La pandemia ci ha posto di fronte alla nostra fragilità, mettendo a dura prova la nostra salute fisica e mentale. A questo abbiamo cercato di rispondere in vari modi, scontrandoci spesso con i limiti delle varie strategie. Ildegarda di Bingen (1098-1179), filosofa, mistica, profetessa, di fronte alla malattia (causata dalla frattura dell’armonia originaria) propone un approccio che reintegri la dimensione corporea e quella spirituale, prendendosi cura dei bisogni di base (quali il moto, l’alimentazione, il sonno), sostenendo la mente (anima) con qualcosa di positivo in modo da aprirsi alla speranza. La monaca benedettina ha infatti codificato per prima nozioni e conoscenze relative all’ambito della guarigione e della cura secondo una prospettiva cristiana, dando vita a un corpus dottrinario veicolato da voce femminile, in cui promuove l’umanizzazione e la personalizzazione delle cure. Le sue opere ‘scientifiche’ (in particolare Causae et curae e Physica) risultano essere il frutto di una sintesi originale di saperi monastici, cultura scientifica e nozioni acquisite dall’osservazione e dall’esperienza del quotidiano e del domestico. Al centro delle sue opere vi è l’uomo, plenum opus Dei, pienezza delle opere di Dio. Ildegarda approccia la salute dell’uomo da un punto di vista ‘globale’, spaziando dalla prevenzione alla ricerca delle cause del sintomo e della malattia, passando dalla scelta delle strategie terapeutiche diversificate all’individuazione di precisi elementi prognostici. A differenza delle veggenti e delle mistiche del suo tempo che censuravano il corpo, Ildegarda fa emergere la creatura umana nella sua piena fisicità, non in modo generico, ma nel suo essere uomo e donna. Ildegarda insiste sull’importanza di nutrire pensieri e sentimenti improntati al bene e al bello (come la musica, il canto, la preghiera), in quanto il protrarsi di emozioni e stati d’animo negativi influisce sulla corretta funzionalità del nostro corpo fino ad alterarne il funzionamento. Parimenti sottolinea l’importanza di attenersi a una condotta di vita sana, in armonia con la natura e a una nutrizione corretta, poiché abitudini alimentari scorrette e stili di vita disordinati, oltre a rappresentare alcune tra le principali cause di malattia, non permettono la guarigione. La monaca individua nell’uomo delle forze di autoguarigione, espressione della viriditas (energia verdeggiante), per attingere alle quali è necessario recuperare l’integrazione ottimale tra anima e corpo, improntata alla discretio (capacità di misura e di discernimento). Ildegarda sprona l’uomo a ristabilire l’armonia tra microcosmo e macrocosmo, a combattere così il male in tutte le sue manifestazioni, ribadendo la superiorità della vita, per adempiere al fine terreno e a quello sovrannaturale dell’esistenza umana.
Muller, P. A. M., La sapienza medievale alla prova della pandemia: iIdegarda di Bingen tra cura e profezia, in Adriano Pessin, A. P. (ed.), Vulnus. Persone nella pandemia., Mimesis Edizioni, Sesto San Giovanni (MI) 2022: 139- 152 [http://hdl.handle.net/10807/196503]
La sapienza medievale alla prova della pandemia: iIdegarda di Bingen tra cura e profezia
Muller, Paola Anna Maria
2022
Abstract
La pandemia ci ha posto di fronte alla nostra fragilità, mettendo a dura prova la nostra salute fisica e mentale. A questo abbiamo cercato di rispondere in vari modi, scontrandoci spesso con i limiti delle varie strategie. Ildegarda di Bingen (1098-1179), filosofa, mistica, profetessa, di fronte alla malattia (causata dalla frattura dell’armonia originaria) propone un approccio che reintegri la dimensione corporea e quella spirituale, prendendosi cura dei bisogni di base (quali il moto, l’alimentazione, il sonno), sostenendo la mente (anima) con qualcosa di positivo in modo da aprirsi alla speranza. La monaca benedettina ha infatti codificato per prima nozioni e conoscenze relative all’ambito della guarigione e della cura secondo una prospettiva cristiana, dando vita a un corpus dottrinario veicolato da voce femminile, in cui promuove l’umanizzazione e la personalizzazione delle cure. Le sue opere ‘scientifiche’ (in particolare Causae et curae e Physica) risultano essere il frutto di una sintesi originale di saperi monastici, cultura scientifica e nozioni acquisite dall’osservazione e dall’esperienza del quotidiano e del domestico. Al centro delle sue opere vi è l’uomo, plenum opus Dei, pienezza delle opere di Dio. Ildegarda approccia la salute dell’uomo da un punto di vista ‘globale’, spaziando dalla prevenzione alla ricerca delle cause del sintomo e della malattia, passando dalla scelta delle strategie terapeutiche diversificate all’individuazione di precisi elementi prognostici. A differenza delle veggenti e delle mistiche del suo tempo che censuravano il corpo, Ildegarda fa emergere la creatura umana nella sua piena fisicità, non in modo generico, ma nel suo essere uomo e donna. Ildegarda insiste sull’importanza di nutrire pensieri e sentimenti improntati al bene e al bello (come la musica, il canto, la preghiera), in quanto il protrarsi di emozioni e stati d’animo negativi influisce sulla corretta funzionalità del nostro corpo fino ad alterarne il funzionamento. Parimenti sottolinea l’importanza di attenersi a una condotta di vita sana, in armonia con la natura e a una nutrizione corretta, poiché abitudini alimentari scorrette e stili di vita disordinati, oltre a rappresentare alcune tra le principali cause di malattia, non permettono la guarigione. La monaca individua nell’uomo delle forze di autoguarigione, espressione della viriditas (energia verdeggiante), per attingere alle quali è necessario recuperare l’integrazione ottimale tra anima e corpo, improntata alla discretio (capacità di misura e di discernimento). Ildegarda sprona l’uomo a ristabilire l’armonia tra microcosmo e macrocosmo, a combattere così il male in tutte le sue manifestazioni, ribadendo la superiorità della vita, per adempiere al fine terreno e a quello sovrannaturale dell’esistenza umana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.