La rapidità delle trasformazioni che caratterizzano il mondo del lavoro e in generale la società stessa evidenziano una forte criticità per la realizzazione dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. In Italia vi sono ancora forti differenze tra la percentuale di persone senza limitazioni (57,8%) inserite nel contesto lavorativo e quella relativa alle persone con disabilità (35,8%). Un dato in contrasto con le conquiste del lungo cammino verso l’integrazione e l’inclusione, intrapreso dall’Italia, molto prima di altri paesi europei. La legge 68/99 ”Norme per il diritto al lavoro dei disabili” ha introdotto i principi del collocamento mirato dei disabili, ovvero come cita l’art. 2 “quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione”. L’obiettivo del collocamento mirato in parecchi casi sembra però ancora molto lontano. Quali sono le principali motivazioni di questa difficoltà di affermazione? Il presente contributo proverà a rispondere a questa e ad altre domande, partendo dal presupposto che le principali cause possano essere individuate proprio nella qualità del progetto di vita, che si definisce sin dai primi anni di vita di una persona.
Zanfroni, E., Per un accomodamento ragionevole: la persona con disabilità nel mondo del lavoro tra bisogni individuali e responsabilità sociale, in Amatori Gianluc, A. G. (ed.), Disability Management e pedagogia speciale: nodi concettuali e declinazioni professionali, Pensa MultiMedia, Lecce 2020: 173- 186 [http://hdl.handle.net/10807/168660]
Per un accomodamento ragionevole: la persona con disabilità nel mondo del lavoro tra bisogni individuali e responsabilità sociale
Zanfroni, Elena
2020
Abstract
La rapidità delle trasformazioni che caratterizzano il mondo del lavoro e in generale la società stessa evidenziano una forte criticità per la realizzazione dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. In Italia vi sono ancora forti differenze tra la percentuale di persone senza limitazioni (57,8%) inserite nel contesto lavorativo e quella relativa alle persone con disabilità (35,8%). Un dato in contrasto con le conquiste del lungo cammino verso l’integrazione e l’inclusione, intrapreso dall’Italia, molto prima di altri paesi europei. La legge 68/99 ”Norme per il diritto al lavoro dei disabili” ha introdotto i principi del collocamento mirato dei disabili, ovvero come cita l’art. 2 “quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione”. L’obiettivo del collocamento mirato in parecchi casi sembra però ancora molto lontano. Quali sono le principali motivazioni di questa difficoltà di affermazione? Il presente contributo proverà a rispondere a questa e ad altre domande, partendo dal presupposto che le principali cause possano essere individuate proprio nella qualità del progetto di vita, che si definisce sin dai primi anni di vita di una persona.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.