C'è un aspetto della prosa di Katja Fusek che affascina sin dalle pagine iniziali, prima ancora di afferrare la trama e familiarizzare con personaggi e contenuto; è la capacità della lingua di combinare un'immediatezza espressiva con tratti elusivi ed enigmatici, destinati a rimanere senza risposta o, in altrettanti casi, ad acquistare un significato solo con il procedere della lettura. Questo contrasto è reso da Katja Fusek nel romanzo d'esordio "Fili di Novembre", uscito nel 2002 per Janus Verlag, tramite la messa a punto di un'insolita tecnica narrativa, caratterizzata dalla continua alternanza di monologhi e momenti in terza persona, un avvicendarsi di più voci e prospettive che, se da un lato ci rendono partecipi, con una crescente apertura nel corso del romanzo, delle sensazioni vissute dalla giovane protagonista Zita, simili, per citare le sue parole, ad "animali inselvatichiti e a briglie sciolte", dall'altro sottolineano l'estraneità ai due mondi tra cui Zita si trova ad oscillare. Questa duplice realtà è incarnata da due città, Praga e Basilea, in cui si condensano rispettivamente passato e presente, ricordi d'infanzia e aspirazioni future.
Codurelli, M., I volti della patria, in Codurelli, M. (ed.), In bilico tra due lingue. Traduzione critica del romanzo "Fili di Novembre" di Katja Fusek, L'Harmattan Italia, Torino 2019: 7- 18 [http://hdl.handle.net/10807/182952]
I volti della patria
Codurelli, Margherita
2019
Abstract
C'è un aspetto della prosa di Katja Fusek che affascina sin dalle pagine iniziali, prima ancora di afferrare la trama e familiarizzare con personaggi e contenuto; è la capacità della lingua di combinare un'immediatezza espressiva con tratti elusivi ed enigmatici, destinati a rimanere senza risposta o, in altrettanti casi, ad acquistare un significato solo con il procedere della lettura. Questo contrasto è reso da Katja Fusek nel romanzo d'esordio "Fili di Novembre", uscito nel 2002 per Janus Verlag, tramite la messa a punto di un'insolita tecnica narrativa, caratterizzata dalla continua alternanza di monologhi e momenti in terza persona, un avvicendarsi di più voci e prospettive che, se da un lato ci rendono partecipi, con una crescente apertura nel corso del romanzo, delle sensazioni vissute dalla giovane protagonista Zita, simili, per citare le sue parole, ad "animali inselvatichiti e a briglie sciolte", dall'altro sottolineano l'estraneità ai due mondi tra cui Zita si trova ad oscillare. Questa duplice realtà è incarnata da due città, Praga e Basilea, in cui si condensano rispettivamente passato e presente, ricordi d'infanzia e aspirazioni future.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.