Il regime giuridico dei beni culturali di interesse religioso non differisce, di base, da quello generale dettato per i beni culturali tout court. La loro peculiarità – la destinazione al culto ed a scopi religiosi – non manca però, di influenzare alcuni aspetti specifici del loro status giuridico. Sulla scorta degli impegni pattizi sottoscritti con la Chiesa cattolica, ripresi dalle intese con alcune confessioni religiose di minoranza e poi ribaditi e precisati dall’art. 9 del Codice Urbani, è stato infatti riaffermato che tutte le azioni per la salvaguardia, valorizzazione e godimento, nonché il riuso, che tocchino tali beni appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche, dovranno essere sviluppate tenendo conto delle specifiche esigenze religiose attuali e/o pregresse, previo il raggiungimento di un accordo con le competenti autorità confessionali. La cifra della peculiarità della materia consiste quindi nel metodo di collaborazione non solo tra autorità civili e religiose, ma anche tra queste ultime e le agenzie pubbliche e private che sul territorio pongono in essere azioni di progettazione e sostegno al patrimonio culturale di interesse religioso.
Chizzoniti, A. G. M., Gianfreda, A., La disciplina di diritto ecclesiastico italiano, in Acri, C. P. L. A. E. I. B. C. (ed.), Beni ecclesiastici di interesse culturale. Ordinamento, conservazione, valorizzazione, Il Mulino, Bologna 2021: 140- 163 [https://hdl.handle.net/10807/231297]
La disciplina di diritto ecclesiastico italiano
Chizzoniti, Antonio Giuseppe Maria;Gianfreda, Anna
2021
Abstract
Il regime giuridico dei beni culturali di interesse religioso non differisce, di base, da quello generale dettato per i beni culturali tout court. La loro peculiarità – la destinazione al culto ed a scopi religiosi – non manca però, di influenzare alcuni aspetti specifici del loro status giuridico. Sulla scorta degli impegni pattizi sottoscritti con la Chiesa cattolica, ripresi dalle intese con alcune confessioni religiose di minoranza e poi ribaditi e precisati dall’art. 9 del Codice Urbani, è stato infatti riaffermato che tutte le azioni per la salvaguardia, valorizzazione e godimento, nonché il riuso, che tocchino tali beni appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche, dovranno essere sviluppate tenendo conto delle specifiche esigenze religiose attuali e/o pregresse, previo il raggiungimento di un accordo con le competenti autorità confessionali. La cifra della peculiarità della materia consiste quindi nel metodo di collaborazione non solo tra autorità civili e religiose, ma anche tra queste ultime e le agenzie pubbliche e private che sul territorio pongono in essere azioni di progettazione e sostegno al patrimonio culturale di interesse religioso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.