La ratio dell’introduzione del processo civile telematico (p.c.t.) è quella di semplificazione degli adempimenti del processo per avvocati, magistrati e cancellieri. Il p.c.t. consente infatti a operatori e uffici di sfruttare le potenzialità della delocalizzazione e della gestione in forma dematerializzata delle diverse attività processuali, nonché la consultazione dei fascicoli telematici da remoto. Con la rapida diffusione del p.c.t. sono emerse, tuttavia, diverse problematiche relative alla regolare instaurazione del contraddittorio e alle notificazioni a mezzo PEC, alla rituale costituzione in giudizio, in relazione al deposito telematico o cartaceo degli atti, nonché al rispetto delle regole e delle specifiche tecniche prescritte in materia. Da strumento di semplificazione, il p.c.t. è divenuto occasione di discussione attorno a nuove forme di inammissibilità o inesistenza degli atti, riaccendendo il dibattito sullo scopo degli atti del processo e sulla sanatoria per raggiungimento dello scopo. In questo contesto, il contributo focalizza l’attenzione: 1) sull’applicazione delle tecnologie al processo civile e sul problema della forma degli atti processuali digitali; 2) sul potenziale degli atti digitali nella prospettiva di agevolare l’attuazione del giusto processo, suggerendo un’interpretazione dei problemi orientata all’efficienza e quindi incline a far prevalere il risultato della validità degli atti digitali in ipotesi di violazione delle specifiche tecniche sulla forma; 3) infine, sull’introduzione del processo telematico in Cassazione.

Renda, A., Il processo civile telematico (p.c.t.) tra ragioni di efficienza e problemi applicativi, in Daniela Pian, D. P. (ed.), Justice ER. Percorsi e strumenti per una giustizia digitale al servizio del cittadino, Fondazione CRUI, Roma 2021: 30- 41 [http://hdl.handle.net/10807/190489]

Il processo civile telematico (p.c.t.) tra ragioni di efficienza e problemi applicativi

Renda, Andrea
2021

Abstract

La ratio dell’introduzione del processo civile telematico (p.c.t.) è quella di semplificazione degli adempimenti del processo per avvocati, magistrati e cancellieri. Il p.c.t. consente infatti a operatori e uffici di sfruttare le potenzialità della delocalizzazione e della gestione in forma dematerializzata delle diverse attività processuali, nonché la consultazione dei fascicoli telematici da remoto. Con la rapida diffusione del p.c.t. sono emerse, tuttavia, diverse problematiche relative alla regolare instaurazione del contraddittorio e alle notificazioni a mezzo PEC, alla rituale costituzione in giudizio, in relazione al deposito telematico o cartaceo degli atti, nonché al rispetto delle regole e delle specifiche tecniche prescritte in materia. Da strumento di semplificazione, il p.c.t. è divenuto occasione di discussione attorno a nuove forme di inammissibilità o inesistenza degli atti, riaccendendo il dibattito sullo scopo degli atti del processo e sulla sanatoria per raggiungimento dello scopo. In questo contesto, il contributo focalizza l’attenzione: 1) sull’applicazione delle tecnologie al processo civile e sul problema della forma degli atti processuali digitali; 2) sul potenziale degli atti digitali nella prospettiva di agevolare l’attuazione del giusto processo, suggerendo un’interpretazione dei problemi orientata all’efficienza e quindi incline a far prevalere il risultato della validità degli atti digitali in ipotesi di violazione delle specifiche tecniche sulla forma; 3) infine, sull’introduzione del processo telematico in Cassazione.
2021
Italiano
Justice ER. Percorsi e strumenti per una giustizia digitale al servizio del cittadino
9788896524343
Fondazione CRUI
Renda, A., Il processo civile telematico (p.c.t.) tra ragioni di efficienza e problemi applicativi, in Daniela Pian, D. P. (ed.), Justice ER. Percorsi e strumenti per una giustizia digitale al servizio del cittadino, Fondazione CRUI, Roma 2021: 30- 41 [http://hdl.handle.net/10807/190489]
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