Con la fine della Guerra Fredda, l’avvento della Global War on Terror post-2001 e l’ascesa al potere nel 2002 dell’AKP, la Turchia ha avviato un processo di ridefinizione della propria posizione all’interno dell’Alleanza Atlantica. In ambito NATO, l’adozione della dottrina dell’out-of-area prima e il palesarsi della minaccia jihadista poi hanno dato ad Ankara l’opportunità di riconsiderare il proprio ruolo da Paese di frontiera a Paese fulcro per il fronte oltremare dell’Alleanza, come hanno dimostrato l’impegno in Afghanistan e, ancor più, il ruolo giocato nel quadro nell’invasione americana dell’Iraq. Parallelamente, la politica estera turca ha assistito a un’evoluzione sia nell’aspetto dottrinale, con maggiore enfasi sul soft power, che nella proiezione della sua influenza oltreconfine. Le Primavere Arabe nel 2011, in tal senso, hanno costituito un importante banco di prova per le ambizioni di Ankara. Prima in Libia, dove la Turchia ha preso parte all’operazione NATO, e poi, soprattutto, in Siria gli interessi del Paese hanno tuttavia mostrato un’ambivalenza nel rapportarsi con i major ally dell’Alleanza Atlantica. In Siria, nonostante l’invocazione dell’articolo 4 del Patto Atlantico e aver richiesto assistenza militare ai membri NATO, gli attriti con gli Stati Uniti sono divenuti palesi, in particolare dal 2014 in relazione alla minaccia posta dall’ISIS e alla questione dei curdi. I rapporti con Washington si sono fatti recentemente ancora più difficili a causa dell’avvicinamento di Ankara alla Russia in un’ottica di riequilibrio dei rapporti regionali proprio mentre gli Stati Uniti attraversano una nuova fase della ‘minaccia russa’ alla luce delle vicende che dal 2014 coinvolgono il fianco est della NATO. L’acquisizione del sistema missilistico russo da parte di Ankara viene ritenuta da Washington una minaccia potenziale per la sicurezza euro-atlantica in quanto potrebbe garantire a Mosca un accesso ad alcune infrastrutture della NATO ritenuti cruciali per fronteggiare la (ri)ascesa della Russia a grande potenza.
Borsani, D., Chiriatti, A., La Turchia nella NATO, un ruolo in evoluzione per un antico alleato, in M. Demata, M. M. (ed.), Euro-American Relations in the Age of Globalization: Risks and Opportunities, Università degli Studi di Torino, Torino 2020: Special Issue 11- 28 [http://hdl.handle.net/10807/161071]
La Turchia nella NATO, un ruolo in evoluzione per un antico alleato
Borsani, Davide
Co-primo
;
2020
Abstract
Con la fine della Guerra Fredda, l’avvento della Global War on Terror post-2001 e l’ascesa al potere nel 2002 dell’AKP, la Turchia ha avviato un processo di ridefinizione della propria posizione all’interno dell’Alleanza Atlantica. In ambito NATO, l’adozione della dottrina dell’out-of-area prima e il palesarsi della minaccia jihadista poi hanno dato ad Ankara l’opportunità di riconsiderare il proprio ruolo da Paese di frontiera a Paese fulcro per il fronte oltremare dell’Alleanza, come hanno dimostrato l’impegno in Afghanistan e, ancor più, il ruolo giocato nel quadro nell’invasione americana dell’Iraq. Parallelamente, la politica estera turca ha assistito a un’evoluzione sia nell’aspetto dottrinale, con maggiore enfasi sul soft power, che nella proiezione della sua influenza oltreconfine. Le Primavere Arabe nel 2011, in tal senso, hanno costituito un importante banco di prova per le ambizioni di Ankara. Prima in Libia, dove la Turchia ha preso parte all’operazione NATO, e poi, soprattutto, in Siria gli interessi del Paese hanno tuttavia mostrato un’ambivalenza nel rapportarsi con i major ally dell’Alleanza Atlantica. In Siria, nonostante l’invocazione dell’articolo 4 del Patto Atlantico e aver richiesto assistenza militare ai membri NATO, gli attriti con gli Stati Uniti sono divenuti palesi, in particolare dal 2014 in relazione alla minaccia posta dall’ISIS e alla questione dei curdi. I rapporti con Washington si sono fatti recentemente ancora più difficili a causa dell’avvicinamento di Ankara alla Russia in un’ottica di riequilibrio dei rapporti regionali proprio mentre gli Stati Uniti attraversano una nuova fase della ‘minaccia russa’ alla luce delle vicende che dal 2014 coinvolgono il fianco est della NATO. L’acquisizione del sistema missilistico russo da parte di Ankara viene ritenuta da Washington una minaccia potenziale per la sicurezza euro-atlantica in quanto potrebbe garantire a Mosca un accesso ad alcune infrastrutture della NATO ritenuti cruciali per fronteggiare la (ri)ascesa della Russia a grande potenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.