La storia dell’Iran contemporaneo è attraversata da numerose rivoluzioni la cui essenza rimane a prima vista difficile da decifrare. La natura rivoluzionaria della politica persiana, e poi iraniana, si manifesta già alla fine del XIX secolo, quando durante la cosiddetta Rivoluzione costituzionale (1905-1906) emergono nuovi attori politici e la consapevolezza di classi sociali transnazionali. Certo, l’Iran di oggi ha ereditato alcune delle sue peculiarità dal movimento costituzionale, ma la rivoluzione del 1979 rifletteva anche determinate tendenze che si stavano diffondendo su scala internazionale, come l’Islam politico e l’ideologia di sinistra. L’epocale rivoluzione del 1979 aprì la strada alla fondazione della Repubblica islamica, un sistema politico ibrido in cui l’élite politica continua a definirsi enqelabi (rivoluzionaria) per affermare la propria adesione ai principi della rivoluzione, cioè a quei valori definiti soprattutto dai radicali religiosi che negli anni Ottanta monopolizzarono la scena politica escludendo altri gruppi. A quarant’anni di distanza, l’establishment politico e in particolare alcune delle sue espressioni, conservano la retorica rivoluzionaria come elemento essenziale per la salvaguardia della loro legittimità interna. Manifestazioni sponsorizzate dallo Stato in cui si scandisce “morte all’America” ricordano lo zelo e gli slogan rivoluzionari degli anni Ottanta. Ciò potrebbe indicare che la rivoluzione non sia finita, ma continui a fornire riferimenti retorici per l’azione politica. Al mutare delle condizioni nazionali e internazionali, tuttavia, la narrazione antimperialista, così come altre rivendicazioni che hanno caratterizzato la rivoluzione del 1979, ha assunto una portata e significati diversi.

Perletta, G., L’Iran è ancora uno stato rivoluzionario? , 2020 [http://hdl.handle.net/10807/202162]

L’Iran è ancora uno stato rivoluzionario?

Perletta, Giorgia
2020

Abstract

La storia dell’Iran contemporaneo è attraversata da numerose rivoluzioni la cui essenza rimane a prima vista difficile da decifrare. La natura rivoluzionaria della politica persiana, e poi iraniana, si manifesta già alla fine del XIX secolo, quando durante la cosiddetta Rivoluzione costituzionale (1905-1906) emergono nuovi attori politici e la consapevolezza di classi sociali transnazionali. Certo, l’Iran di oggi ha ereditato alcune delle sue peculiarità dal movimento costituzionale, ma la rivoluzione del 1979 rifletteva anche determinate tendenze che si stavano diffondendo su scala internazionale, come l’Islam politico e l’ideologia di sinistra. L’epocale rivoluzione del 1979 aprì la strada alla fondazione della Repubblica islamica, un sistema politico ibrido in cui l’élite politica continua a definirsi enqelabi (rivoluzionaria) per affermare la propria adesione ai principi della rivoluzione, cioè a quei valori definiti soprattutto dai radicali religiosi che negli anni Ottanta monopolizzarono la scena politica escludendo altri gruppi. A quarant’anni di distanza, l’establishment politico e in particolare alcune delle sue espressioni, conservano la retorica rivoluzionaria come elemento essenziale per la salvaguardia della loro legittimità interna. Manifestazioni sponsorizzate dallo Stato in cui si scandisce “morte all’America” ricordano lo zelo e gli slogan rivoluzionari degli anni Ottanta. Ciò potrebbe indicare che la rivoluzione non sia finita, ma continui a fornire riferimenti retorici per l’azione politica. Al mutare delle condizioni nazionali e internazionali, tuttavia, la narrazione antimperialista, così come altre rivendicazioni che hanno caratterizzato la rivoluzione del 1979, ha assunto una portata e significati diversi.
2020
Italiano
Perletta, G., L’Iran è ancora uno stato rivoluzionario? , 2020 [http://hdl.handle.net/10807/202162]
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