L’intervento analizza alcune opere autobiografiche scritte nel nuovo millennio da autori che hanno una disabilità acquisita a seguito di un grave incidente, tra i quali Barbara Garlaschelli (Sirena. Mezzo pesante in movimento), Lorenzo Amurri (Apnea), Giusy Versace (Con la testa e con il cuore si va ovunque) e Laura Rampini (Nessuna barriera fra me e il cielo). La Garlaschelli afferma di aver scritto la propria storia perché «Ricordare e condividere è un modo per salvarsi, per non perdersi». La lettura di queste opere consente di verificare come la narrazione sia funzionale al recupero, all’accettazione e al superamento del trauma e contribuisca a stimolare un atteggiamento resiliente. Come afferma lo psicologo Alessandro Antonietti infatti, «un racconto è una riconciliazione con la propria storia e un’iniziativa di liberazione». Chi narra poi deve scegliere una forma, uno stile, un lessico con cui rappresentare la propria vicenda. In tutte queste scelte l’autore crea qualcosa di nuovo e insolito, che permette di cogliere il senso della realtà vissuta e rappresentata e aiuta a proiettarsi verso il futuro con un nuovo slancio.
Millefiorini, F., Raccontare per 'salvarsi'. Scritture dell'io e accettazione della disabilità acquisita, in Casadei Albert, C. A., Fedi Francesc, F. F., Nacinovich Annalis, N. A., Torre Andre, T. A. (ed.), Letteratura e scienze. Atti delle sessioni parallele del XXIII Congresso dell'ADI (Associazione degli Italianisti), Adi editore, Pisa 2021: 1- 7 [http://hdl.handle.net/10807/196842]
Raccontare per 'salvarsi'. Scritture dell'io e accettazione della disabilità acquisita
Millefiorini, Federica
2021
Abstract
L’intervento analizza alcune opere autobiografiche scritte nel nuovo millennio da autori che hanno una disabilità acquisita a seguito di un grave incidente, tra i quali Barbara Garlaschelli (Sirena. Mezzo pesante in movimento), Lorenzo Amurri (Apnea), Giusy Versace (Con la testa e con il cuore si va ovunque) e Laura Rampini (Nessuna barriera fra me e il cielo). La Garlaschelli afferma di aver scritto la propria storia perché «Ricordare e condividere è un modo per salvarsi, per non perdersi». La lettura di queste opere consente di verificare come la narrazione sia funzionale al recupero, all’accettazione e al superamento del trauma e contribuisca a stimolare un atteggiamento resiliente. Come afferma lo psicologo Alessandro Antonietti infatti, «un racconto è una riconciliazione con la propria storia e un’iniziativa di liberazione». Chi narra poi deve scegliere una forma, uno stile, un lessico con cui rappresentare la propria vicenda. In tutte queste scelte l’autore crea qualcosa di nuovo e insolito, che permette di cogliere il senso della realtà vissuta e rappresentata e aiuta a proiettarsi verso il futuro con un nuovo slancio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.