La questione del lavoro – o del non lavoro – tocca l’esperienza quotidiana di ogni persona nello spazio e tempo concreto del suo vivere sociale, fatto di interazioni e di appartenenze – o di marginalizzazione ed esclusione. Una esperienza non adeguatamente rappresentata dall’immagine del ‘mercato’ del lavoro, dove i singoli giocano la loro partita come individui variamente dotati, più o meno garantiti da un sistema statuale di norme e di politiche, secondo le tradizionale tripartizione individuo-stato-mercato. Capire l’esperienza concreta del lavoro e cogliere le sue problematiche presenti e future, dunque, richiede di approfondire il nesso fra identità personale (‘io’) e appartenenze sociali (‘noi’), nesso che muove i dinamismi della convivenza politica e sociale. Sulla base di questa prospettiva relazionale, diventa possibile individuare prospettive realistiche di azione sociale e istituzionale, per costruire una convivenza buona e inclusiva. Sappiamo infatti che, se si lasciano andare le cose come vanno, l’esito del vivere sociale risulterebbe ancora più segnato da fenomeni di disintermediazione e disintegrazione. La dottrina sociale della Chiesa è una risorsa preziosa che aiuta a capire il nesso ‘io-noi’ e il significato operativo di ‘bene comune’, attingendo ad una sapienza antica e sempre nuova: “Cristo rivela l’uomo all’uomo” (Concilio Vaticano Secondo, 1965, 22). L’annuncio di un’antropologia così realistica e potente si presenta a noi come ipotesi di lavoro sulle sfide del nostro presente, superando diffuso timore delle implicazioni personali e sociali della trasformazione digitale e della sfida ecologica.
Beretta, S., Il lavoro e le sue problematiche: una prospettiva antropologico-economica, in Manzi Claudi, M. C., Mazzucchelli Sar, M. S. (ed.), Famiglia e Lavoro. Intrecci possibili. Studi interdisciplinari sulla famiglia 31, Vita e Pensiero, Milano 2020: VOL 31 19- 38 [http://hdl.handle.net/10807/166272]
Il lavoro e le sue problematiche: una prospettiva antropologico-economica
Beretta, Simona
2020
Abstract
La questione del lavoro – o del non lavoro – tocca l’esperienza quotidiana di ogni persona nello spazio e tempo concreto del suo vivere sociale, fatto di interazioni e di appartenenze – o di marginalizzazione ed esclusione. Una esperienza non adeguatamente rappresentata dall’immagine del ‘mercato’ del lavoro, dove i singoli giocano la loro partita come individui variamente dotati, più o meno garantiti da un sistema statuale di norme e di politiche, secondo le tradizionale tripartizione individuo-stato-mercato. Capire l’esperienza concreta del lavoro e cogliere le sue problematiche presenti e future, dunque, richiede di approfondire il nesso fra identità personale (‘io’) e appartenenze sociali (‘noi’), nesso che muove i dinamismi della convivenza politica e sociale. Sulla base di questa prospettiva relazionale, diventa possibile individuare prospettive realistiche di azione sociale e istituzionale, per costruire una convivenza buona e inclusiva. Sappiamo infatti che, se si lasciano andare le cose come vanno, l’esito del vivere sociale risulterebbe ancora più segnato da fenomeni di disintermediazione e disintegrazione. La dottrina sociale della Chiesa è una risorsa preziosa che aiuta a capire il nesso ‘io-noi’ e il significato operativo di ‘bene comune’, attingendo ad una sapienza antica e sempre nuova: “Cristo rivela l’uomo all’uomo” (Concilio Vaticano Secondo, 1965, 22). L’annuncio di un’antropologia così realistica e potente si presenta a noi come ipotesi di lavoro sulle sfide del nostro presente, superando diffuso timore delle implicazioni personali e sociali della trasformazione digitale e della sfida ecologica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.