Scrittura come metafora è scrittura che può patire un trasferimento ulteriore, suppone ogni volta un’altra scena, come il notes magico di Freud, ripreso da Derrida. Che cos’è allora una scrittura che non rinvii a nessun oltre? Come si dà, cioè una scrittura reale, come reale “erosione” di simbolico, rottura dell’incessante attività dell’ermeneuta? Questa de-metaforizzazione è una scommessa. E’ la scommessa di Jacques Derrida? Essa prende le mosse dalla questione di Freud di una scrittura soggettiva, scrittura-di-soggetto. La lettura freudiana di Derrida raddoppia la questione e mira al soggetto come la produzione stessa della traccia, rispetto a cui il soggetto può venire dopo, esito – benché incalcolabile – del testo e delle sue cancellazioni. Il soggetto diviene allora esplicito esito della lettura e assume sempre di più la funzione del testimone. Per Lacan l’ambizione di questa scrittura soggettiva si trova invece costantemente sottomessa alla disciplina, rigore – prepotente istanza etica – dei termini di discorso già instaurati dalla pratica freudiana. Alla “scena della scrittura” viene quindi ad opporsi la “funzione dello scritto” che ne rovescia paradossalmente i termini: non c’è scena che sia scena primitiva della scrittura o del soggetto. Il godimento si scatena a partire dal significante: quando solca il soggetto senza arrivare a definirlo in toto, lo spartisce e lo destituisce dalla sua padronanza di parola, lo sospende al suo vuoto di causa perduta e lo appende alle sue illusioni. Fino a che raggiunga – nella funzione assunta della causa – la lettera che gli conviene, senza cancellazione e senza metafisica, “condizione litorale” propria della lettera, propria del soggetto.
Maiocchi, M. T., Ascesi della scrittura. Dal testo al resto, in Dalmasso, G. (ed.), A partire da Jacques Derrida. Scrittura, decostruzione, ospitalità, responsabilità. Atti del Convegno, Bergamo, 12-13 dicembre 2006, Jaca Book, Milano 2007: <<Di fronte e attraverso>>, 77- 92 [http://hdl.handle.net/10807/16446]
Ascesi della scrittura. Dal testo al resto
Maiocchi, Maria Teresa
2007
Abstract
Scrittura come metafora è scrittura che può patire un trasferimento ulteriore, suppone ogni volta un’altra scena, come il notes magico di Freud, ripreso da Derrida. Che cos’è allora una scrittura che non rinvii a nessun oltre? Come si dà, cioè una scrittura reale, come reale “erosione” di simbolico, rottura dell’incessante attività dell’ermeneuta? Questa de-metaforizzazione è una scommessa. E’ la scommessa di Jacques Derrida? Essa prende le mosse dalla questione di Freud di una scrittura soggettiva, scrittura-di-soggetto. La lettura freudiana di Derrida raddoppia la questione e mira al soggetto come la produzione stessa della traccia, rispetto a cui il soggetto può venire dopo, esito – benché incalcolabile – del testo e delle sue cancellazioni. Il soggetto diviene allora esplicito esito della lettura e assume sempre di più la funzione del testimone. Per Lacan l’ambizione di questa scrittura soggettiva si trova invece costantemente sottomessa alla disciplina, rigore – prepotente istanza etica – dei termini di discorso già instaurati dalla pratica freudiana. Alla “scena della scrittura” viene quindi ad opporsi la “funzione dello scritto” che ne rovescia paradossalmente i termini: non c’è scena che sia scena primitiva della scrittura o del soggetto. Il godimento si scatena a partire dal significante: quando solca il soggetto senza arrivare a definirlo in toto, lo spartisce e lo destituisce dalla sua padronanza di parola, lo sospende al suo vuoto di causa perduta e lo appende alle sue illusioni. Fino a che raggiunga – nella funzione assunta della causa – la lettera che gli conviene, senza cancellazione e senza metafisica, “condizione litorale” propria della lettera, propria del soggetto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.