Il libro delle Lamentazioni è un’intensa reazione alla tragedia che ha colpito Gerusalemme e il suo tempio con l’invasione babilonese; questione centrale, per chi ha composto i poemi, era come accordare questo evento con la fede nel Dio d’Israele; e lo ha fatto con uno stile e una tonalità che esprimono l’orrore per la carneficina e nello stesso tempo vogliono tenere in vita un dialogo con quel Dio che permane il solo da cui sperare un futuro oltre la catastrofe. Al centro del libro, Lam 3 verbalizza nella sofferenza la tensione tra quel che il popolo sa di Dio (la sua bontà e la sua misericordia, cfr. 3,22) e la situazione in cui adesso versa: in gioco c’è una relazione che non si vuole interrompere e che trova la sua piena espressione nell’identità del Dio che le pagine circostanti dichiarano responsabile della tragedia attuale. Nell’oscurità dell’ora, emerge, con tutta la sua intensità, la confessione della fede che, pur di fronte alla manifestazione della collera di Dio, persevera nel metterne in risalto la fedeltà e la misericordia, cioè non si arrende all’insensatezza della sua sofferenza; perciò passa dal lamento all’invocazione di giustizia (3,55-66; 5,1-22), rivolta all’Unico che la può attuare, anche se adesso resta in silenzio.
Dalla Vecchia, F., Sono l'uomo che ha visto l'afflizione (Lam 3,1), in G. Canobbi, G. C., F. Dalla Vecchi, F. D. V., R. Maiolin, R. M. (ed.), La speranza, MORCELLIANA, BRESCIA -- ITA 2020: <<Quaderni teologici del Seminario di Brescia>>, 30 85- 104 [http://hdl.handle.net/10807/180146]
Sono l'uomo che ha visto l'afflizione (Lam 3,1)
Dalla Vecchia, FlavioPrimo
2020
Abstract
Il libro delle Lamentazioni è un’intensa reazione alla tragedia che ha colpito Gerusalemme e il suo tempio con l’invasione babilonese; questione centrale, per chi ha composto i poemi, era come accordare questo evento con la fede nel Dio d’Israele; e lo ha fatto con uno stile e una tonalità che esprimono l’orrore per la carneficina e nello stesso tempo vogliono tenere in vita un dialogo con quel Dio che permane il solo da cui sperare un futuro oltre la catastrofe. Al centro del libro, Lam 3 verbalizza nella sofferenza la tensione tra quel che il popolo sa di Dio (la sua bontà e la sua misericordia, cfr. 3,22) e la situazione in cui adesso versa: in gioco c’è una relazione che non si vuole interrompere e che trova la sua piena espressione nell’identità del Dio che le pagine circostanti dichiarano responsabile della tragedia attuale. Nell’oscurità dell’ora, emerge, con tutta la sua intensità, la confessione della fede che, pur di fronte alla manifestazione della collera di Dio, persevera nel metterne in risalto la fedeltà e la misericordia, cioè non si arrende all’insensatezza della sua sofferenza; perciò passa dal lamento all’invocazione di giustizia (3,55-66; 5,1-22), rivolta all’Unico che la può attuare, anche se adesso resta in silenzio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.