Il titolo apre la possibilità di una duplice prospettiva. Il ‘viaggio migrante’ può essere considerato, da un lato, come il viaggio del migrante. Dall’altro lato, esso evoca l’idea che sia il viaggio a costituire in sé un movimento simile al migrare. Dal primo punto di vista parliamo di un viaggio che presenta caratteristiche peculiari e manifeste. Partendo dalla categoria sociologica del ‘migrante’, questo tipo di viaggio interessa un gruppo umano specifico e identificabile, soprattutto in contrapposizione ai cosiddetti ‘stanziali’. Si tratta di un gruppo che, lungo la storia, assume proporzioni numeriche differenti e configurazioni sociologiche variegate; segue traiettorie mutevoli, si lega a certi fattori di spinta e di attrazione, innesca processi e implica conseguenze molteplici. Dal secondo punto di vista, la questione che entra in scena è la seguente: c’è un tipo di viaggio che assume le caratteristiche in sé del migrare e gli è, quindi, affine? O, altrimenti detto, in che senso il viaggio in sé potrebbe implicare il migrare? In questo caso si superano i confini di una determinata categoria sociale e la questione arriva ad interessare intere collettività o, più radicalmente, gli esseri umani proprio in quanto tali. Il presente contributo intende provare ad intrecciare questi due tipi di viaggio, seguendo l’ipotesi per cui il viaggio del migrante, per le sue caratteristiche e interpellazioni, costituisce – in modo talvolta estremo - un emblema del viaggio che riguarda tutti: quel viaggio che interessa l’uomo nel suo divenire umano, quale essere chiamato a percorrere un esodo.
Martinelli, M., Il viaggio migrante. Dinamiche trasformative in atto, in Petrosino Silvan, P. S., Il viaggio. Spazi e tempi di una trasformazione, Jaca Book, Milano 2021: 135-157 [http://hdl.handle.net/10807/177711]
Il viaggio migrante. Dinamiche trasformative in atto
Martinelli, Monica
2021
Abstract
Il titolo apre la possibilità di una duplice prospettiva. Il ‘viaggio migrante’ può essere considerato, da un lato, come il viaggio del migrante. Dall’altro lato, esso evoca l’idea che sia il viaggio a costituire in sé un movimento simile al migrare. Dal primo punto di vista parliamo di un viaggio che presenta caratteristiche peculiari e manifeste. Partendo dalla categoria sociologica del ‘migrante’, questo tipo di viaggio interessa un gruppo umano specifico e identificabile, soprattutto in contrapposizione ai cosiddetti ‘stanziali’. Si tratta di un gruppo che, lungo la storia, assume proporzioni numeriche differenti e configurazioni sociologiche variegate; segue traiettorie mutevoli, si lega a certi fattori di spinta e di attrazione, innesca processi e implica conseguenze molteplici. Dal secondo punto di vista, la questione che entra in scena è la seguente: c’è un tipo di viaggio che assume le caratteristiche in sé del migrare e gli è, quindi, affine? O, altrimenti detto, in che senso il viaggio in sé potrebbe implicare il migrare? In questo caso si superano i confini di una determinata categoria sociale e la questione arriva ad interessare intere collettività o, più radicalmente, gli esseri umani proprio in quanto tali. Il presente contributo intende provare ad intrecciare questi due tipi di viaggio, seguendo l’ipotesi per cui il viaggio del migrante, per le sue caratteristiche e interpellazioni, costituisce – in modo talvolta estremo - un emblema del viaggio che riguarda tutti: quel viaggio che interessa l’uomo nel suo divenire umano, quale essere chiamato a percorrere un esodo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.