é noto che una delle principali novità introdotte dal D.Lgs. 118/2011 è rappresentata dall’istituzione del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (d’ora in poi FCDE), da molti (Mussari, 2012; Fanelli e Ferretti, 2015) considerata di particolare impatto, almeno a livello potenziale, sulla gestione finanziaria degli enti locali. Già la normativa precedente prevedeva la possibilità, per le singole amministrazioni, di costituire accantonamenti per la svalutazione delle proprie posizioni creditorie, in ossequio al principio di prudenza e a imitazione della prassi consolidata nel mondo delle imprese. La recente riforma è andata ben al di là, stabilendo l’obbligo di utilizzo di meccanismi rigidi di formazione di un apposito fondo, appunto denominato FCDE, che comporta un corrispondente vincolo di destinazione del risultato di amministrazione. La ratio ultima del legislatore è stata identificata (Anzalone et al., 2015 e 2018) con il tentativo di evitare il perseguimento di pareggi nominali di bilancio mediante l’utilizzo di entrate di competenza di dubbia esigibilità e avanzi fittizi per lo più creati attraverso residui attivi di difficile esazione. Già l’introduzione del principio di competenza finanziaria potenziato, con una più puntuale definizione delle fasi di accertamento e impegno e l’imputazione delle partite all’esercizio in cui le stesse diventano esigibili, e la creazione del Fondo Vincolato Pluriennale vanno in tale direzione. La statuizione obbligatoria di un fondo che mantiene vincolata una quota significativa di risorse ancora da incassare non fa che enfatizzare ulteriormente tale spinta, in maniera da ricercare e preservare equilibri sostanziali di bilancio. Gli effetti della riforma possono dunque essere particolarmente rilevanti. Gli enti, infatti, dovrebbero essere stimolati a evitare coperture fittizie delle proprie spese e a migliorare la loro capacità di trasformare le entrate potenziali in riscossioni effettive. Nel contempo il quadro, spesso drammatico, di finanza pubblica in cui operano non poche amministrazioni può ulteriormente aggravarsi, almeno nel breve periodo, per le conseguenze che simili novità possono produrre in termini di irrigidimento della gestione finanziaria. Ciò può provocare spinte verso l’attuazione di politiche di bilancio che possono interessare sia il lato dell’entrata che quello della spesa e anche influenzare i comportamenti organizzativi sottostanti la formazione delle grandezze contabili. Il presente studio intende offrire elementi per valutare un primo impatto dell’applicazione delle novità normative riguardanti il FCDE. Più precisamente lo scritto vuole, da un lato, investigare le scelte effettuate dagli operatori, sia a preventivo che durante la gestione, con riferimento all’accantonamento al fondo in questione, sulla base di evidenze tratte dall’analisi dei documenti contabili riguardanti un campione significativo di Comuni; dall’altro, lo studio propone possibili interpretazioni di tali comportamenti, anche grazie alle indicazioni offerte dai responsabili finanziari che hanno risposto a un questionario loro sottoposto allo scopo di esplorare l’impatto della nuova normativa sulle logiche di gestione finanziaria degli enti interessati e sulle relazioni tra i soggetti, politici e tecnici, coinvolti nella redazione e gestione del bilancio. Alla luce di tali scopi conoscitivi, il capitolo è strutturato come segue: il prossimo paragrafo è dedicato alla ricostruzione di un background concettuale utile a comprendere e posizionare lo studio nella letteratura esistente; nel terzo paragrafo si richiamano in maniera sintetica le disposizioni normative relative al funzionamento del FCDE; il quarto paragrafo riporta le scelte metodologiche e il disegno della ricerca, definiti in congruità con gli obiettivi della stessa; il paragrafo seguente espone i risultati dell’indagine empirica, articolata in tutti i suoi profili di analisi; l’ultimo paragrafo conclude con una sintesi interpretativa di tali risultati.
Bartocci, L., Fanelli, S., Ferretti, M., Mori, E., Sicilia, M., L’istituzione del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità e il suo impatto sulle grandezze di bilancio, in Bartocci, L., Del Bene, L. (ed.), L’ARMONIZZAZIONE CONTABILE NEGLI ENTI LOCALI ITALIANI. Implicazioni e prime conseguenze tra adattamento formale e cambiamento, Franco Angeli, Milano 2018: 72- 97 [http://hdl.handle.net/10807/159968]
L’istituzione del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità e il suo impatto sulle grandezze di bilancio
Mori, Elisa;
2018
Abstract
é noto che una delle principali novità introdotte dal D.Lgs. 118/2011 è rappresentata dall’istituzione del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (d’ora in poi FCDE), da molti (Mussari, 2012; Fanelli e Ferretti, 2015) considerata di particolare impatto, almeno a livello potenziale, sulla gestione finanziaria degli enti locali. Già la normativa precedente prevedeva la possibilità, per le singole amministrazioni, di costituire accantonamenti per la svalutazione delle proprie posizioni creditorie, in ossequio al principio di prudenza e a imitazione della prassi consolidata nel mondo delle imprese. La recente riforma è andata ben al di là, stabilendo l’obbligo di utilizzo di meccanismi rigidi di formazione di un apposito fondo, appunto denominato FCDE, che comporta un corrispondente vincolo di destinazione del risultato di amministrazione. La ratio ultima del legislatore è stata identificata (Anzalone et al., 2015 e 2018) con il tentativo di evitare il perseguimento di pareggi nominali di bilancio mediante l’utilizzo di entrate di competenza di dubbia esigibilità e avanzi fittizi per lo più creati attraverso residui attivi di difficile esazione. Già l’introduzione del principio di competenza finanziaria potenziato, con una più puntuale definizione delle fasi di accertamento e impegno e l’imputazione delle partite all’esercizio in cui le stesse diventano esigibili, e la creazione del Fondo Vincolato Pluriennale vanno in tale direzione. La statuizione obbligatoria di un fondo che mantiene vincolata una quota significativa di risorse ancora da incassare non fa che enfatizzare ulteriormente tale spinta, in maniera da ricercare e preservare equilibri sostanziali di bilancio. Gli effetti della riforma possono dunque essere particolarmente rilevanti. Gli enti, infatti, dovrebbero essere stimolati a evitare coperture fittizie delle proprie spese e a migliorare la loro capacità di trasformare le entrate potenziali in riscossioni effettive. Nel contempo il quadro, spesso drammatico, di finanza pubblica in cui operano non poche amministrazioni può ulteriormente aggravarsi, almeno nel breve periodo, per le conseguenze che simili novità possono produrre in termini di irrigidimento della gestione finanziaria. Ciò può provocare spinte verso l’attuazione di politiche di bilancio che possono interessare sia il lato dell’entrata che quello della spesa e anche influenzare i comportamenti organizzativi sottostanti la formazione delle grandezze contabili. Il presente studio intende offrire elementi per valutare un primo impatto dell’applicazione delle novità normative riguardanti il FCDE. Più precisamente lo scritto vuole, da un lato, investigare le scelte effettuate dagli operatori, sia a preventivo che durante la gestione, con riferimento all’accantonamento al fondo in questione, sulla base di evidenze tratte dall’analisi dei documenti contabili riguardanti un campione significativo di Comuni; dall’altro, lo studio propone possibili interpretazioni di tali comportamenti, anche grazie alle indicazioni offerte dai responsabili finanziari che hanno risposto a un questionario loro sottoposto allo scopo di esplorare l’impatto della nuova normativa sulle logiche di gestione finanziaria degli enti interessati e sulle relazioni tra i soggetti, politici e tecnici, coinvolti nella redazione e gestione del bilancio. Alla luce di tali scopi conoscitivi, il capitolo è strutturato come segue: il prossimo paragrafo è dedicato alla ricostruzione di un background concettuale utile a comprendere e posizionare lo studio nella letteratura esistente; nel terzo paragrafo si richiamano in maniera sintetica le disposizioni normative relative al funzionamento del FCDE; il quarto paragrafo riporta le scelte metodologiche e il disegno della ricerca, definiti in congruità con gli obiettivi della stessa; il paragrafo seguente espone i risultati dell’indagine empirica, articolata in tutti i suoi profili di analisi; l’ultimo paragrafo conclude con una sintesi interpretativa di tali risultati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.