Il lavoro proposto in questo contributo riprende e aggiorna i risultati della più ampia indagine qualitativa realizzata nel 2017 dall'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo con Fondazione Migrantes sui giovani nuovi-cittadini italiani. In particolare, questa riflessione, aggiornata al tempo della pandemia da Covid-19, racconta la Milano plurale, non solo possibile, ma già in azione/in divenire, attraverso l’auto-narrazione di cinque giovani donne, che provengono da paesi diversi, che hanno acquisito in tempi recenti, sul campo, la cittadinanza, che apre loro alcune porte ma non tutte. Nel senso che la cittadinanza riconosce per legge dei diritti nel nostro Paese, ma non è sufficiente per sentirsi italiane o per farsi considerare italiane dagli italiani dalla nascita. Da molti punti di vista queste donne sono avvantaggiate, in primis perché possono godere oggi della cittadinanza, ma anche perché hanno trovato un loro modo per vivere in questa città complessa, hanno messo a punto delle personali strategie di resilienza. Le storie di queste giovani donne sono assolutamente interessanti, mostrano nei fatti una Milano del futuro già in azione, una Milano plurale e cosmopolita. A differenza delle altre città italiane, in particolare di quelle di medio-piccole dimensioni, Milano è una metropoli plurale non da oggi, ma da molti anni. Storicamente, Milano è una città meta di migrazione, per tutte le ragioni che sappiamo. Questa presenza migratoria di lunga data si traduce, progressivamente e in buona parte in tempi recenti, in nuove cittadinanze acquisite dai migranti. Milano, multiculturale e multietnica lo è da molti anni. La vera novità è che oggi Milano è una città in cui l’italianità non è più lineare ma complessa, non è più solo data ma anche acquisita, non è più monocromatica ma multicolor. Le giovani donne intervistate sono cinque sfumature differenti di italianità. A ciascuna di loro abbiamo chiesto di indicarci come se la sono cavata in questi anni, se considerano Milano una città plurale e cosmopolita, che tipo di contributo hanno dato per la città e, guardando avanti, di formulare una idea “Per una Milano plurale” da consegnare agli amministratori, a coloro che ri-pensano le politiche per la città, a chi ha a cuore il bene di questa metropoli complessa, a chi ci vive e vorrebbe renderla sempre più abitabile, senza rinunciare nemmeno a una briciola della sua complessità.
Pasqualini, C., Nuove cittadine per Milano, "metropoli plurale", in Fondazione Ambrosianeum, R. L. (ed.), Rapporto sulla città. Milano 2020. La salute, il pane e le rose, Franco Angeli, Milano 2020: 2020 197- 215 [http://hdl.handle.net/10807/165932]
Nuove cittadine per Milano, "metropoli plurale"
Pasqualini, Cristina
2020
Abstract
Il lavoro proposto in questo contributo riprende e aggiorna i risultati della più ampia indagine qualitativa realizzata nel 2017 dall'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo con Fondazione Migrantes sui giovani nuovi-cittadini italiani. In particolare, questa riflessione, aggiornata al tempo della pandemia da Covid-19, racconta la Milano plurale, non solo possibile, ma già in azione/in divenire, attraverso l’auto-narrazione di cinque giovani donne, che provengono da paesi diversi, che hanno acquisito in tempi recenti, sul campo, la cittadinanza, che apre loro alcune porte ma non tutte. Nel senso che la cittadinanza riconosce per legge dei diritti nel nostro Paese, ma non è sufficiente per sentirsi italiane o per farsi considerare italiane dagli italiani dalla nascita. Da molti punti di vista queste donne sono avvantaggiate, in primis perché possono godere oggi della cittadinanza, ma anche perché hanno trovato un loro modo per vivere in questa città complessa, hanno messo a punto delle personali strategie di resilienza. Le storie di queste giovani donne sono assolutamente interessanti, mostrano nei fatti una Milano del futuro già in azione, una Milano plurale e cosmopolita. A differenza delle altre città italiane, in particolare di quelle di medio-piccole dimensioni, Milano è una metropoli plurale non da oggi, ma da molti anni. Storicamente, Milano è una città meta di migrazione, per tutte le ragioni che sappiamo. Questa presenza migratoria di lunga data si traduce, progressivamente e in buona parte in tempi recenti, in nuove cittadinanze acquisite dai migranti. Milano, multiculturale e multietnica lo è da molti anni. La vera novità è che oggi Milano è una città in cui l’italianità non è più lineare ma complessa, non è più solo data ma anche acquisita, non è più monocromatica ma multicolor. Le giovani donne intervistate sono cinque sfumature differenti di italianità. A ciascuna di loro abbiamo chiesto di indicarci come se la sono cavata in questi anni, se considerano Milano una città plurale e cosmopolita, che tipo di contributo hanno dato per la città e, guardando avanti, di formulare una idea “Per una Milano plurale” da consegnare agli amministratori, a coloro che ri-pensano le politiche per la città, a chi ha a cuore il bene di questa metropoli complessa, a chi ci vive e vorrebbe renderla sempre più abitabile, senza rinunciare nemmeno a una briciola della sua complessità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.