Il desiderio che educa

Education is even more significant today, in the face of all those for whom life becomes extraneous and who invoke, although confusedly or in silence, an input of meaning. It is in these situations that educating becomes an appointment with humanity, one's own and that of others. Hence the proposal of a reflective itinerary, to set out on one of the fundamental junctions of existence: that of desire. Desire is a key dispositif of human living and of pedagogical thought. We can therefore think of desire as a ‘form’ that is able to designate the human tension towards change, passing through transformation, in order to achieve the realisation of one's own being. Desire refers to a tension to push oneself beyond the here and now, in response to a life that deploys itself as transformation, breaking of balances, exposure to risk. The decision to undertake a critical-problematic reflection on this theme is aimed at the same time at suggesting a rethinking of the pedagogical discourse, and thus also of the words to educate, so that, especially today, the question of ‘why’ is always kept alive and we do not tire of pursuing the paths that reveal the promising meaning of life.

L’opera educativa si scopre ancora più significativa oggi, dinanzi a tutti coloro per i quali la vita si fa estranea e che invocano, seppur in modo confuso o nel silenzio, un’immissione di senso. È in queste situazioni che l’educare diventa un appuntamento con l’umanità, propria e altrui. Da qui nasce la proposta di un itinerario riflessivo, per incamminarsi in uno degli snodi fondamentali dell’esistenza: quello del desiderio. Il desiderio è un dispositivo-chiave del vivere umano e del pensiero pedagogico. Possiamo quindi pensare al desiderio come a quella “forma” che riesce a designare la tensione umana verso il cambiamento, passando attraverso la trasformazione, per avverare la realizzazione del proprio essere. Il desiderio dice di una tensione a spingere se stessi al di là del qui e ora, in risposta ad una vita che si dispiega come trasformazione, rottura di equilibri, esposizione al rischio. La scelta d’intraprendere una riflessione critico-problematizzante intorno a questo tema vuole al tempo stesso suggerire un ripensamento del discorso pedagogico, quindi anche delle parole per educare, affinché si tenga sempre viva, specialmente oggi, la domanda sul “perché” e non ci si stanchi di percorrere le strade che svelano il senso promettente della vita.