Una conversazione al telefono può dirci molto di una persona e nello stesso tempo permette anche di nascondere, bleffare, riguardo all’aspetto, alla occupazione, alla sofferenza che si prova. Non siamo esposti allo sguardo del nostro interlocutore che proverà ad immaginarci attraverso i segnali che lo raggiungono: le caratteristiche della nostra voce e lo stile, il modo con cui la usiamo, insieme a ciò che in quel momento stiamo comunicando. La voce ci presenta al nostro interlocutore che inferisce agilmente il sesso, ci attribuisce una età e delle caratteristiche personali, quali la sicurezza o insicurezza, il grado di cultura, il nostro stato emotivo. Tuttavia, molti sono i margini di finzione, o anche solo di nascondimento, perché il telefono lascia molti gradi di libertà nel sottrarsi allo sguardo dell’altro e al suo “esame”. La conversazione telefonica unisce, quindi, strumenti potenti di narrazione di sè e di contatto come la voce e il discorso, con un medium - il telefono - che lascia ai due interlocutori l’ampia possibilità di valutare e modificare il registro di confidenza (estrema, attenuata, o addirittura simulata) e non chiede un contatto fisico e contestuale diretto e invasivo. In questo contributo proviamo ad approfondire la nostra conoscenza dell’uno e dell’altro, della voce e del medium, per utilizzarli entrambi nelle loro potenzialità .
Ciceri, M. R., Ti chiamo, quindi esisto. La voce: presenza, identità e strumento di azione, in Bertani, B., Ciceri, M. R. (ed.), Contatti sul filo. Call center tra moderne e tradizionali modalità di comunicazione, Franco Angeli, Milano 2009: 11- 26 [http://hdl.handle.net/10807/21473]
Ti chiamo, quindi esisto. La voce: presenza, identità e strumento di azione
Ciceri, Maria Rita
2009
Abstract
Una conversazione al telefono può dirci molto di una persona e nello stesso tempo permette anche di nascondere, bleffare, riguardo all’aspetto, alla occupazione, alla sofferenza che si prova. Non siamo esposti allo sguardo del nostro interlocutore che proverà ad immaginarci attraverso i segnali che lo raggiungono: le caratteristiche della nostra voce e lo stile, il modo con cui la usiamo, insieme a ciò che in quel momento stiamo comunicando. La voce ci presenta al nostro interlocutore che inferisce agilmente il sesso, ci attribuisce una età e delle caratteristiche personali, quali la sicurezza o insicurezza, il grado di cultura, il nostro stato emotivo. Tuttavia, molti sono i margini di finzione, o anche solo di nascondimento, perché il telefono lascia molti gradi di libertà nel sottrarsi allo sguardo dell’altro e al suo “esame”. La conversazione telefonica unisce, quindi, strumenti potenti di narrazione di sè e di contatto come la voce e il discorso, con un medium - il telefono - che lascia ai due interlocutori l’ampia possibilità di valutare e modificare il registro di confidenza (estrema, attenuata, o addirittura simulata) e non chiede un contatto fisico e contestuale diretto e invasivo. In questo contributo proviamo ad approfondire la nostra conoscenza dell’uno e dell’altro, della voce e del medium, per utilizzarli entrambi nelle loro potenzialità .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.