L’esistenza è vissuta con consapevolezza quando si ‘ritrova’ di là dall’anonimato e dall’impersonalità. La persona deve esser ‘mostrata a se stessa’ nella sua possibile autenticità: la testimonianza ha il compito di attestare un poter-essere progettuale e significativo. L’azione pedagogica incoraggia ed orienta l’educando a ‘promettersi’ per edificarsi nella libertà di un irrepetibile slancio personale, di un impegno socio-politico, nella nobiltà (come rifiuto del degradante) e nella levità che può sperimentare vivendo nella dimensione del ludico e del poetico. La sollecitudine trasformatrice rinvenibile nell’esperienza della testimonianza aiuta a comprendere la dimensione normativa della promessa pedagogica: essa può essere intesa a custodia della formazione, della sua libertà e vocazione. La coscienza/attestazione si inscrive in modo pertinente nella problematica della ricerca della verità attraverso la triade pratica composta dall’etica, dalla moralità e dalla convinzione. L’ontologia pedagogica collega indissolubilmente la costituzione esistenziale del singolo al suo poter essere: la chiamata della coscienza può risvegliare e svelare, riguarda il mistero della persona, tra volontario ed involontario; rappresenta allo stesso tempo una tensione progettuale e un’intenzionale apertura verso l’altro e verso l’Alto, definibile come la qualità promettente dischiusa dalla testimonianza pedagogica.
Malavasi, P., Educare. Promessa, testimonianza, alterità, in Antonietti, A., Triani, P. (ed.), PENSARE E INNOVARE L’EDUCAZIONEScritti in memoria di Cesare Scurati, Vita e Pensiero, Milano 2012: 135- 141 [https://hdl.handle.net/10807/229550]
Educare. Promessa, testimonianza, alterità
Malavasi, Pierluigi
2012
Abstract
L’esistenza è vissuta con consapevolezza quando si ‘ritrova’ di là dall’anonimato e dall’impersonalità. La persona deve esser ‘mostrata a se stessa’ nella sua possibile autenticità: la testimonianza ha il compito di attestare un poter-essere progettuale e significativo. L’azione pedagogica incoraggia ed orienta l’educando a ‘promettersi’ per edificarsi nella libertà di un irrepetibile slancio personale, di un impegno socio-politico, nella nobiltà (come rifiuto del degradante) e nella levità che può sperimentare vivendo nella dimensione del ludico e del poetico. La sollecitudine trasformatrice rinvenibile nell’esperienza della testimonianza aiuta a comprendere la dimensione normativa della promessa pedagogica: essa può essere intesa a custodia della formazione, della sua libertà e vocazione. La coscienza/attestazione si inscrive in modo pertinente nella problematica della ricerca della verità attraverso la triade pratica composta dall’etica, dalla moralità e dalla convinzione. L’ontologia pedagogica collega indissolubilmente la costituzione esistenziale del singolo al suo poter essere: la chiamata della coscienza può risvegliare e svelare, riguarda il mistero della persona, tra volontario ed involontario; rappresenta allo stesso tempo una tensione progettuale e un’intenzionale apertura verso l’altro e verso l’Alto, definibile come la qualità promettente dischiusa dalla testimonianza pedagogica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.