“Fuori dai cori” è un’espressione che bene si presta a descrivere la personalità di fra Damiano Zambelli (Bergamo, 1480 circa - Bologna, 1549), il principale esponente dell’arte del mosaico di legname del XVI secolo. È una locuzione adatta al personaggio almeno per tre ragioni. Innanzitutto, alla lettera, per la sua natura di converso domenicano, a cui l’ufficio corale era precluso e che pertanto fu destinato all’attività manuale e artigianale, che egli seppe trasformare nella sua alta specializzazione. Inoltre, nel significato più figurato del modo di dire, per il suo ruolo di innovatore della tecnica dell’intarsio, riconosciutogli addirittura da Giorgio Vasari. Infine, tornando al senso letterale, per via della variegata produzione dell’artista, che non si limitò alla realizzazione tradizionale di arredi liturgici e mobili presbiteriali, ma suscitò precocemente anche gli interessi privati, attraverso l’esecuzione di veri e propri “quadri di tarsia”, presto collezionati da numerosi estimatori.
Mascheretti, L. (ed.), Fuori dai cori. Tre “quadri di tarsia” di fra Damiano Zambelli da Bergamo, Edition Ligea, Paris 2021: 95 [http://hdl.handle.net/10807/207450]
Fuori dai cori. Tre “quadri di tarsia” di fra Damiano Zambelli da Bergamo
Mascheretti, Lorenzo
Primo
2021
Abstract
“Fuori dai cori” è un’espressione che bene si presta a descrivere la personalità di fra Damiano Zambelli (Bergamo, 1480 circa - Bologna, 1549), il principale esponente dell’arte del mosaico di legname del XVI secolo. È una locuzione adatta al personaggio almeno per tre ragioni. Innanzitutto, alla lettera, per la sua natura di converso domenicano, a cui l’ufficio corale era precluso e che pertanto fu destinato all’attività manuale e artigianale, che egli seppe trasformare nella sua alta specializzazione. Inoltre, nel significato più figurato del modo di dire, per il suo ruolo di innovatore della tecnica dell’intarsio, riconosciutogli addirittura da Giorgio Vasari. Infine, tornando al senso letterale, per via della variegata produzione dell’artista, che non si limitò alla realizzazione tradizionale di arredi liturgici e mobili presbiteriali, ma suscitò precocemente anche gli interessi privati, attraverso l’esecuzione di veri e propri “quadri di tarsia”, presto collezionati da numerosi estimatori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.