La contestazione fino al rifiuto della autorità è una delle eredità della seconda metà del ‘900. Momento in cui l’affermazione dello spirito individualistico ha messo sotto accusa i pilastri su cui l’ordine sociale poggiava: la tradizione, la patria, la famiglia, la scuola, la chiesa. Quel disegno si è, in buona parte, realizzato. Eppure, se è vero che è difficile trovare porti sicuri dove ancorarla, è pur vero che come l’araba fenice l’autorità risorge in continuazione dalle sue ceneri. Ricostituendosi in forme inedite, più fuggevoli e indeterminate rispetto al passato, ma non per questo meno problematiche. Soprattutto se continuamente confuse con il potere. Contribuendo a creare quel senso di confusione che caratterizza la nostra comune condizione contemporanea. Così l’autorità, uscita dalla porta, rientra dalla finestra, in modo disordinato e informe. A chi dunque dobbiamo guardare? Non si tratta di tornare indietro, come qualcuno immagina. Si tratta, piuttosto, di andare avanti, riflettendo di nuovo su un termine che rimane essenziale e insieme difficile. Un mondo senza autorità non è possibile, se non a costo di perdere la libertà. Semmai il problema rimane quello di pensare diversamente l’autorità. Riconoscendone il ruolo essenziale di connettore tra chi viene prima e chi viene dopo (e non solo in senso temporale). Da questo punto di vista, l’autorità può essere vista come una struttura una porta che mentre inquadra - definendo così una direzione - al tempo stesso apre ad un futuro che ancora non c’è ma che pure non parte dal nulla.
Martinelli, M., Magatti, M., La porta dell'autorità, Vita e Pensiero, Milano, Milano 2021: 248 [http://hdl.handle.net/10807/198409]
La porta dell'autorità
Martinelli, Monica
;Magatti, Mauro
2021
Abstract
La contestazione fino al rifiuto della autorità è una delle eredità della seconda metà del ‘900. Momento in cui l’affermazione dello spirito individualistico ha messo sotto accusa i pilastri su cui l’ordine sociale poggiava: la tradizione, la patria, la famiglia, la scuola, la chiesa. Quel disegno si è, in buona parte, realizzato. Eppure, se è vero che è difficile trovare porti sicuri dove ancorarla, è pur vero che come l’araba fenice l’autorità risorge in continuazione dalle sue ceneri. Ricostituendosi in forme inedite, più fuggevoli e indeterminate rispetto al passato, ma non per questo meno problematiche. Soprattutto se continuamente confuse con il potere. Contribuendo a creare quel senso di confusione che caratterizza la nostra comune condizione contemporanea. Così l’autorità, uscita dalla porta, rientra dalla finestra, in modo disordinato e informe. A chi dunque dobbiamo guardare? Non si tratta di tornare indietro, come qualcuno immagina. Si tratta, piuttosto, di andare avanti, riflettendo di nuovo su un termine che rimane essenziale e insieme difficile. Un mondo senza autorità non è possibile, se non a costo di perdere la libertà. Semmai il problema rimane quello di pensare diversamente l’autorità. Riconoscendone il ruolo essenziale di connettore tra chi viene prima e chi viene dopo (e non solo in senso temporale). Da questo punto di vista, l’autorità può essere vista come una struttura una porta che mentre inquadra - definendo così una direzione - al tempo stesso apre ad un futuro che ancora non c’è ma che pure non parte dal nulla.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.