Il capitolo analizza i dati delle due survey online progettate e realizzate dal Corecom Lombardia nel corso della prima metà del 2020, la prima con gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, la seconda con i loro insegnanti. Mentre gli studenti, senza particolari distinzioni di età, di genere o di territorio di residenza, vivono immersi in un ambiente sociale e culturale ampiamente digitalizzato, che ha normalizzato l’uso della rete mediante una pluralità di device e che privilegia lo smartphone come principale tecnologia di accesso a Internet, gli insegnanti, di contro, non sembrano aver ancora introiettato nelle proprie competenze professionali e nella propria pratica didattica un simile grado di digitalizzazione, anche se si dimostrano attenti e disponibili alle opportunità di aggiornamento e di innovazione che vengono loro offerte. Dall'esperienza del Covid 19 è opportuno uscire con una maggiore consapevolezza dei ritardi strutturali e delle inerzie che ancora segnano la scuola, anche quella pur avanzata sul versante dell’integrazione del digitale come quella lombarda; ritardi e inerzie particolarmente evidenti a fronte dell’incorporazione ampia e generalizzata dell’esperienza online da parte dei ragazzi e delle ragazze, per i quali può legittimamente applicarsi la definizione di “onlife” proposta da Luciano Floridi. Nello stesso tempo, questo esperimento sociale sembra aver confermato sia la nostra dipendenza sempre più evidente dalle tecnologie, dalla rete e dalle piattaforme digitali – che ce le rende quasi indispensabili o inevitabili – sia il fatto che esse, da sole, non bastano né ad avviare process di empowerment o di innovazione, né tantomeno a garantire la tenuta delle dinamiche di formazione, di socializzazione e di partecipazione. Infine, è bene non smarrire per strada ciò che in questi mesi è stato sperimentato, imparato, messo a punto, corretto e sperimentato nuovamente: anche solo per non rischiare di dare per scontata la supposta “normalità”, e finire per confondere l’abitudine con l’unico modo possibile di fare le cose.
Aroldi, P., L’analisi dei dati raccolti e alcune conclusioni, in Sala, M. (ed.), Libro bianco Media e Minori. L'educazione ai nuovi media ai tempi del coronavirus, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2021: 94- 122 [http://hdl.handle.net/10807/174242]
L’analisi dei dati raccolti e alcune conclusioni
Aroldi, Piermarco
2021
Abstract
Il capitolo analizza i dati delle due survey online progettate e realizzate dal Corecom Lombardia nel corso della prima metà del 2020, la prima con gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, la seconda con i loro insegnanti. Mentre gli studenti, senza particolari distinzioni di età, di genere o di territorio di residenza, vivono immersi in un ambiente sociale e culturale ampiamente digitalizzato, che ha normalizzato l’uso della rete mediante una pluralità di device e che privilegia lo smartphone come principale tecnologia di accesso a Internet, gli insegnanti, di contro, non sembrano aver ancora introiettato nelle proprie competenze professionali e nella propria pratica didattica un simile grado di digitalizzazione, anche se si dimostrano attenti e disponibili alle opportunità di aggiornamento e di innovazione che vengono loro offerte. Dall'esperienza del Covid 19 è opportuno uscire con una maggiore consapevolezza dei ritardi strutturali e delle inerzie che ancora segnano la scuola, anche quella pur avanzata sul versante dell’integrazione del digitale come quella lombarda; ritardi e inerzie particolarmente evidenti a fronte dell’incorporazione ampia e generalizzata dell’esperienza online da parte dei ragazzi e delle ragazze, per i quali può legittimamente applicarsi la definizione di “onlife” proposta da Luciano Floridi. Nello stesso tempo, questo esperimento sociale sembra aver confermato sia la nostra dipendenza sempre più evidente dalle tecnologie, dalla rete e dalle piattaforme digitali – che ce le rende quasi indispensabili o inevitabili – sia il fatto che esse, da sole, non bastano né ad avviare process di empowerment o di innovazione, né tantomeno a garantire la tenuta delle dinamiche di formazione, di socializzazione e di partecipazione. Infine, è bene non smarrire per strada ciò che in questi mesi è stato sperimentato, imparato, messo a punto, corretto e sperimentato nuovamente: anche solo per non rischiare di dare per scontata la supposta “normalità”, e finire per confondere l’abitudine con l’unico modo possibile di fare le cose.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.