In molte aziende, la valutazione delle rimanenze rappresenta un passaggio fondamentale per la determinazione del risultato di esercizio. Questo accade, soprattutto, quando al termine dell’esercizio il ciclo produttivo non è ancora terminato o quando vi sono giacenze di beni invenduti o non ancora utilizzati. In questi casi, per una corretta determinazione del risultato di esercizio, risulta fondamentale attribuire un valore a tutti quei beni che sono espressione di processi produttivi e commerciali iniziati e non conclusi alla fine del periodo amministrativo. Se per i beni “non fungibili” o specifici, tale valore è individuabile in modo relativamente lineare (il che non significa più facile, n.d.r.), per tutti i beni non dotati di individualità (cd. “beni fungibili”) il processo valutativo può richiedere alcune scelte di metodo ulteriori. In ottica prudenziale, la valutazione delle rimanenze è ancorata al relativo costo, sia esso di acquisto o di produzione. A tale scopo, il Codice Civile e i principi contabili disciplinano in maniera specifica i metodi di valutazione del costo delle rimanenze, lasciando al redattore del bilancio la scelta tra le varie alternative. Per evitare distorsioni, i valori iscritti in bilancio, determinati in base al criterio del costo, non dovranno in ogni caso superare il valore di presunto realizzo dei beni.

Daniele, M., Le rimanenze di esercizio, in Russo, P., Cantù, E., Pettinicchio, A., Daniele, M. (ed.), Il bilancio di esercizio, Mc Graw Hill, Milano 2022: 337- 363 [http://hdl.handle.net/10807/215473]

Le rimanenze di esercizio

Daniele, Mario
2022

Abstract

In molte aziende, la valutazione delle rimanenze rappresenta un passaggio fondamentale per la determinazione del risultato di esercizio. Questo accade, soprattutto, quando al termine dell’esercizio il ciclo produttivo non è ancora terminato o quando vi sono giacenze di beni invenduti o non ancora utilizzati. In questi casi, per una corretta determinazione del risultato di esercizio, risulta fondamentale attribuire un valore a tutti quei beni che sono espressione di processi produttivi e commerciali iniziati e non conclusi alla fine del periodo amministrativo. Se per i beni “non fungibili” o specifici, tale valore è individuabile in modo relativamente lineare (il che non significa più facile, n.d.r.), per tutti i beni non dotati di individualità (cd. “beni fungibili”) il processo valutativo può richiedere alcune scelte di metodo ulteriori. In ottica prudenziale, la valutazione delle rimanenze è ancorata al relativo costo, sia esso di acquisto o di produzione. A tale scopo, il Codice Civile e i principi contabili disciplinano in maniera specifica i metodi di valutazione del costo delle rimanenze, lasciando al redattore del bilancio la scelta tra le varie alternative. Per evitare distorsioni, i valori iscritti in bilancio, determinati in base al criterio del costo, non dovranno in ogni caso superare il valore di presunto realizzo dei beni.
2022
Italiano
Il bilancio di esercizio
978-88-386-5739-9
Mc Graw Hill
Daniele, M., Le rimanenze di esercizio, in Russo, P., Cantù, E., Pettinicchio, A., Daniele, M. (ed.), Il bilancio di esercizio, Mc Graw Hill, Milano 2022: 337- 363 [http://hdl.handle.net/10807/215473]
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10807/215473
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact