della crescita, sfruttando gli spazi offerti dalle nuove politiche europee e avviando la realizza­zione delle molte riforme di cui il Paese necessita da tempo. Un’opportunità unica che sarebbe im­perdonabile non cogliere.
2022
Italiano
Monografia o trattato scientifico
Vita e Pensiero
Bordignon, M., Turati, G., Debito pubblico. Come ci siamo arrivati e come sopravvivergli, Vita e Pensiero, Milano 2022: 258 [https://hdl.handle.net/10807/232450]
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