In risposta al tema del Volume incentrato sulla ritualità legata all’atto costruttivo e fondatorio durante la romanità l’A. sottopone al dibattito la nutritissima documentazione archeologica relativa ad opere ipogee tipiche dei terreni in stato di imbibizione. Si tratta di strutture ad anfore poste nel terreno per migliorare la sua capacità di portanza e quindi di interventi di bonifica che oggi definiremmo geotecnica o idraulica, a seconda delle finalità. Effettuando un confronto fra situazioni di scavo e contesti archeologici, capacità e consapevolezza degli antichi tecnici rispetto alle problematiche dei suoli e del costruire, ma anche attenzione verso la normativa giuridica e verso i dettami della religio, l’A. analizza i termini del problema, giungendo a chiedersi se anche per le bonifiche sussistesse l’esigenza di ritualità: ponendo una serie di questioni in merito, si sofferma in particolare su una delle bonifiche con anfore considerate, data la presenza di reperti integri la cui morfologia deposizionale può essere assolutamente coerente con un rituale di fondazione. Conclude manifestando la necessità di operare durante lo scavo delle strutture ad anfore una più ‘sensibile’ lettura del contesto litologico e materiale, in funzione della registrazione di tutti quei dati ‘irripetibili’, che potrebbero illuminare anche sui risvolti sacrali di interventi fondatori di tal natura.

Antico Gallina, M., Sistemi ad anfore per la bonifica dei terreni di fondazione: una sacralità disattesa?, in H. Di Giuseppe, M. S. (ed.), I riti del costruire nelle acque violate, Bardi, Roma 2010: 295- 316 [http://hdl.handle.net/10807/22678]

Sistemi ad anfore per la bonifica dei terreni di fondazione: una sacralità disattesa?

Antico Gallina, Mariavittoria
2010

Abstract

In risposta al tema del Volume incentrato sulla ritualità legata all’atto costruttivo e fondatorio durante la romanità l’A. sottopone al dibattito la nutritissima documentazione archeologica relativa ad opere ipogee tipiche dei terreni in stato di imbibizione. Si tratta di strutture ad anfore poste nel terreno per migliorare la sua capacità di portanza e quindi di interventi di bonifica che oggi definiremmo geotecnica o idraulica, a seconda delle finalità. Effettuando un confronto fra situazioni di scavo e contesti archeologici, capacità e consapevolezza degli antichi tecnici rispetto alle problematiche dei suoli e del costruire, ma anche attenzione verso la normativa giuridica e verso i dettami della religio, l’A. analizza i termini del problema, giungendo a chiedersi se anche per le bonifiche sussistesse l’esigenza di ritualità: ponendo una serie di questioni in merito, si sofferma in particolare su una delle bonifiche con anfore considerate, data la presenza di reperti integri la cui morfologia deposizionale può essere assolutamente coerente con un rituale di fondazione. Conclude manifestando la necessità di operare durante lo scavo delle strutture ad anfore una più ‘sensibile’ lettura del contesto litologico e materiale, in funzione della registrazione di tutti quei dati ‘irripetibili’, che potrebbero illuminare anche sui risvolti sacrali di interventi fondatori di tal natura.
2010
Italiano
I riti del costruire nelle acque violate
978-8888620831
Antico Gallina, M., Sistemi ad anfore per la bonifica dei terreni di fondazione: una sacralità disattesa?, in H. Di Giuseppe, M. S. (ed.), I riti del costruire nelle acque violate, Bardi, Roma 2010: 295- 316 [http://hdl.handle.net/10807/22678]
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