La lettura fichtiana del fenomeno religioso assume nell'Introduzione alla vita beata una curvatura nettamente speculativa. Tutta la prima parte dell'opera argomenta attorno e a sostegno di una precisa tesi ontologica: l'essere è puramente, incondizionatamente in virtù di se stesso, come quieta identità che invariabilmente è e sussiste; l'immagine di questo essere, in se stesso assolutamente essente, è la sua medesima esistenza, è il sapere e la rappresentazione. In breve, v'è l'essere: fuori di esso solo quel suo "non", quel genere di non-essere che è il sapere. Ma quest'ultimo , il sapere, è l'esistenza divina stessa nel solo modo in cui possiamo dirne e formarcene un'immagine. L'esistenza dell'essere è la sua unica forma concepibile-rappresentabile, la sua unica icona. Qui tutta la scienza e la coscienza possibili: istituite nella differenza che sussiste in quanto prospettiva finita, nel discrimine su cui si distende il differire, la diversità e la connessione. C'è sapere esclusivamente nella e della differenza, nella e della figura, nella e della coscienza. La coscienza è "in quanto" rapporto formale-immaginale con l'essere che non diviene né si disperde, con l'essere che, diffluendo, si eventualizza e assume forma luminosa. Pensabile è soltanto il rappresentabile: il pensiero non è pensiero dell'essere sic et simpliciter, bensì dell'essere "in quanto" è; non dell'incondizionatezza d'essere ma della determinazione che, caratterizzandolo "in quanto" essere, lo esprime mentre lo rivela, e dicendolo ne nega qualsiasi "detto". Il sapere è, qua talis, immagine, icona. Non v'è forma conoscibile ed esprimibile se non in quanto questa ha in sé tenore immaginale, natura rappresentativa. L'immaginazione si mostra ancora una volta, pur con tratti diversi da quelli posseduti nella prima Grundlage fichtiana, concetto inaggirabile per affrontare e discutere l'essere e il sapere.

Boffi, G., Immaginazione e religione nell'"Introduzione alla vita beata" di Johann Gottlieb Fichte: il dire; l'immaginare; l'essere, in Boffi Guid, B. G., Buzzi, F. (ed.), J.G. FICHTE, Introduzione alla vita beata, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2004: 15- 51 [http://hdl.handle.net/10807/22852]

Immaginazione e religione nell'"Introduzione alla vita beata" di Johann Gottlieb Fichte: il dire; l'immaginare; l'essere

Boffi, Guido
2004

Abstract

La lettura fichtiana del fenomeno religioso assume nell'Introduzione alla vita beata una curvatura nettamente speculativa. Tutta la prima parte dell'opera argomenta attorno e a sostegno di una precisa tesi ontologica: l'essere è puramente, incondizionatamente in virtù di se stesso, come quieta identità che invariabilmente è e sussiste; l'immagine di questo essere, in se stesso assolutamente essente, è la sua medesima esistenza, è il sapere e la rappresentazione. In breve, v'è l'essere: fuori di esso solo quel suo "non", quel genere di non-essere che è il sapere. Ma quest'ultimo , il sapere, è l'esistenza divina stessa nel solo modo in cui possiamo dirne e formarcene un'immagine. L'esistenza dell'essere è la sua unica forma concepibile-rappresentabile, la sua unica icona. Qui tutta la scienza e la coscienza possibili: istituite nella differenza che sussiste in quanto prospettiva finita, nel discrimine su cui si distende il differire, la diversità e la connessione. C'è sapere esclusivamente nella e della differenza, nella e della figura, nella e della coscienza. La coscienza è "in quanto" rapporto formale-immaginale con l'essere che non diviene né si disperde, con l'essere che, diffluendo, si eventualizza e assume forma luminosa. Pensabile è soltanto il rappresentabile: il pensiero non è pensiero dell'essere sic et simpliciter, bensì dell'essere "in quanto" è; non dell'incondizionatezza d'essere ma della determinazione che, caratterizzandolo "in quanto" essere, lo esprime mentre lo rivela, e dicendolo ne nega qualsiasi "detto". Il sapere è, qua talis, immagine, icona. Non v'è forma conoscibile ed esprimibile se non in quanto questa ha in sé tenore immaginale, natura rappresentativa. L'immaginazione si mostra ancora una volta, pur con tratti diversi da quelli posseduti nella prima Grundlage fichtiana, concetto inaggirabile per affrontare e discutere l'essere e il sapere.
2004
Italiano
J.G. FICHTE, Introduzione alla vita beata
88-215-4989-5
Edizioni San Paolo
Boffi, G., Immaginazione e religione nell'"Introduzione alla vita beata" di Johann Gottlieb Fichte: il dire; l'immaginare; l'essere, in Boffi Guid, B. G., Buzzi, F. (ed.), J.G. FICHTE, Introduzione alla vita beata, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2004: 15- 51 [http://hdl.handle.net/10807/22852]
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