Viviamo in un mondo di dati: l’informazione è ricchezza ed elemento chiave dei processi culturali, economici e sociali, “materia prima” delle nuove tecnologie. La crescita delle informazioni disponibili e il facile accesso alle stesse, consentiti da Internet e dal web, hanno reso la “conoscenza” dinamica e attiva: conoscere è semplice, veloce ed economico grazie alla realtà digitale. Tali caratteristiche sono potenziate oggi dalla multicanalità, dal web 2.0, dai social e dalle applicazioni online, costellazione di strumenti di una rete interattiva, idonea a modificare il concetto stesso di conoscenza: i dati sono creati, utilizzati, condivisi per creare nuova conoscenza. I “nodi” fra i dati aumentano la nostra possibilità di conoscere. Sotto la lente di osservazione del diritto, nel contributo si intende analizzare il nuovo “legame” fra amministrazioni pubbliche e collettività, reso possibile dall’evoluzione del concetto di conoscenza che le nuove tecnologie hanno permesso. Da questo punto di vista sarà oggetto di analisi la nuova configurazione assunta dai dati e dalla correlata conoscenza, che si declina nel right to know nei confronti delle istituzioni: il contributo mira a esaminare gli aspetti e le problematiche giuridiche, valutando come tale evoluzione incida nel “legame” fra istituzioni e collettività e influisca sui diritti digitali, chiamati a trovare nuove e complesse forme di bilanciamento. L’intervento esamina ampiezza e limiti del right to know nei confronti della miniera di dati costituita dal patrimonio informativo pubblico e, a tal fine, oggetti privilegiati di analisi saranno il diritto di accesso ai dati delle pubbliche amministrazioni e l’utilizzo degli open government data. In specifico, il contributo si concentra sull’evoluzione della normativa in materia e sul recente d.lgs. 97/2016, che ha profondamente modificato il d.lgs. 33/2013 e la libertà di informazione nei confronti delle istituzioni. Tale sviluppo si collega nell’ordinamento giuridico all’evoluzione relativa all’apertura dei dati, alla “trasparenza attiva”, agli open government data, regolati dal d.lgs. 82/2005, dal d.lgs. 36/2006 e dal d.lgs. 102/2015: i dati nella possibilità di essere riutilizzati contengono la capacità stessa di produrre nuova conoscenza e creano la necessità di un complesso equilibrio con diversi interessi protetti dall’ordinamento, quali la protezione dei dati personali. Alla luce della recente e profonda evoluzione normativa, l’intervento si concentra sull’ampiezza del diritto a conoscere, sul profondo cambiamento di prospettiva giuridica che si delinea nei rapporti fra amministrazioni pubbliche e cittadini e sulle problematiche giuridiche collegate.
Faini, F., Internet e il diritto a conoscere nei confronti delle pubbliche amministrazioni, in Paolo Passaglia - Dianora Polett, P. P. -. D. P. (ed.), Nodi Virtuali, legami informali: Internet alla ricerca di regole. A trent’anni dalla nascita di Internet e a venticinque anni dalla nascita del web. Atti del Convegno di Pisa, 7-8 ottobre 2016, Pisa University Press, Pisa 2017: 337- 350 [http://hdl.handle.net/10807/192108]
Internet e il diritto a conoscere nei confronti delle pubbliche amministrazioni
Faini, Fernanda
2017
Abstract
Viviamo in un mondo di dati: l’informazione è ricchezza ed elemento chiave dei processi culturali, economici e sociali, “materia prima” delle nuove tecnologie. La crescita delle informazioni disponibili e il facile accesso alle stesse, consentiti da Internet e dal web, hanno reso la “conoscenza” dinamica e attiva: conoscere è semplice, veloce ed economico grazie alla realtà digitale. Tali caratteristiche sono potenziate oggi dalla multicanalità, dal web 2.0, dai social e dalle applicazioni online, costellazione di strumenti di una rete interattiva, idonea a modificare il concetto stesso di conoscenza: i dati sono creati, utilizzati, condivisi per creare nuova conoscenza. I “nodi” fra i dati aumentano la nostra possibilità di conoscere. Sotto la lente di osservazione del diritto, nel contributo si intende analizzare il nuovo “legame” fra amministrazioni pubbliche e collettività, reso possibile dall’evoluzione del concetto di conoscenza che le nuove tecnologie hanno permesso. Da questo punto di vista sarà oggetto di analisi la nuova configurazione assunta dai dati e dalla correlata conoscenza, che si declina nel right to know nei confronti delle istituzioni: il contributo mira a esaminare gli aspetti e le problematiche giuridiche, valutando come tale evoluzione incida nel “legame” fra istituzioni e collettività e influisca sui diritti digitali, chiamati a trovare nuove e complesse forme di bilanciamento. L’intervento esamina ampiezza e limiti del right to know nei confronti della miniera di dati costituita dal patrimonio informativo pubblico e, a tal fine, oggetti privilegiati di analisi saranno il diritto di accesso ai dati delle pubbliche amministrazioni e l’utilizzo degli open government data. In specifico, il contributo si concentra sull’evoluzione della normativa in materia e sul recente d.lgs. 97/2016, che ha profondamente modificato il d.lgs. 33/2013 e la libertà di informazione nei confronti delle istituzioni. Tale sviluppo si collega nell’ordinamento giuridico all’evoluzione relativa all’apertura dei dati, alla “trasparenza attiva”, agli open government data, regolati dal d.lgs. 82/2005, dal d.lgs. 36/2006 e dal d.lgs. 102/2015: i dati nella possibilità di essere riutilizzati contengono la capacità stessa di produrre nuova conoscenza e creano la necessità di un complesso equilibrio con diversi interessi protetti dall’ordinamento, quali la protezione dei dati personali. Alla luce della recente e profonda evoluzione normativa, l’intervento si concentra sull’ampiezza del diritto a conoscere, sul profondo cambiamento di prospettiva giuridica che si delinea nei rapporti fra amministrazioni pubbliche e cittadini e sulle problematiche giuridiche collegate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.