Chiavenna (SO), posta su una delle principali vie di attraversamento dell’arco alpino centrale, è stato uno dei più importati centri di produzione di recipienti in pietra ollare, grazie alle cave di talcoscisto prossime all’abitato. Recenti indagini archeologiche in via Picchi hanno individuato un impianto residenziale sorto nel I secolo d. C. e frequentato sino al VI secolo che ha restituito una grande quantità di questi manufatti. Lo studio di tali reperti consente pertanto di riconoscere l’evoluzione di questa attività produttiva dalla prima età imperiale sino all’altomedioevo. Nel periodo tardoantico, in particolare, quando l’escavazione manuale di blocchi viene sostituita dalla foggiatura al tornio meccanico, il ventaglio tipologico si arricchisce notevolmente e si producono forme da cucina, conserva e da mensa che tendono a sostituire analoghi recipienti in ceramica. Un’affermazione ancora più sensibile si riscontra nei depositi altomedievali, quando quelli in pietra ollare sono praticamente gli unici recipienti attestati nei depositi indagati. I numerosi residui e scarti di lavorazione offrono inoltre la possibilità di indagare sui procedimenti di foggiatura e gli sviluppi della tecnologia di lavorazione.

Sannazaro, M., Pietra ollare: una risorsa alpina. Considerazioni su recenti ritrovamenti a Chiavenna (SO), in De Minici E, D. M. E., Pavolini C, P. C. (ed.), Risorse naturali e attività produttive: Ferento a confronto con altre realtà, Atti del II Convegno di Studi in memoria di Gabriella Maetzke (Viterbo 27-28 aprile 2010), Università degli studi della Tuscia, Viterbo 2011: 229- 247 [http://hdl.handle.net/10807/22266]

Pietra ollare: una risorsa alpina. Considerazioni su recenti ritrovamenti a Chiavenna (SO)

Sannazaro, Marco
2011

Abstract

Chiavenna (SO), posta su una delle principali vie di attraversamento dell’arco alpino centrale, è stato uno dei più importati centri di produzione di recipienti in pietra ollare, grazie alle cave di talcoscisto prossime all’abitato. Recenti indagini archeologiche in via Picchi hanno individuato un impianto residenziale sorto nel I secolo d. C. e frequentato sino al VI secolo che ha restituito una grande quantità di questi manufatti. Lo studio di tali reperti consente pertanto di riconoscere l’evoluzione di questa attività produttiva dalla prima età imperiale sino all’altomedioevo. Nel periodo tardoantico, in particolare, quando l’escavazione manuale di blocchi viene sostituita dalla foggiatura al tornio meccanico, il ventaglio tipologico si arricchisce notevolmente e si producono forme da cucina, conserva e da mensa che tendono a sostituire analoghi recipienti in ceramica. Un’affermazione ancora più sensibile si riscontra nei depositi altomedievali, quando quelli in pietra ollare sono praticamente gli unici recipienti attestati nei depositi indagati. I numerosi residui e scarti di lavorazione offrono inoltre la possibilità di indagare sui procedimenti di foggiatura e gli sviluppi della tecnologia di lavorazione.
2011
Italiano
Risorse naturali e attività produttive: Ferento a confronto con altre realtà, Atti del II Convegno di Studi in memoria di Gabriella Maetzke (Viterbo 27-28 aprile 2010)
978-88-97516-02-6
Sannazaro, M., Pietra ollare: una risorsa alpina. Considerazioni su recenti ritrovamenti a Chiavenna (SO), in De Minici E, D. M. E., Pavolini C, P. C. (ed.), Risorse naturali e attività produttive: Ferento a confronto con altre realtà, Atti del II Convegno di Studi in memoria di Gabriella Maetzke (Viterbo 27-28 aprile 2010), Università degli studi della Tuscia, Viterbo 2011: 229- 247 [http://hdl.handle.net/10807/22266]
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